Andrea Simoncini Gibson – Homunculus
In occasione della presentazione dell’omonimo catalogo (testo critico di Dario Morgante) Mondo Bizzarro Gallery presenta i lavori più recenti di Andrea Simoncini Gibson.
Comunicato stampa
Andrea Simoncini Gibson lavora da molti anni nella direzione della manipolazione totale dell'immagine fotografica. I suoi lavori nel corso del tempo hanno attraversato differenti paesaggi e, seppure il tema del corpo è sempre stato centrale nella sua poetica, possiamo affermare senza tema di smentita che HOMUNCULUS rappresenta qualcosa di radicalmente diverso da quello che siamo abituati a vedere, anche nel contemporaneo più estremo.
I soggetti fotografati da Simoncini sono stati un tempo umani come noi. Anche se il dubbio legittimamente permane. Sono loro a non essere più umani o siamo noi? Le immagini sono state manipolate, trasformando i corpi in ipercorpi, o in sottocorpi. In homunculus, verrebbe da dire, riferendosi alle mitologiche creature che gli alchimisti affermavano di creare miscelando il salnitro con il rame e l'oro puro. Ma sono una parodia o sono una augmented reality? Ad ogni modo sono sbalorditivi. Sono frutto di quei film dell'orrore nei quali si scopre che i manichini di cera assolutamente realistici sono in realtà cadaveri di sventurati ricoperti di cera, o sono il Gollum del Signore degli Anelli, dopo la cura straordinaria infertagli dal Maestro Peter Jackson? Ancora mistero.
Siamo di fronte a un bivio. L'intera umanità è ferma lì di fronte. Non sappiamo niente del nostro futuro, se le tecnologie ci risucchieranno in un videogioco permanente, in una Second Life da cui non riusciamo a fuggire, immersi e interconnessi nel rumore globale dei social media. Siamo un'umanità in bilico tra il reale e l'astratto. Un'umanità perduta in una moltitudine di segnali di pericolo, che non riesce a vedere dietro la prossima curva, e trema nel crepuscolo del vecchio mondo.
Nell'orgia del digitale le creature di Andrea Simoncini Gibson sono autentiche. Non solo perché lo «sembrano» ma perché lo sono state veramente. Perché lo sono. Perché sono più vere e umane di noi. Siamo noi attraverso lo specchio di Alice, con tutta la paranoia e l'ansia e il terrore dell'iper contemporaneo. E se gli alchimisti medievali e i loro homunculus ci appaiono lontani nel tempo e nello spazio tanto quanto l'infinito allora possiamo guardare e citare gli amati/odiati giapponesi e il loro paese sprofondato tra i vulcani e gli tsunami e le case di carta. Dal loro terrore atavico i giapponesi hanno partorito la cultura pop più pervasiva e avanzata del pianeta. Dando vita a personaggi di ogni genere, eroi dei cartoni animati, dei manga, della cultura popolare estremista e radicale. Ai quali da sempre, da tradizione culturale, si affiancano i piccoli aiutanti, i «mini me» di Austin Powers, chiamati «super deformed characters». Gli eroi riprodotti in miniatura e deformati, macchiettizzati, ridefiniti secondo criteri a noi inconoscibili.
Andrea Simoncini Gibson è un novello dottor Frankenstein, che crea replicanti di noi stessi, «da» noi stessi. Replicanti che ci somigliano, ma che al tempo stesso non sono più noi, perché sono oltre. Resta da stabilire, e lo deve fare ognuno, senza possibilità di fuga dalla questione, se la replica è una copia migliore o peggiore dell'originale, e decidere se lasciargli colonizzare il pianeta in solitudine, o in compagnia.
Siamo tutti cloni, guardiamoci negli occhi, riconosciamoci.
Le creature di Simoncini sanno di noi più di quanto noi non sappiamo di loro.