Alterazioni Video – Himalaya

Informazioni Evento

Luogo
MATTATOIO
Piazza Orazio Giustiniani 4 , Roma, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

da martedì a domenica, dalle ore 17.00 alle ore 22.00

Vernissage
30/06/2022
Artisti
Alterazioni Video
Generi
arte contemporanea, personale

Questo lavoro nasce dall’idea di offrire al collettivo e ai suoi componenti, sparsi in diversi angoli di mondo, uno spazio di residenza e di produzione all’interno del Mattatoio.

Comunicato stampa

Quando il sole del pomeriggio si abbassa dietro alle vette comincia ad arrivare il primo vero freddo, l'altitudine e l'aria rarefatta rendono il respiro affannoso e la tosse profonda. L'aria è troppo fredda per essere respirata direttamente.
Mi lego un calzino intorno alla faccia.
Siamo al campo base. Il maggior numero di tende ha lasciato il posto al silenzio.
Dopo la valanga del giorno scorso hanno rinunciato in tanti. Siamo rimasti in pochi.
Tre quattro tende al massimo.
Uno si è posizionato a distanza. Pare abbia perso il compagno e voglia rimanere da solo.
Non so se riproveremo la scalata. Non so quanto rimarremo qui. Le giornate passano osservando le nuvole e ascoltando il vento. Il tempo sembra essersi fermato. Le razioni di cibo scarseggiano ma per qualche motivo la connessione a internet è ottima. Ossimoro della contemporaneità.
Abbiamo viaggiato per tutto il mondo, dal cuore dell'Africa ai polmoni della civiltà,
dai bassifondi di San Josè alle torri di babele delle città fantasma cinesi.
Abbiamo attraversato la Russia così come l'India, ci siamo accampati in giungle umide e appiccicose fino ad arrivare qui, ai piedi dell'infinito, dove i mondi si incontrano, dove le nazionalità o le proprie storie personali si annullano, come in mezzo al mare, al cospetto di queste vette siamo solo esseri umani.
Alterazioni Video

Conoscere Alterazioni Video vuol dire fare esperienza dell’inesauribilità della sorpresa. Loro li chiamano “stati di emergenza”: sono, per chi li incontra, punti prospettici ricchi di sotterranea o esposta sensibilità. Una sensibilità che emerge, gradualmente o all’improvviso, nella loro ricerca, nel loro vagare in diversi luoghi del mondo, lontanissimi o dietro l’angolo, per cogliere occasioni che diventano narrazioni filmiche, mai banali e spesso sovversive, perché spalancano visioni non scontate, che sovvertono l’ordine dato e fanno scoprire le sfaccettature nascoste del reale; quelle che, a guardare meglio, sono talmente spudorate e ingombranti, che forse volontariamente scegliamo di non notare, di non considerare.

