All’ombra di Leonardo. Arazzi e cerimonie alla corte dei papi
Si tratta di un’occasione imperdibile per compiere un viaggio all’interno di alcune fra le più importanti cerimonie papali: la Lavanda dei piedi e la Coena Domini che si svolgevano il Giovedì Santo nel cuore del Palazzo Vaticano, in ambienti solenni impreziositi da straordinarie opere d’arte, legate a nomi di Leonardo e Raffaello.
Comunicato stampa
La Reggia di Venaria, complesso monumentale alle porte di Torino dichiarato Patrimonio dell’Umanità insieme alle altre Residenze Sabaude del Piemonte, inaugura la nuova stagione con una mostra preziosa e di grande suggestione: All’ombra di Leonardo. Arazzi e cerimonie alla corte dei papi, aperta al pubblico dal 21 marzo e fino al 18 giugno 2023 presso le Sale delle Arti.
La mostra è organizzata dal Consorzio delle Residenze Reali Sabaude con l’importante partecipazione dei Musei Vaticani e raccoglie opere provenienti, oltre che dai Musei Vaticani stessi, anche dal Museo di Roma, dai Musei Reali di Torino, dal Museo Diocesano Tridentino, dalla Civica Raccolta delle Stampe A. Bertarelli di Milano e da diverse collezioni private.
Si tratta di un’occasione imperdibile per compiere un viaggio all’interno di alcune fra le più importanti cerimonie papali: la Lavanda dei piedi e la Coena Domini che si svolgevano il Giovedì Santo nel cuore del Palazzo Vaticano, in ambienti solenni impreziositi da straordinarie opere d’arte, legate a nomi di Leonardo e Raffaello. Cogliendo il senso di antiche cerimonie, ricche di simboli e di significati, arazzi, quadri, incisioni ed oggetti raccontano una storia che affonda le sue radici lontano nel tempo, immergendo il visitatore in un mondo di tradizioni e antichi riti. Non solo atti esteriori, ma importanti testimonianze della Chiesa Romana.
La storia che si racconta ebbe inizio nel 1533 quando, in occasione del matrimonio di Caterina de’ Medici, nipote di papa Clemente VII, ed Enrico di Valois, secondogenito del re di Francia Francesco I, quest’ultimo donò al pontefice un prezioso arazzo raffigurante l’Ultima Cena di Leonardo. Un matrimonio e un regalo importante che suggellavano l’alleanza tra la Francia e il Papato contro l’imperatore Carlo V (responsabile del sacco di Roma, avvenuto solo sei anni prima, nel 1527). L’opera fu realizzata dopo il 1516 su ordine dello stesso Francesco I e di sua madre Luisa di Savoia. Questo spiega la presenza di simboli sabaudi lungo tutta la bordura dell’arazzo. Nel prezioso panno, interamente tessuto in oro e seta, l’Ultima Cena milanese è trasposta con assoluta fedeltà, ma con un’importante variazione. Lo sfondo –che nell’originale è quasi un’astrazione– diviene un’architettura rinascimentale: come se l’Ultima Cena si svolgesse alla corte di Francia. Francesco I era un grande estimatore di Leonardo, tanto da averlo chiamato alla sua corte, ed è ormai opinione di molti che il cartone dell’arazzo, su cui fu poi effettuata la successiva tessitura, sia stato realizzato in Francia sotto la supervisione dello stesso Leonardo.
Quando lo ebbero nelle loro collezioni, i pontefici decisero di utilizzare l’arazzo per alcune delle più importanti e suggesti forse Cristo stesso) posti a sedere su un palco sotto l’arazzo leonardesco. Lo stesso pontefice, poi, coadiuvato dal suo seguito, serviva la cena (Coena Domini) ai tredici con chiaro rimando all’Ultima Cena.
Qui il panno leonardesco intrecciò la sua storia con un altro arazzo, di grande rilievo e bellezza: quello per il dossale del baldacchino papale, realizzato sempre per Clemente VII, appassionato collezionista di prodotti tessili. A disegnarlo per lui erano stati gli allievi di Raffaello, gli stessi che avevano lavorato con il Maestro nelle celeberrime Stanze Vaticane e nelle Logge del palazzo. A quarant’anni di distanza dalla sua ultima esposizione l’imponente baldacchino, realizzato nella stessa manifattura brussellese da cui uscirono i famosi arazzi di Raffaello della Cappella Sistina, verrà ricostruito in mostra, munito della sua copertura impreziosita dai suoi pendenti di straordinaria bellezza.
