Ana Manso – Transition and duration
La pratica di Ana Manso ha per premessa una riflessione ad ampio raggio sulla pittura, intesa come sconfinamento di ciò che è materiale in una dimensione più vasta, che oltrepassa il suo supporto, fondendosi con altre suggestioni in un tempo assoluto.
Comunicato stampa
La Galleria Umberto Di Marino è lieta di presentare, venerdì 26 ottobre 2012, la prima personale in Italia di Ana Manso dal titolo Transition and duration.
La pratica di Ana Manso ha per premessa una riflessione ad ampio raggio sulla pittura, intesa come sconfinamento di ciò che è materiale in una dimensione più vasta, che oltrepassa il suo supporto, fondendosi con altre suggestioni in un tempo assoluto. La rituale e quasi estenuante ripetizione dei movimenti quotidiani del suo corpo, nello spazio fisico in cui dipinge e in quello creato dai suoi lavori, fa in modo che il risultato finale racchiuda la somma degli attimi in una nuova unica dimensione.
Il processo avviene per transizione, grazie al graduale passaggio della materia da una forma all’altra attraverso impercettibili cambiamenti ed il lento sovrapporsi di strati di polveri e colori giorno dopo giorno, come per la serie The architect of labirynth. L’intenzionalità del disegno compositivo, ricavato da immagini personali e riferimenti culturali, viene dunque celata dall’accumularsi casuale di segni ed ombre, arrivando ad un’astrazione carica di soggettività.
Di volta in volta, a modificare il piano preordinato intervengono i cambiamenti psichici ed emozionali, gli accadimenti che convergono nello spazio di lavoro e la riflessione teorica portata avanti a latere di quella tecnica. Nella chiusa cornice delle tele si aprono squarci di un orizzonte più lontano, un’accumulazione di singoli momenti che nell’insieme ambiscono a dare il senso della durata. Ana Manso, infatti, non intende la pittura come una dimensione statica dell’arte, ma come un processo in continua evoluzione, sostanziato da un’attitudine performativa.
Il suo gesto lascia tracce di sé e s’inserisce così nella tradizione astrattista, invertendola di segno. L’incombere della presenza fisica e mentale sull’opera, infatti, non viene percepita per strappi violenti nel ritmo compositivo, ma attraverso il gioco di forze e direzioni. Leggeri cambiamenti vengono evidenziati da una serialità che si sviluppa differentemente ad ogni variante, come nel wall drawing con cui l’artista avvolge lo spazio della galleria, richiamando alla mente la composizione logica irregolare dei labirinti e del gioco del domino.
Susan Sontag, nella sua critica all’interpretazione, sottolineava la qualità cognitiva della trasparenza come esperienza della luminosità delle cose di per se stesse e nel loro divenire (“Transparence mean experiencing the luminousness of thing in itself, of things being what they are”). Riprendendo questa affermazione l’artista, quindi, applica un’esplicita resistenza a decodificare il linguaggio, affinché esso si fonda con il pensiero e con il gesto, mettendo a nudo l’essenza di ciò che rivela, ponendo la sua persona come filtro tra il mondo e la sua rappresentazione.
La pittura riparte da un grado zero e da una sua dimensione quasi arcaica. In questa chiave di lettura, quindi, si comprende meglio anche il riferimento agli affreschi etruschi nel wall drawing, in una tensione alle origini della pittura e della stessa storia della civiltà.
Ana Manso (Lisbona, 1984). Vive e lavora a Lisbona.
Tra le principali mostre personali e collettive:
2012 Oásis e o Deserto, Galeria Pedro Cera, Lisbona, PT
Gothic (con Gonçalo Sena), Parkour, Lisbona, PT
CRYSTAL FRONTIER: Ana Manso & Bruno Cidra, Enblanco Projektraum, Berlino, DE
Sob Fogo/Under Fire, Galeria Baginski, Lisbona, PT
2011 Universal, MARZ Galeria, Lisbona, PT
Prémio EDP Novos Artistas 2011, Museu da Electrecidade, Lisbona, PT
2009 O sol morre cedo, Pavilhão Branco, Museu da Cidade, Lisbona, PT
Recruit, Súdió Galéria, Budapest, HU
Galleria Umberto Di Marino is pleased to present the first solo show in Italy by Ana Manso entitled Transition and duration, on Friday 26th October 2012.
Ana Manso’s artistic practice is based on a wide-ranging reflection on painting, in the sense of exceeding what is material in a broader dimension, going beyond its support and merging with other allusions in an absolute time. The ritualised and almost exhausting repetition of the daily movements of her body, both in the physical space in which she paints and in the space created by her works, ensures that the final result encapsulates the sum of the moments in a new, single dimension.
The process takes place through transition, due to the gradual transformation of the material from one form to another through imperceptible changes and the slow overlapping of layers of dust and paint day after day, as in the series The architect of the labyrinth. The intentional nature of the compositional design, obtained from personal images and cultural references, is therefore concealed by the random accumulation of signs and shadows, reaching a level of abstraction laden with subjectivity.
From time to time, the plan is modified by psychic and emotional changes, the events that converge in the workspace and the theoretical reflection carried out on the fringe of the technical reflection. In the closed frame of the paintings, gashes are opened in a more distant horizon, an accumulation of individual moments which, taken together, aim to give a sense of duration. Ana Manso does not view painting as a static dimension of art, but as a constantly evolving process, substantiated by a performative approach.
Her gesture leaves traces of herself and can be included in the abstract tradition, inverting it. The way the physical and mental presence looms over the work is not perceived through violent wrenches in the compositional rhythm, but through the play of forces and directions. Slight changes are highlighted by a seriality which develops differently at each variant, as in the wall drawing developed by the artist unfolding in the gallery space as reminders of the strange logic behind labyrinths and domino games.
In her critique of interpretation, Susan Sontag underlined the cognitive quality of transparency: “Transparence means experiencing the luminousness of the thing in itself, of things being what they are”. Drawing on this observation, the artist therefore applies an explicit resistance to decodifying language until it merges with thought and gestures, laying bare the essence of what it reveals, placing herself as the filter between the world and its representation.
Painting restarts from zero and from an almost archaic dimension. This interpretative approach helps explain the reference to Etruscan frescoes in the wall drawing, in an allusion to the origins of painting and the very history of civilisation.
Ana Manso (Lisbona, 1984). Vive e lavora a Lisbona.
Selected solo and group shows:
2012 Oásis e o Deserto, Galeria Pedro Cera, Lisbona, PT
Gothic (con Gonçalo Sena), Parkour, Lisbona, PT
CRYSTAL FRONTIER: Ana Manso & Bruno Cidra, Enblanco Projektraum, Berlino, DE
Sob Fogo/Under Fire, Galeria Baginski, Lisbona, PT
2011 Universal, MARZ Galeria, Lisbona, PT
Prémio EDP Novos Artistas 2011, Museu da Electrecidade, Lisbona, PT
2009 O sol morre cedo, Pavilhão Branco, Museu da Cidade, Lisbona, PT
Recruit, Súdió Galéria, Budapest, HU