Andrea Martinucci – Re-Azione
prima personale a Milano dell’artista romano Andrea Martinucci – già definito dalla critica come la giovane promessa dell’arte contemporanea italiana – e non solo, perché Re-Azione è anche il progetto di arte sociale che Andrea ha creato sul web, con un invito esteso ad altri dieci artisti, per rendere le persone partecipi di come l’arte possa entrare in relazione con il mondo fisico – con l’identità e le tradizioni di un paese, il disagio psichico o fisico, la multiculturalità, o anche con l’economia e l’eco-sostenibilità, con i sentimenti, con la reclusione, con temi difficili come l’aborto, con la modernizzazione – e creare alternative di vita possibili.
Comunicato stampa
RE-AZIONE
Una mostra e un progetto per produrre immaginari sociali alternativi. A settembre, Fabbrica Borroni.
Milano, 13 settembre 2012 – È una mostra che vedrà il pubblico diventare parte integrante del percorso espositivo, quella che inaugurerà giovedì 13 settembre 2012 alle ore 18:30 negli spazi di Fabbrica Borroni. L’artista è Andrea Martinucci, già definito dalla critica come giovane promessa dell’arte contemporanea italiana, e la mostra è RE-AZIONE.
Si tratta della prima personale dell’artista romano a Milano e non solo, perché RE-AZIONE è anche il progetto di arte sociale che Andrea ha creato sul web, con un invito esteso ad altri dieci artisti, che sarà presentato, per la prima volta al pubblico e agli addetti ai lavori, con un catalogo e un dibattito aperto nella Sala delle Colonne di Fabbrica Borroni, venerdì 14 settembre alle ore 18:00. Per l'occasione Fabrizio Ajello/Christian Costa – Spazi Docili, progetto di arte pubblica che produce indagini e interventi sul territorio, introdurrà il dibattito con una performance inedita, ideata per la presentazione del progetto.
La mostra è patrocinata da Amnesty International, dalla Regione Lombardia e dalla Provincia di Milano, e realizzata con il contributo del Comune di San Cesareo e la collaborazione dell’associazione culturale Famiglia Margini. Sponsor Progeo e Palladino Editore.
LA MOSTRA
Il progetto espositivo prende avvio dai fatti accaduti durante le proteste in Egitto nella primavera 2011, che hanno visto l’arresto di diciassette giovani donne perché trovate, dopo aver preso parte a una manifestazione, in un accampamento insieme a manifestanti di sesso maschile. Condotte in carcere le donne sono state sottoposte a insulti, violenze e abusi dagli stessi uomini della polizia, in una stanza con porte e finestre aperte sulla strada, di fronte allo sguardo indifferente dei passanti. In mostra, una doppia installazione, che ricrea la condizione esistente all’interno di quella stanza del carcere, invita il visitatore a interagire ed essere parte integrante del percorso espositivo, per ritrovare la dimensione relazionale dell’esistenza.
Nelle prime due sale, diciassette cubi di legno bianco, di venti centimetri di lato, fissati lungo le pareti e calati in un contesto di vita quotidiana attraverso installazioni sonore che riproducono i rumori di una città, custodiscono al loro interno diciassette disegni a inchiostro, acrilico e fotografia su carta, uno diverso per ognuno dei cubi, uno per ognuna delle diciassette donne torturate e abusate. Sulla superficie esterna dei cubi, quella che dialoga direttamente con lo spettatore, vi è un foro, unico e solo punto attraverso cui è possibile osservare la scena rappresentata all’interno. Il visitatore si troverà così, a svolgere il ruolo di testimone, proprio come i passanti fuori da quella stanza con porte e finestre aperte sulla strada. Un ruolo che è amplificato dalla particolarità del meccanismo di visione, e che lo mette davanti a una scelta: avvicinare l’occhio a quel foro e diventare quindi parte integrante della rappresentazione o fermarsi alla superficie del cubo e non lasciarsi coinvolgere.
