Andrea Papi – Woodland
001 è lieta di ospitare il nuovo progetto editoriale di Monkeyphoto “Woodland” Fotografie di Andrea Papi.
Comunicato stampa
001 è lieta di ospitare il nuovo progetto editoriale di Monkeyphoto "Woodland" Fotografie di Andrea Papi.
Giovedi 23 a partire dalle 19.00 nella sede di Roma in Via Pisoniano, 9.
Monkeyphoto nasce nel 2007 come sodalizio fotografico tra Alessandro Ciccarelli e Danilo Palmisano, volto alla realizzazione di lavori documentari a quattro mani. Nel 2011 Monkeyphoto si evolve e diventa progetto editoriale dedito all'autoproduzione di pubblicazioni fotografiche. Nel 2012 esce la prima fanzine, con il lavoro Calce di Palmisano. Nel 2014 Woodland di Andrea Papi. Ad oggi le pubblicazioni in cantiere sono le fanzine di Margherita Cesaretti e Salvatore Insana.
Monkeyphoto è un progetto libero e indipendente.
www.monkeyphoto.org
WOODLAND
Oggi mi sono detto più volte: bosco. La verità stessa va per i boschi.
(W.H.)
Oggi siamo abituati a considerare il bosco come un luogo disabitato, poco tracciato, zona inesplorata di cui avere timore, con la sua vegetazione lasciata ad una crescita incontrollata. Tradizionalmente invece il bosco era un luogo di attenzione ed intervento, fulcro per eccellenza delle storie popolari.
Il bosco è, in effetti, ricco di una forte valenza simbolica, considerato generalmente come il posto della non-cultura, del magico, del misterico popolato da streghe, fate, animali di ogni tipo. A livello dell’immaginario basti pensare ai tanti esempi lasciati dalla letteratura e dal cinema. Inteso come un al di là rispetto al dentro di una casa, è l’Irrazionale, il Fuori spaventoso che nasconde pericoli e soprusi, dove i fuggitivi trovano rifugio e gli animali sono lasciati alla loro indole. Nelle tradizioni ataviche, studiate da etnologi ed antropologi, il bosco rappresenta il luogo dell’altrove, dove si attuano riti di passaggio, di viaggio esterno ed interno, di uscita e di rientro.
L’indagine di Woodland vuole chiedersi se sia più pericoloso ancorarsi alle proprie ritualità e sicurezze scritte dal vivere sociale o se la ricerca di qualcosa di sempre nuovo, sconosciuto, non porti inevitabilmente a perdersi in ciò che per sua natura è insondabile e più grande di noi. La sequenza di fotografie non offre riparo allo spettatore (invitato non tanto ad entrare quanto ad essere già dentro) ma lo proietta in un luogo senza tempo. Siamo di fronte ad un dialogo primordiale, dove l’uomo cerca di riafferrare il rumore di fondo dei luoghi dell’infanzia della civiltà. Tutto si ferma, lì dove i passi nell’erba, i sentieri nella nebbia, gli alberi innevati hanno come sfondo l’onnipresente agguato dell’ignoto e del buio.