American Cities
Esposte immagini di William E.Jones e Catherine Opie, artisti americani di fama internazionale che hanno dedicato una parte importante della loro attività allo studio delle aree industriali dismesse e dei centri urbani in declino.
Comunicato stampa
Sarà inaugurata mercoledì 10 aprile alle ore 18.00 la mostra fotografica American Cities, curata da Camilla Boemio + AAC e promossa dalla Casa dell’ Architettura.
Esposte immagini di William E.Jones e Catherine Opie, artisti americani di fama internazionale che hanno dedicato una parte importante della loro attività allo studio delle aree industriali dismesse e dei centri urbani in declino. In mostra foto mai viste in Italia: la serie Chicago (C.Opie) già esposta nel 2008 al Guggenheim, con immagini che raccontano la rinascita del centro storico della fiorente citta dell’Illinois e quasi in contrapposizione, la serie di fotografie More American Photographs (W.E.Jones), di cui saranno proiettate solo l'immagini che sono espressione di un’ampia gamma di sentimenti, dal desiderio nostalgico di ricostruire, allo straniamento per la perdita d’identità dei luoghi.
L’esposizione è completata dal video Shoot Don’t Shoot (W.E.Jones), sequenze di file digitali a colori, (2012 dur. 4 min., 33 sec.), in cui le architetture degli anni settanta evocano contraddizioni e ricordi.
Per la mostra alla Casa dell’Architettura la curatrice Camilla Boemio ha scelto la serie Chicago 2004, composta da immagini in cui non compaiono persone, scattate da Catherine Opie nel cuore della notte per sottolineare l'orizzontalità dell'ambiente urbano. Il punto di vista è quello della persona che cammina per le strade .
Come nelle rassegne dedicate ad altre città americane l’autrice ha evidenziato strutture architettoniche comunemente ignorate: una corsa verso il basso della chiesa, i binari che spariscono sotto gli edifici, gli autobus ed i rimorchi in un parcheggio quasi vuoto e una sezione sotterranea di Wacker Drive (importante strada di Chicago). Come nuovi soggetti ha incluso alcuni edifici emblematici della città, ma che sono in qualche modo inferiori a quelli più autorevoli come monumenti architettonici. Una immagine si concentra sul ponte del parcheggio a spirale a ridosso del John Hancock Center, piuttosto che sul grattacielo. Un altro scatto mostra l'ingresso del Palazzo di Rookery avvolto da impalcature, celando la facciata ottocentesca dell'edificio e la sua hall, opera di Frank Lloyd Wright.
In questo lavoro la Opie approfondisce il genere di bellezza dell'artista romantico che finora aveva utilizzato solo per le impostazioni naturali, come per la serie Surfers ( del 2003).
Il video Shoot Don’t Shoot (W.E.Jones) è l’adattamento di un film didattico sull’applicazione della legge che addestra gli ufficiali di polizia a decider d’istinto se far fuoco o meno su qualcuno. In questa sequenza il sospettato “tipo” corrisponde alla descrizione della didascalia: “Uomo di colore che indossa una maglietta rosa e pantaloni gialli….”
In questi lavori entrambi gli autori inquadrano il tema dell’architettura puntando l’obiettivo sulle ex metropoli industrializzate statunitensi, mentre è in atto il processo dissolutore del loro tessuto urbano conseguente alla dismissione delle fabbriche.
Un presente che ricorda gli scenari post apocalittici immaginati dallo scrittore Philip Dick: fabbriche diroccate, orti urbani, strade vuote, case abbandonate con le mura sventrate per recuperare il rame dei cavi elettrici, macerie, il sopravvento della natura selvaggia, grattacieli art déco in un downtown senza vita. E’ quello che accade oggi in città del Midwest e del Nordest degli Usa, a Cleveland e Detroit, come a Flint e a Buffalo, fino Youngstown; la “città dell’acciaio” in cui negli anni Trenta abitavano circa 170mila persone e oggi ne restano a mala pena 66mila, simbolo della crisi dell’Ohio, stato per decenni ricco e influente. Queste ex capitali industriali della Rust Belt, un tempo fiorenti luoghi di produzione in cui erano diffusi benessere e speranze, oggi vivono un’agonia economica, sociale e demografica di proporzioni colossali che gli ha conferito l’aspetto delle cosiddette città-arcipelago, definizione coniata dall’architetto Oswald Ungers per Berlino e con cui oggi si definisce il possibile futuro di Detroit. Metropoli che avrà un centro polifunzionale più o meno densamente popolato e tutt’intorno una serie di nuclei urbani più o meno densamente popolati, circondati da terreni restituiti alla natura e all’agricoltura urbana.
Addetto Stampa Casa dell’Architettura
Luca de Angelis – 328.0659197 [email protected];
[email protected];
CAMILLA BOEMIO nella sua attività di curatrice di mostre ha esplorato in modo meticoloso del filone Arte/Architettura. Tra le principali esposizioni si ricordano: Mnemosine – The Atlas of images, Centro Arti Visive (2009) , CITIES – places visionaires (2009) preview della Festa dell’ Architettura all’ Auditorium Parco della Musica , Roma , Sensational Architecture (2010) Festa dell’ Architettura di Roma – Auditorium Arte Parco della Musica , After the Crash (2011) Orto Botanico , Roma , ISWA European Project , Before the Crash (ISWA European Project , 2011) Exeter , Gran Bretagna , Cities (group show) TAM, California, è curatore associato al Padiglione Nazionale delle Maldive alla 55° Biennale di Venezia .
Prestiti
Gallerie : David Kordansky Gallery , di Los Angeles – Regen Projects , di Santa Monica .
Sponsor
Cartechini Infissi /FOLD / Orsogna
AAC – An International nomadic platform for Contemporary Art