Andrea Francolino – Humus
Il progetto prevede l’installazione di 28 bandiere, una per ogni stato membro dell’Unione Europea e una, collettiva, che riunisce e rappresenta insieme tutte le nazioni dell’Europa unita. Mostra realizzata in collaborazione con Mazzoleni, London-Torino.
Comunicato stampa
Si intitola “Humus” la personale di Andrea Francolino a cura di Sergio Risaliti e Luca Puri, che apre al pubblico del Museo Novecento di Firenze il 25 settembre 2020 (fino al 17 dicembre 2020) e parla all’Europa del futuro sotto un’unica bandiera. Il progetto prevede l'installazione di 28 bandiere, una per ogni stato membro dell’Unione Europea e una, collettiva, che riunisce e rappresenta insieme tutte le nazioni dell'Europa unita.
Su ciascuna bandiera saranno visibili le coordinate gps riferite alle sedi dei singoli parlamenti, un modo discreto e univoco per rivelare attraverso la posizione geografica il proprio posto nel mondo facendo riferimento a quei luoghi dove gli uomini con le proprie decisioni determinano o meno gli equilibri. La disposizione di ciascun vessillo richiama quella dei rappresentanti dei singoli Paesi quando, seduti assieme, possono incidere con le loro scelte sulle sorti del pianeta.
Il titolo del progetto - Humus - nasce da un’attenta osservazione della natura e delle relazioni tra gli Stati europei, le loro identità culturali e il futuro sostenibile, unendo tutti nell’orizzonte della cura del pianeta. “Le infinite riflessioni sulla crepa e sul rapporto Uomo/Natura - ha spiegato Andrea Francolino - accompagnano la mia ricerca artistica portandomi a osservare quanto sia previdente e attenta la Natura soprattutto quando, con il pacciame, ricopre il terreno proteggendolo dall’erosione e dai processi di desertificazione, dal sole e dalle violente manifestazioni climatiche evitandone la perdita di fertilità e di umidità. Questo ciclo laborioso, fatto di accumulo di materiali organici, crea, nel tempo e con vari processi interconnessi, quel complesso di sostanze di fondamentale importanza per il suolo: l’humus.”
L’emergenza ecologica e il forte impegno che singoli e nazioni hanno messo in campo per la salvaguardia del pianeta sono i punti di riflessione di Andrea Francolino, che affronta questo tema auspicando un futuro unito da un intento comune di salvaguardia: “Di fronte a tutto questo crolla ogni differenza di credo, razza, cultura o provenienza, perché la Terra è una e la stessa per tutti.”
“Prive di ogni differenza, le bandiere in mostra, avranno come trait d’union l’amore e la tutela del luogo in cui tutti insieme viviamo, la Terra – aggiunge l'artista -. L’intervento rientra in quella parte della mia ricerca che chiamo Econcrethic, la fusione di tre parole: eco, etico, concreto. Questa sperimentazione affronta il processo di realizzazione non solo dal punto di vista simbolico, ma anche da quello di coerenza del processo attuativo, grazie all’utilizzo di materiali naturali.”
La creazione di un terreno comune e ricco di nutrimento è la base di questa ricerca, che annulla ogni tipo di differenza tra le nazioni, senza però rinnegare la biodiversità culturale, sociale e antropica che le contraddistingue. Lo studio di Francolino si concentra su un’azione specifica che la Natura compie sapientemente ed intelligentemente per la protezione del suolo: la pacciamatura, ovvero la pratica di ricoprire il terreno di materiale organico per mantenerne l'umidità, proteggerlo dall'erosione e contenerne la temperatura.
“L’uomo, per quanto riguarda il lato evolutivo, più intelligente e sensibile - ha aggiunto Francolino - da sempre guarda e imita la Natura, utilizza la pacciamatura nelle pratiche agronomiche sostenibili, quali permacultura, agricoltura naturale e biodinamica, ma le conseguenze di quella che è la sua evoluzione meno sapiente lo ha portato ad affrontare l’emergenza climatica causata anche dell’abuso che perpetra attraverso la sua presenza meno saggia e sensibile nella Natura. Da tutto questo nasce la scelta di utilizzare come protagonista dell’opera che verrà esposta al Museo Novecento materiali naturali e fortemente simbolici: telo di iuta grezza, bambù e polvere di terra”.
“L’humus a cui ci obbliga a pensare Andrea Francolino – spiega il direttore artistico del Museo Novecento Sergio Risaliti - è il terreno comune sul quale viviamo e sperimentiamo il nostro stare al mondo, utilizzando una potenza tecnologica pressoché illimitata e fin troppo distruttiva e offensiva nei confronti del pianeta e degli altri. La Terra, comune a tutti, cancella i confini e la difesa delle “etnie” decade di significato e funzione, davanti alla difesa della Natura, alla salvaguardia dell’humus collettivo. Da Madre Natura dobbiamo poi imparare come convivere armonicamente con l’entropia e come accettare i cambiamenti. Pensare e agire nell’ottica di un tempo meno violento e catastrofico e quanto più naturale e cosmico.”
La mostra è realizzata con il contributo di Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze e in collaborazione con Mazzoleni, London – Torino.