Andrea Pinchi – Tutto si concede a chi porta luce
Geometrie rigorose, colori netti e contrastanti sono capaci di racchiudere temi morali e dilemmi filosofici con un risultato strabiliante, un valore assoluto che intreccia pazienza e conoscenza, uomo e talento, memoria e futuro.
Comunicato stampa
Sabato 28 gennaio, alle ore 18:30, la Galleria Honos Art di Roma presenta Tutto si concede a chi porta luce, mostra personale di Andrea Pinchi, a cura di Gianluca Marziani.
L’artista umbro presenta una sequenza di opere recenti dai formati variabili, create tra i silenzi ascetici ed ascensioni barocche del suo studio romano, a pochi passi dalla galleria. Intuizioni che vengono narrate attraverso pelli, carte, fogli di stagno, timbri e cartoni antichi e carte carbone fuori produzione. Geometrie rigorose, colori netti e contrastanti sono capaci di racchiudere temi morali e dilemmi filosofici con un risultato strabiliante, un valore assoluto che intreccia pazienza e conoscenza, uomo e talento, memoria e futuro.
L’uso di materiali consunti, metabolizzati dal tempo archeologico, è cucito seguendo geometrie, colori e materiali secondo una planimetria cosmogonica e misteriosa che si confronta con la le passioni, gli incontri e le empatie dell’artista.
Seguendo l’indole narrativa di un linguaggio segnico, silenzioso per natura ma connesso al rito filosofico, dietro la forma si avverte il battito ideale di un cuore iconografico. Non accade spesso che l’opera emani l’aura del battito, perché occorre una fluidità narrativa che possa legare il singolo materiale a una progenie di contenuti aperti. Ebbene, di nuovo senza alcuna casualità, ecco il cuore ideale trasformarsi in un cuore stilizzato con le sembianze dello scudo: pura geometria aulica che Pinchi ha elaborato nelle ultime opere, quelle in cui l’aura del colore si trasforma in purissima energia, un riverbero dal sentore astrofisico e dalla presenza metaforica. I cuori aggiunti sembrano ali immobili ma accese, già in volo nel loro atto figurativo: si librano sul bianco e ribadiscono il codice sorgente di Pinchi, il suo generatore metafisico, la fluttuazione cosmica, l’esercizio vivo del dialogo.
Andrea Pinchi (Foligno, 1967) nasce in una famiglia di costruttori e restauratori di organi a canne, dove apprende le tecniche di lavorazione del legno antico, carte ossidate, lastre di piombo e di pelli animali.
Il viaggio intrapreso nella ricerca del proprio mondo espressivo, lo conduce a quello che è stato definito come il Pincbau, ovvero la costruzione di opere attraverso il riutilizzo dei materiali provenienti da antichi organi musicali. Intuisce ed intravede nei materiali di scarto nasciture opere di alto valore simbolico e artistico.
Dopo un debutto nel 2010 al Museo Civico di Palazzo Trinci (Foligno) con una mostra a cura di Maurizio Coccia, partecipa alla 54a Biennale di Venezia nel padiglione per la Regione Umbria/Palazzo Collicola di Spoleto. Nel 2015 espone al Complesso del Vittoriano di Roma con una mostra curata da Claudio Strinati.