Allen Ginsberg & The Beat Generation in Venice
La Fondazione Emily Harvey presenterà una serie di foto che Ginsberg stesso scattò in quel periodo.
Comunicato stampa
Allen Ginsberg fece la prima di varie visite a Venezia nel 1957, venendo alla Serenissima non soltanto per l’arte e la storia della città ma anche per passare del tempo con il suo amico Alan Ansen, anche lui un poeta e in passato, a New York, il segretario di W. H. Auden. Alla morte di sua zia, Ansen aveva ereditato la casa a Long Island dove avevano vissuto insieme e fu felice di affittarla al romanziere William Gaddis, allora sconosciuto, che a quel tempo era alle prese con il suo capolavoro The Recognitions (“Le perizie”). L’introito della locazione permise ad Ansen di trasferirsi in Europa. Il primo ospite che Ansen accolse nell’appartamento che aveva affittato a Venezia, vicino a San Samuele, fu William Borroughs, l’autore de The Naked Lunch (“Il pasto nudo”), il quale, però, vi rimase soltanto per poco tempo perché “non gli piaceva il cibo”. In Venezia, per tenersi in forma, Burroughs e Ansen amavano esplorare in barca a remi la laguna, addentrandosi nei suoi canali più sperduti. Ansen godeva dell’affetto anche di Peggy Guggenheim e scrisse vari pezzi teatrali che vennero presentati a Palazzo Venier, ora il Museo Guggenheim, ma alla signora non garbavano molto gli amici bohemiens che Ansen frequentava. Vi fu pure la serata famosa in cui espulse Ginsberg e il suo compagno, Peter Orlovsky, dalla sua sala da pranzo; e dopo un breve flirt con il poeta Gregory Corso, mise anche lui alla porta.
La Fondazione Emily Harvey presenterà una serie di foto che Ginsberg stesso scattò in quel periodo e lo storico letterario Bill Morgan terrà un breve discorso sull’argomento. Bill Morgan lavorò per Allen Ginsberg per più di vent’anni e divennne il suo biografo: I Celebrate Myself, the Somewhat Private Life of Alan Ginsberg fu edito da Viking Press nel 2006; la traduzione italiana, con il titolo Io Celebro Me Stesso, fu edita da Il Saggiatore nel 2010. Oltre a questo libro, Bill Morgan ha scritto o curato pressoché quaranta libri sugli autori della Beat Generation.