Andrea Facco – Il doppio del gioco
Andrea Facco ci presenta sempre qualcosa che mette alla prova le nostre abilità percettive, e allo stesso tempo favorisce la nostra disponibilità a riflettere sulle abitudini della percezione, ma anche sul ruolo che la pittura può giocare oggi.
Comunicato stampa
Andrea Facco: „Il doppio del gioco“
Andrea Facco non appartiene a quella generazione di artisti post-concettuali che producono stanche imitazioni di una pittura ormai morta e sepolta (astratta, concreta o figurativa che sia). Non di rado, i suoi lavori sono dimostrazioni di qualcosa la cui realtà mediale non è immediatamente riconoscibile e comprensibile. Gli interessa far entrare l’osservatore dentro il quadro, in un confronto fra macro- e micro-strutture; gli interessa l’intreccio di diversi livelli di riproduzione: da un lato incrocia la realtà dipinta con mondi visivi, dipinti o fotografici, che possiamo incontrare nella realtà; dall’altro viviseziona la superficie del quadro (di un Tiziano, ad esempio) sfidando le nostre capacità percettive fino a trasformare il nostro occhio in un microscopio di precisione. In questo modo ci invita a ripensare le nostre abitudini percettive. La materia sensuale, i residui dei colori e gli scarti prodotti durante la creazione del quadro: la materia colorata nel senso più autenticamente ontologico, e gli avanzi che restano nello studio, sono per lui, e per noi, esperienze legate ai sensi ma anche oggetti legati al pensiero, nella misura in cui richiamano il processo di realizzazione del quadro.
Facco non è lontano da Paolini per l’interesse che nutre nei confronti della costruzione dell’immagine, anche se è incomparabilmente più sensuale, “materialistico”; anche per lui, come per Paolini, lo studio e gli utensili per la produzione del quadro diventano oggetti di pensiero, punti di partenza per una riflessione sull’arte. Tuttavia, il gioco sottile e intellettuale di Facco ruota intorno ad altri artisti, diversi da quelli cui fa riferimento Paolini. Facco è più fortemente indebitato con la modernità, con i ‘falsi’ Morandi prodotti con residui di colore, con la famosa sedia e con gli utensili per pittura di Picasso, con le tracce di colore lasciate sul pavimento da Jackson Pollock e, last but not least, con l’autoritratto di Van Gogh, che lui stesso ha recentemente rifatto.
La realtà (e anche in questo risiede l’attualità dell’opera che ha prodotto finora) è sempre realtà percepita. Nell’esperienza consapevole della percezione, diventa realtà riflessa e commentata. Le strategie illusionistiche vengono smascherate, in un esercizio che affina i nostri sensi. Il pittore Andrea Facco ci presenta sempre qualcosa che mette alla prova le nostre abilità percettive, e allo stesso tempo favorisce la nostra disponibilità a riflettere sulle abitudini della percezione, ma anche sul ruolo che la pittura può giocare oggi.
(Peter Weiermair)
Andrea Facco nato a Verona nel 1973. Vive e lavora a Bologna e Verona.