Da questo incontro, scomposto, contraddittorio, discontinuo, senza ritmo, nasce Himalaya. Prima ancora, però, questo lavoro nasce dall’idea di offrire al collettivo e ai suoi componenti, sparsi in diversi angoli di mondo, uno spazio di residenza e di produzione all’interno del Mattatoio.
Durante il primo sopralluogo con uno di loro, dopo i diversi incontri online, mostriamo i diversi spazi che vorremmo che il gruppo abitasse durante i dieci giorni di lavoro, per creare un film, o una performance, o tutto ciò che possono immaginare per il Mattatoio, utilizzando spazi interni ed esterni.
A un certo punto, arriviamo sotto la tettoia di Pelanda che confina con il grande spiazzo di Campo Boario. Sotto quel tetto vivono alcune persone, accampate in tende o su brandine, in numero variabile a seconda delle stagioni o delle dinamiche di convivenza - non sempre facili e pacifiche. C’è chi sosta in questo luogo da tempo e chi, invece, appare e scompare in poche settimane. Le tende variano da due a cinque e, ogni tanto, scompaiono per poi apparire di nuovo, come il fumo che porta all’interno puzza di bruciato, scatenando ansie di possibili incendi alle attrezzature dei teatri e rivelandosi sempre, a un olfatto più attento, odore di carne grigliata.
“Abbiamo un problema, scegliere di fare qui una performance vuol dire capire come fare con le persone che qui vivono”, dico guardandomi intorno.
“Questo non è un problema, è un’occasione”. Mi risponde subito Paolo Luca, mentre manda le immagini di quella tettoia a tutti gli altri componenti del gruppo che non sono con noi.
Da questa occasione, da questa visione, nasce Himalaya e l’installazione che accompagna le giornate di lavoro che si susseguono insieme ad Anepa e Filippo, sotto alla tettoia in cui essi vivono, alle diverse persone coinvolte nel lavoro o che passano e sostano a osservare e a partecipare alla nostra avventura.
Il collettivo si aggira per Roma alla ricerca dei diversi “Himalaya”, nascosti fra strade, cavalcavia, parchi e piazze, dietro le numerose tende che, se si presta attenzione, appaiono e scompaiono all’orizzonte del nostro sguardo, sotto il sole rovente che dà, a questi campi-base di sopravvivenza, la strana consistenza del miraggio.
Himalaya è Roma in ogni suo angolo, è il luogo del rischio e della scoperta, della scalata verso l’impossibile, è il territorio che non si può conquistare perché sempre sfugge e mostra nuove prospettive, dove l’essere umano deve cedere il passo all’inaspettato.
Himalaya è anche un film, un Turbofilm, che mescola reale e immaginario in un viaggio fatto in condizioni di emergenza reali e immaginifiche.
Ma Himalaya è soprattutto saper notare ciò che ci circonda con sguardo ironico, aperto, inclusivo e non invadente, né ingenuo né dogmatico. Uno sguardo che “chiede permesso”, con sensibilità complice, rendendo così “l’accampamento” un luogo comune in cui incontrarsi, invece che il luogo da nascondere, da rimuovere.
Tutto ciò è quello che pensiamo debba accadere in uno spazio che si occupa di cultura e sperimentazione, in questa comunità mobile aperta alla ricerca e alla creatività.
Lasciare spazio, questi spazi, alle visioni artistiche e alle sensibilità di un collettivo come Alterazioni Video, dove ogni singolo componente crea, filma, monta, compone musica in funzione di una prospettiva comune che si crea giorno per giorno, fra contrasti, complicità, fallimenti e collaborazioni con professionisti e persone incontrate nelle scorribande quotidiane.
La prospettiva comune questa volta abita il Mattatoio e rende tutti parte di una nuova avventura, qualunque risultato questa porterà, per chiunque vorrà attraversarla, consapevole di essere spettatore di qualcosa che è più di un film, di un’installazione o di una mostra: è un’esperienza “turbo” ai limiti del mondo “sicuro”, nel punto esatto dove i confini si sfaldano fino a non esistere più.
La tettoia ora è il campo base di momenti di lavoro, di pause all’ombra, del tempo cadenzato da chi ci vive. Lì Anepa, lavandosi i capelli nel suo catino, alza lo sguardo verso la grande immagine delle montagne, si gira, sorride divertita e dice: “Questa sera avrò freddo”.

Ilaria Mancia
Teatro 1
Himalaya – Il film (2022)
film
35’/HD
Roma

Un film inedito creato in divenire, girato, montato e prodotto durante la permanenza di Alterazioni Video a La Pelanda. Il set è il Mattatoio e diversi luoghi di Roma a cui partecipano attori e attrici selezionati durante il Casting Party e personaggi scoperti in perlustrazioni e avventure nella città. Il turbo film Himalaya svela i luoghi del Mattatoio e ne trasforma fisionomie e architetture in un altrove immaginifico.
Alcune delle scene filmate live durante lo screening del film nella serata del 30 giugno faranno parte del nuovo lavoro, visibile nel teatro in cui è stato creato.

Foyer 1
Si è impallato lo schermo e abbiamo messo i Turbofilm sulle camicie (2022)

Installazione site-specific composta da struttura in legno, vernice colorata, stampa su carta blueback, camicie in viscosa con stampa digitale, stendini, bamboo.

I Turbofilm cambiano formato, si adattano al contesto, mutano, come amebe primitive. In questa installazione diventano camicie hawaiane, declinandosi sul tessuto come fosse una timeline. I film riprodotti sono: All my friends are dead, FReD, Berlino, 2012, I numeri non vengono chiamati in ordine numerico, Artists’ Serial Killer, Ambaradan, Blind Barber, Black Rain, Incompiuto, Surfing with Satoshi.
Prima dello scoppio della guerra in Ucraina, Alterazioni Video, stava organizzando la seconda spedizione in Russia per incontrare il professor Zimov (colui che sta cercando di ripopolare la Siberia con i Mammuth) e continuare il film Guerra e Pace. Lo scoppio della guerra e l’impossibilità di ritornare in Russia ha lasciato solo una traccia di un film che non potrà più esistere.
Una dacia bidimensionale è ciò che rimane da quell’esperienza troncata sul nascere.
La scenografia di una scena che non sarà mai girata.

