Andrea Chiarucci – Il treno per Lhasa
Andrea Chiarucci con i suoi viaggi di ricerca in Oriente richiama il suo forte interesse per le idee e per le credenze religiose appartenenti alla cultura vedica.
Comunicato stampa
Il giorno 12 giugno 2014 alle ore 19.30 presso gli spazi di Fotoforniture Sabatini in via Germanico, 168/A a Roma sarà inaugurata la mostra fotografica “Il treno per Lhasa” di Andrea Chiarucci a cura di Sarah Palermo che resterà aperta fino a dicembre 2014.
Andrea Chiarucci con i suoi viaggi di ricerca in Oriente richiama il suo forte interesse per le idee e per le credenze religiose appartenenti alla cultura vedica. Ama viaggiare nella maniera del tipico esploratore, accontentandosi di un abbigliamento spartano, dove lo stretto necessario si circoscrive in uno zaino, dei testi essenziali alla conoscenza e ad una sola ricchezza: la sua Leica M che utilizza con diligenza da anni durante i suoi soggiorni di ricerca e di relazione tra l’individuo e il sacro. Il treno per Lhasa è un viaggio entusiasmante, che richiede coraggio e preparazione, dalla tentacolare stazione ferroviaria di Pechino, da cui si percorre la strada verso Lhasa tra una folla di umanità seduta su giornali e pezzi di cartone, che nel marasma, mangia in tazze preparate per il tragitto in treno. Da luglio 2006, quattromila passeggeri al giorno approfittano della possibilità di visitare o lavorare in Tibet, una terra lontana che fa parte dello stesso Paese, la Cina. Sono in tanti a sognare la lontana Lhasa con uno sguardo nostalgico, coloro che riconoscono l'immenso patrimonio del Tibet e del suo ambiente distante dalla terra dove si sono recati per ragioni economiche. Ma lo sviluppo, come spesso accade, anche in questo caso rappresenta una benedizione e una maledizione, sebbene la costruzione di questa tratta sia stata molto controversa a causa di problemi culturali ed ambientali, il viaggiatore si spinge nel tentativo di saperne di più sulla gravità di questi problemi. Per Chiarucci, come per tante altre persone, il Tibet ha rappresentato il luogo mitico, isolato, dove la cultura è rimasta pura. La ferrovia, grande ambizione dei leader cinesi dopo l'occupazione del Tibet nel 1950, è una prodezza dell'ingegneria di cui qualsiasi Paese andrebbe fiero. Si viaggia sulle quote più elevate del Mondo e si ha la possibilità di meditare tra le immense praterie, la fauna selvatica, e il massiccio altopiano tibetano, con un'altitudine media di quattromila metri, in un percorso che attraversa altissime montagne come il Tanggula Mountain Pass e che costringe i passeggeri che non assumono farmaci a ricorrere a tubi che erogano ossigeno, distribuiti dal personale del treno, per la respirazione. Il governo cinese ha disposto inoltre che i tecnici affrontino il problema della costruzione di un permafrost che utilizzi l'energia solare per far circolare l'azoto liquido e l'azoto freddo attraverso un sistema di tubazioni sotterranee con lo scopo di mantenere il terreno congelato in modo sicuro e di dispositivi di raccolta di rifiuti all'interno del treno pronto a raccogliere la spazzatura nelle stazioni. Durante il viaggio, non manca l'occasione di riflettere sui molti tibetani ed espatriati che notano quanto non sia il treno di sé la causa dell'impatto ambientale o culturale, quanto piuttosto coloro che trasporta, ossia mero turismo proveniente dalle ricche metropoli cinesi in cerca di relax, tra le due vere capitali: Pechino, la moderna, e Lhasa, la spirituale. Dopo tre giorni pregni di vita, si arriva a Lhasa dove in una contrastante stazione futurista si vede sventolare la bandiera rossa cinese e si è accolti da soldati in armi, presenze che controllano militarmente l'intera città che ha subito numerose modifiche durante gli ultimi decenni. La vera Lhasa è la città vecchia, la sola area conservata e preservata per il culto dei pellegrini, trasformata in uno strumento ricettivo per il turismo cinese. Lhasa, da sempre luogo misterioso e spirituale, esercita ancora un forte fascino sui buddisti di tutto il mondo che giungono qui per visitare e per compiere il grande ed il piccolo kora, ossia il pellegrinaggio intorno all'imponente edificio del Potala, simbolo del Tibet, antica residenza del Dalai Lama, e al Jokang, la piu’ importante cattedrale, centro intorno a cui pulsa l’anima spirituale di Lhasa.