Andrea Polli – Breathless
Installazioni video, fotografie e sonificazioni rendono tangibile, visibile e udibile il cambiamento climatico in atto, un fenomeno dentro cui viviamo immersi senza riuscire a percepirne la portata e a sviluppare la consapevolezza di un’emergenza sempre più ineludibile: il “global warming” dipende anche da noi.
Comunicato stampa
Giovedì 27 ottobre 2011, alle ore 18.30, nell’ambito dell’Art Program diretto da Piero Gilardi, con il contributo della Compagnia di San Paolo e della Fondazione CRT, inaugura Breathless, mostra personale dell’artista americana Andrea Polli, a cura di Gaia Bindi e Claudio Cravero.
Considerata tra i protagonisti dell’arte ecologica cosiddetta “estrema”, Andrea Polli (Chicago, 1968; vive ad Albuquerque, New Mexico), nella sua prima personale italiana presenta una serie di opere articolate sulla dialettica integrata di differenti media, offrendo diverse modalità di lettura di dati tratti da contesti naturali. Realizzati in collaborazione con Chuck Varga, i lavori in mostra nascono da rilevazioni della qualità ambientale dell’aria, raccolte lavorando in equipe con scienziati e meteorologi, e sviluppando, attraverso un processo chiamato “sonificazione”, sensibili sistemi di comprensione di differenti fenomeni naturali.
Nella mostra Breathless (lett. senza fiato), l’inquinamento atmosferico, lo scioglimento dei ghiacci, il riscaldamento globale o una semplice tempesta rappresentano i testimoni viventi delle alterazioni climatiche a cui stiamo assistendo. Intese, infatti, anche come segni dei cambiamenti culturali della storia evolutiva dell’uomo, le metamorfosi climatiche analizzate e interpretate da Polli si offrono come esame dell’impatto del clima sul futuro della vita, sia a livello locale che globale.
In Breather e Cloud Car, installazioni ambientali site specific nella corte del PAV realizzate a partire da una vecchia Fiat 500 e una Fiat 126 – utilitarie scelte come simbolo del grande boom economico italiano – l’artista estende il rapporto uomo/natura al più ampio contesto sociale. Mentre in Breather l’auto è avvolta da una cupola trasparente che, grazie a un sistema di gonfiamento e rilascio dell’aria si comporta come un polmone teso al soffocamento, in Cloud Car l’auto è dotata di un dispositivo di nebulizzazione – sempre attivato da sensori di movimento al passaggio dei visitatori – che rende l’aria un fatto tangibile e visibile. “Ogni discorso sull’ambiente – commenta l’artista – inevitabilmente tocca il soggetto ‘automobile’; mezzo e strumento considerato essenziale per la vita quotidiana nei paesi industrializzati, ma i cui benefici hanno un prezzo per l’ambiente molto alto: dall’inquinamento dell’aria alla congestione stradale, al disagio acustico”.
A livello sociale, l’essere umano e la città possono allora essere considerati un tutt’uno nella necessità di trovare un equilibrio ambientale che fonda organico e inorganico, e dove la tecnologia possa forse diventare esempio utile per favorirne la comprensione. In questa direzione si colloca anche Hello, Weather!, vera e propria stazione meteo che, sintonizzata su alcuni programmi di rilevazione delle condizioni atmosferiche come il CWOP (The Cooperative Weather Observer Program), fornisce informazioni, mappe, grafici e tabelle che possono essere immessi sul web garantendo un accesso rapido e soprattutto pubblico dei dati.
Lo spazio della serra, invece, oltre alle sonorità avvolgenti del lavoro tratto dalla serie Atmospherics/Weather works, qui presentata come installazione sonora a quattro canali ma in realtà progetto più ampio di sonificazione dei dati meteorologici del vento e dei cicloni, accoglie le documentazioni video delle installazioni realizzate a New York, New Delhi e in California.
Nella project room, infine, insieme al video-documentario Ground Truth, è esposta N., proiezione in cui l’artista traduce, sempre a livello sonoro e in tempo reale, i dati atmosferici rilevati al Polo Artico. I suoni, associati alle immagini, sembrano evocare mondi lontani riflettendo su come un luogo remoto e apparentemente indisturbato come il Polo Nord possa avere impatto sulle nostre vite, a New York come a Torino, e sottolineando l'importanza di quest’area al limite del pianeta per l’equilibrio e la sopravvivenza dell'ecosistema globale.
Nell’ambito delle Attività Educative e Formative del PAV, a cura di Orietta Brombin, i temi proposti in Breathless, saranno approfonditi, a livello cognitivo ed espressivo, attraverso l’attività di laboratorio Ibridazioni / Ascoltare Segni. In atelier si cercheranno corrispondenze tra suono e colore al fine di produrre materiali grafici udibili e musiche visibili, percorrendo la strada aperta da Andrea Polli con l’opera Atmospherics.