All’inizio della cerimonia della Lavanda dei piedi il pontefice si levava dal trono, sotto il baldacchino raffaellesco, e si portava sotto l’arazzo leonardesco, all’ombra del quale lavava i piedi ai poveri. Benché generalmente il solenne rito della lavanda si svolgesse nel Palazzo Vaticano e successivamente nella Basilica di San Pietro, almeno una volta (nel 1831) essa ebbe luogo anche al Quirinale, già Palazzo Pontificio. Una storia ricordata indirettamente con il grande arazzo raffigurante Gesù che lava i piedi agli Apostoli. Donato da Napoleone a papa Pio VII, il raffinato panno, realizzato a Parigi nella celebre Manifattura dei Gobelins, è ancora oggi esposto nelle Sale del Carracci del palazzo presidenziale italiano.
Il rito della Lavanda non era, però una prerogativa pontificia. Tutti i sovrani cattolici -e sino a fine Seicento anche il protestante re d’Inghilterra a imitazione della corte papale- la praticarono per molti secoli, in alcuni casi sino a meno d’un secolo fa. Una storia anch’essa ricordata nella mostra da una splendida aiguiere usata da Carlo Felice e Carlo Alberto di Savoia, ora nei depositi dei Musei Reali di Torino. È associata ad altre due splendide brocche provenienti dalla Sagrestia pontificia, usate probabilmente per lo stesso scopo.
Mostra a cura di:
Alessandra Rodolfo
Storica dell’arte, ha collaborato con varie università, con il Servizio per la Conservazione del Patrimonio Artistico del Segretariato Generale della Presidenza della Repubblica Italiana, con la Soprintendenza di Roma e con la Regione Lazio. Dal 2004 lavora presso i Musei Vaticani dove attualmente è curatore del Reparto per l’Arte dei secoli XVII e XVIII e del Reparto Arazzi e Tessuti. Ha al suo attivo la curatela di varie mostre, interventi a convegni, la direzione di vari restauri e numerose pubblicazioni scientifiche incentrate sulle collezioni vaticane.
Andrea Merlotti
Storico, lavora a Venaria dal 2001 e dal 2008 vi dirige il Centro studi del Consorzio delle Residenze Reali Sabaude. Curatore di diverse mostre ed autore di numerosi libri e studi sulla storia dei Savoia e delle corti italiane, è dottore di ricerca in Storia sociale dell’Europa e siede nel Comitato scientifico del Centre de recherche du Château de Versailles. Scrive regolarmente su Il Sole 24 Ore, tiene una rubrica sul Giornale dell’arte e ha collaborato a diversi programmi di Rai Storia.
Allestimento a cura di:
Lorenzo Greppi
Operando principalmente nell’ambito della progettazione di allestimenti multimediali di musei e mostre, l’architetto Lorenzo Greppi ha sviluppato nel tempo un percorso professionale assolutamente originale. Tra i suoi lavori il Museo di storia naturale di Venezia, il Museo della battaglia di Vittorio Veneto, il Musée de la Résistance nationale a Parigi, il Museo di Palazzo Davanzati a Firenze, le mostre “Il Nilo a Pompei” al Museo Egizio di Torino, “Courir après le Temps” al Museo olimpico di Losanna, “Il genoma umano” al Muse di Trento, etc. Attualmente è impegnato nei nuovi allestimenti del Museo La Specola di Firenze, del Museo del Trecento di Rimini, del Museo archeologico di Stabiae, del Museo della Letteratura a Trieste, del Musée Suisse du Jeu a La Tour-de-Peilz ed altri. È tra i fondatori del progetto “MuseiEmotivi”, creato nel 2015 in collaborazione con l’Unifi, impegnato nella promozione di attività di ricerca interdisciplinare per una nuova cultura museale.
Catalogo edito da:
Silvana Editoriale