Amos Gitai – Chronicle of an Assassination Foretold
Non solo un omaggio a Itzhak Rabin a vent’anni dalla sua morte, ma anche un tentativo di ritrarre la crescente crisi della società israeliana di oggi.
Comunicato stampa
CHRONICLE OF AN ASSASSINATION FORETOLD
un progetto di Amos Gitai
11 marzo – 5 giugno 2016
11, 12 e 13 marzo: proiezioni dei film di Amos Gitai, a partire da Rabin, the Last Day.
www.fondazionemaxxi.it | #AmosGitai
Ho sempre pensato che la maggioranza del nostro popolo vuole la pace
ed è pronta ad assumersi dei rischi in nome della pace.
(Itzhak Rabin)
Roma 10 marzo 2016. Il 4 novembre 1995 tre proiettili uccidono Itzhak Rabin, primo ministro israeliano e Premio Nobel per la pace, al termine di una manifestazione di pace a Tel Aviv,decretando la fine dei sogni di pace tra Israele e Palestina, e segnando un brusco ritorno alla violenza politica e geopolitica.
Con la mostra Chronicle of an Assassination Foretold (cronaca di un assassinio annunciato) a cura di Hou Hanru con Anne Palopoli, al MAXXI dall’11 marzo al 5 giugno 2016, il regista Amos Gitai condivide con il pubblico le sue ricerche su questo evento storico dalle forti implicazioni sociali, e lo fa attraverso un processo creativo che parte dal suo ultimo film Rabin, The Last Day, espandendolo.
Nel film, Gitai indaga le complesse dinamiche politiche della società israeliana e con occhio critico rivela le tensioni tra diversi gruppi politici e religiosi responsabili dell’assassinio di Rabin, evento fortemente traumatico, le cui conseguenze sono ancora visibili nei cambiamenti geopolitici contemporanei.
La mostra, coprodotta dal MAXXI e BOZAR Centre for Fine Arts di Bruxelles (dove sarà esposta a partire dalla seconda metà di giugno 2016), e allestita nella Sala Gian Ferrari, presenta cinque proiezioni: la manifestazione Anti Rabin a Gerusalemme del 1994 e 1995, la manifestazione per la pace a Tel Aviv nel 1995, e tre video sull’uccisione di Rabin.
Accanto a queste, Manifestants pour la paix, Place des Rois d’Israël Tel-Aviv, 4 novembre 1995 una scultura composta da 25 elementi in terracotta e una proiezione, realizzata dal regista per questa mostra, tre collage e la Série sur l’assassinat d’Yitzhak Rabin composta da 9 fotografie, in un allestimento che richiama la costruzione narrativa di Rabin, the Last Day, film caratterizzato dalla sovrapposizione e ripetizione di elementi documentari e di finzione, che suggeriscono la natura complessa della realtà contemporanea. La mostra si completa poi di 3 tracce sonore riprodotte in alcuni spazi del museo esterni alla sala espositiva: il suono degli spari dell’assassino tratto dal film Rabin, the last days, Jeanne Moreau che legge The War Of The Sons Of The Lights Against The Sons Of The Darkness tratto da La Guerra Giudaica di Flavio Giuseppe e Hanna Schygulla in Metamorphosis of a melody di Amos Gitai che canta Yet Each Man Kills The Things He Loves da La Ballata del carcere di Reading di Oscar Wilde con musica di Markus and Simon Stockhausen.
Chronicle of an Assassination Foretold è una mostra pensata da Amos Gitai, che ha una formazione da architetto, come un’unica installazione site-specific, che analizza e rende noti i risultati di vent’anni di ricerche del regista, rivelando dettagli inediti sulle complesse lotte politiche del 1995 e sulle ripercussioni che queste hanno avuto sulla società contemporanea. Simile a un lavoro di architettura, questa mostra/istallazione sottolinea la natura "topografica" del lavoro di Amos Gitai e le sue connessioni con l’idea della trasmissione della memoria.
Gitai ha sempre basato il proprio lavoro sull’analisi delle dinamiche storiche del mondo, con una particolare attenzione alla realtà di Israele, rivelando la complessità del conflitto geopolitico nel Medio Oriente; con Chronicle of an Assassination Foretold l’artista racconta la complessa storia di un giovane stato, con i suoi paradossi, le sue domande, le sue aspirazioni e i suoi conflitti, portandoci a riflettere sull’evoluzione sociale e politica di tutto il Mondo.
Questa mostra si inserisce in una più ampia linea di ricerca che il MAXXI sta sviluppando dal 2014, ossia un approfondimento sul Bacino del Mediterraneo e sul Medioriente attraverso la visione e l’interpretazione di artisti, architetti, fotografi, filmmaker. Il progetto, avviato nel 2014 con la mostra dedicata all’arte contemporanea in Iran (Unedited History. Iran 1960 – 2014), prosegue con l’attuale focus sulla scena artistica contemporanea di Istanbul (Istanbul. Passione, gioia, furore, fino all’8 maggio 2016), mentre il prossimo anno si concentrerà su Beirut e il Libano. Sempre nel 2017, il MAXXI ospiterà una mostra con i capolavori del Museo d’arte contemporanea di Teheran, alcuni dei quali mai usciti dall’Iran prima d’ora.
Dice Giovanna Melandri, Presidente Fondazione MAXXI: ”Con questa mostra il MAXXI vuole rendere omaggio a un grande uomo di pace. Perché anche attraverso l’arte si può capire il mondo in cui viviamo e perfino le relazioni internazionali che lo attraversano. Ancora una volta l’espressione artistica può essere strumento di diplomazia culturale”.
In occasione della mostra l’11, 12 e 13 marzo 2016 il museo presenta un ciclo di proiezioni dedicate al lavoro di Amos Gitai (Auditorium del MAXXI | ingresso 7 € - ridotto 5 €).
Venerdì 11 marzo alle 19.00 la prima proiezione, accompagnata da un incontro con il regista, è quella dedicata proprio al film Rabin, the Last Day. Seguono sabato 12 marzo Esther (1986) e domenica 13 marzo la doppia proiezione di Kadosh (1999) alle ore 18.30 e di Kippur (2000) alle ore 21.00.