Galleria delle Vasche
Guerra e Pace (2019)
film
30’/col. /HD
Russia

Il film contiene immagini esplicite che possono urtare la sensibilità.
Si sconsiglia la visione ai minori.

Proiezione integrale del film girato in Russia nel 2019 che si interroga sull’estetica delle fake news e i processi creativi al servizio della post-verità.

Russian police car (2022)
Scultura in legno e carta blueback

Foyer 2
All My Friends Are Dead (2009)
musical - horror - mocu - fiction – movie
60’/col. /HD
Bandjoun / Camerun

Proiezione del primo Turbofilm del collettivo, girato in Camerun e ambientato a Bandjoun, nella “Transilvania dell’Africa” e ispirato alla pratica e al lavoro di Jean Rouch.

Princesse sur la sardine (2010)
Materassi in gomma piuma con stampe digitali su tessuto.

Installazione composta da materassi rivestiti da tessuti africani, ispirati ai personaggi e alle scene del film All My Friends Are Dead. Il pubblico può usare i materassi per riposarsi e per seguire la proiezione del film.

Tettoia esterna
Himalaya – L’installazione (2022)
Stampa su carta blueback

Installazione site-specific che trasforma il contesto esterno de La Pelanda in un luogo straniante e set del nuovo Turbofilm: Himalaya, girato negli spazi del Mattatoio e nella città di Roma.

Alterazioni Video, collettivo artistico nato nel 2004 e composto da Paololuca Barbieri Marchi, Alberto Caffarelli, Matteo Erenbourg, Andrea Masu e Giacomo Porfiri. Vivono tra New York, Berlino, Palermo e Ia Costa sud del Portogallo.

Alterazioni Video sono artisti processuali che, mettendo insieme performance, video, installazioni, cinema e musica, creano stati di emergenza in cui l’improvvisazione diventa motore di ricerca. 

Per la produzione dei loro Turbofilm, spesso girati in zone “calde” del pianeta, dove raramente si incontrano turismo o reti di protezione, gli artisti di Alterazioni Video si staccano dalla rete incontrandosi fisicamente su set tanto improvvisati quanto improbabili.

I Turbofilm sono un genere cinematografico (definito e analizzato dagli artisti stessi in un dottorato di ricerca,) nato nel 2008 con Artists’serial killer, realizzato hackerando l’archivio digitale di video d’arte più grande in Italia, e che si può definire un incontro “tra gli spaghetti western e il neorealismo di YouTube. Spesso improvvisato e partecipato, richiama gli albori del cinema pur nascondendosi tra le pieghe dell’arte contemporanea.”  

Nel 2020, in piena pandemia Covid-19, il collettivo ha girato I numeri non vengono chiamati in ordine numerico, un film sulla morte delle verità, girato dal vivo e montato in remoto in tempo reale dal collettivo durante una grande performance negli spazi vuoti della Triennale di Milano.

Tra i loro lavori: Waiting for the tsunami del 2005, dove per primi nell’arte realizzano un web tv show antecedente alla nascita dei social network, The new circus event, per il quale Alterazioni Video ha ripensato il concetto di circo scovando 20 performers negli anfratti della rete e materializzandoli a Venezia, Guerra e Pace, un Turbofilm girato in Russia nel 2018 che indaga l’estetica delle fake news nella Russia di oggi, e Incompiuto. La Nascita di uno Stile, con il quale il collettivo ha creato il più grande archivio di opere pubbliche incompiute su territorio italiano.

www.alterazionivideo.com

@alterazionivideo

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Foyer 1
Si è impallato lo schermo e abbiamo messo i Turbofilm sulle camicie (2022)

Teatro 1
Himalaya – Il film (2022)

Galleria delle Vasche
Guerra e Pace (2019)

Russian police car (2022)

Foyer 2
All My Friends Are Dead (2009)

Princesse sur la sardine (2010)

Tettoia esterna
Himalaya – L’installazione (2022)