Nella terza sala il visitatore entra in un cubo di due metri, costituito unicamente dal suo scheletro e illuminato da un riflettore, e diventa egli stesso oggetto della visione, proprio come le diciassette donne in quella stanza. E in una condizione di instabilità e di insicurezza, determinata dall’assenza delle pareti e amplificata dalla fonte di illuminazione, è chiamato ad assumersi la responsabilità di ciò che ha visto nelle sale precedenti e re-agire a quella situazione di prepotenza. La scelta è solo sua: può rimanere nella struttura o, grazie all’inesistenza delle pareti, uscire e compiere, così, un’azione volta a esprimere la sua volontà di re-azione.
IL PROGETTO
RE-AZIONE è un progetto indipendente e itinerante che vede undici artisti, Andrea Martinucci, Paolo Angelosanto, Pietro Mancini, Lisa Wade, Giovanna Lacedra, Daniel Silvo, Angelo Bellobono, Tiziana Contino, Gea Casolaro, Filippo Riniolo e Fabrizio Ajello/Christian Costa – Spazi Docili, insieme per la prima volta per condividere il loro comune obiettivo: ribadire, con progetti che stimolino una consapevolezza reale nella collettività, che fare arte significa attivare senso civico e senso di responsabilità critica.
Un’avventura che è iniziata il 12 maggio scorso con il lancio di una piattaforma web, Re-Azione, e di una pagina facebook, reazioneartesociale, su cui ogni due settimane è stato presentato e condiviso il progetto proposto da ogni artista, per rendere le persone partecipi di come l’arte possa entrare in relazione con il mondo fisico – con l’identità e le tradizioni di un paese, il disagio psichico o fisico, la multiculturalità, o anche con l’economia e l’eco-sostenibilità, con i sentimenti, con la reclusione, con temi difficili come l’aborto, con la modernizzazione – e creare alternative di vita possibili. In un mondo di incertezze e transizione, in cui non sembra esserci una rete di salvataggio, Re-Azione questa rete vuole crearla e proporre un’arte che possa riuscire a spezzare il circolo vizioso creato da un modello sociale che pone l’enfasi sull’individualità e sminuisce l’amore per l’altro, per il “diverso”. Una sfida ambiziosa che, nei mesi successivi alla presentazione, si aprirà alla collaborazione di nuovi artisti e nuovi spazi espositivi.
L’ARTISTA
Andrea Martinucci vive e lavora a Roma. Ha frequentato Multimedia Design all’Accademia Delle Arti e Nuove Tecnologie di Roma. Tra gli eventi degli ultimi anni: Cartabianca, 2012, Museo Nazionale d’arte contemporanea Villa Croce, Genova, a cura di Silvia Cina, in collaborazione con Francesca Serrati, sguardo contemporaneo e Nero; Quadratonomade, 2012, Palazzo delle Esposizioni, Roma, a cura di 100% periferia; 6 UGUALE 9, 2011, Galleria Nuvole Arte, Montesarchio, a cura di Domenico Maria Papa ; PAPIROFLEXIA, 2011, Aratro, Campobasso a cura di Lorenzo Canova; Young Forever,2011, Palazzo della Cultura, Modica, a cura di Francesco Lucifora; Premio Arte Laguna 2011, Arsenale di Venezia, a cura di Igor Zanti; NEXT_GENERATION 2010, Galleria San Lorenzo, Milano, a cura di Ivan Quaroni; AUFHEBUNG, 2010, Spazio 1:1 projects , Roma, a cura di Cecilia Canziani e Maria Rosa Sossai.
LA SEDE
Fabbrica Borroni nasce dal progetto di Eugenio Borroni, collezionista e appassionato d’arte, di dar vita a un luogo capace di ospitare la sua collezione e lavorare per la promozione della giovane arte italiana. La sua attività culturale è varia e intensa, dalla visita alla Collezione Borroni (oltre 500 opere di giovani artisti italiani) alle mostre dedicate alla giovane arte, alla collaborazione con il Territorio per aumentare il radicamento della cultura e aprire alle nuove idee.
ASSOCIAZIONE CULTURALE FAMIGLIA MARGINI
Famiglia Margini è un'associazione culturale e galleria d'arte contemporanea che sostiene un attivo movimento d'avanguardia artistica, punto d'incontro di persone che ancora credono nella possibilità di condividere percorsi esistenziali.