Andreas Bunte – Welt vor der Schwelle

Informazioni Evento

Luogo
AR/GE - KUNST GALLERIA MUSEO
Via Museo 29, Bolzano, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

Ma-Ve 10 – 13, 15 – 19
Sa 10 – 13

Vernissage
14/09/2012

alle ore 18
Conversazione tra Andreas Bunte e Roberto Gigliotti (Libera Università di Bolzano)

Biglietti

ingresso libero

Artisti
Andreas Bunte
Curatori
Luigi Fassi
Generi
arte contemporanea, personale

Il centro del lavoro di Andreas Bunte è dato da un interesse per la storia sociale dell’uomo in relazione al suo ambiente metropolitano, politico e architettonico.

Comunicato stampa

Il centro del lavoro di Andreas Bunte è dato da un interesse per la storia sociale dell’uomo in relazione al suo ambiente metropolitano, politico e architettonico. L’artista tedesco analizza elementi laterali della storia moderna e contemporanea, riflettendo sul rapporto tra il paesaggio urbano e lo sviluppo civile dell’uomo, tra la storia dell’architettura e i comportamenti sociali. L’artista tedesco è autore di un particolare procedimento analitico, al tempo stesso rigoroso e immaginifico, capace di coniugare realtà storica e finzione per dar forma a narrazioni visionarie. I suoi film in 16 mm, realizzati per lo più in bianco e nero, sono un affresco su alcuni delle manifestazioni al tempo stesso più grandiose e drammatiche della storia moderna ed è proprio la modernità dall’Ottocento in poi, nel suo doppio volto di utopia salvifica e catastrofe incombente, ad essere la vera protagonista della sua ricerca artistica. Bunte offre così un viaggio spazio-temporale attraverso i secoli della tarda modernità mediante opere che se osservate nel loro insieme acquisiscono i tratti di un’epica fantasmagorica, tesa tra enciclopedismo scientifico, storia delle idee e cronaca politica.

La nuova doppia video installazione presentata dall’artista in occasione della sua prima mostra personale italiana presso l’ar/ge kunst Galerie Museum di Bolzano è intitolata Welt vor der Schwelle (World at the Threshold) ed è una sintesi dei molteplici interessi analizzati da Bunte in tutti i suoi lavori precedenti. Incentrato sull’architettura religiosa tedesca del secondo dopoguerra, il cuore teorico dell’opera è dato da due libri scritti dall’architetto Rudolf Schwarz, intitolati proprio Welt vor der Schwelle (1960) e Vom Bau der Kirche (1938). Girato in 16 mm e costruito come un’esplorazione visiva di tre chiese tedesche, quelle di Johannes XXIII a Colonia (Josef Rikus, 1968), di Wallfahrtskirche a Neviges (Gottfried Boehm, 1966-68) e di St. Anna a Dueren (Rudolf Schwarz, 1951-56), il film di Bunte interroga le modalità ideologiche dell’architettura religiosa in Germania dopo il disastro della seconda guerra mondiale. Frutto del boom economico del Paese successivo dalla metà degli anni Cinquanta, le tre chiese studiate da Bunte dimostrano un orientamento verso le forme di un razionalismo rigoroso e senza compromessi, capace di ridefinire una nuova relazione dell’uomo con il divino e una rinnovata interpretazione del ruolo della Chiesa in una società secolarizzata. Centro essenziale del film è proprio il rapporto intimo tra l’individuo e l’architettura, determinato dall’interazione che si crea tra lo spazio del

culto e la sua percezione tramite i sensi della vista, dell’udito e del tatto. I dettagli costruttivi in calcestruzzo grezzo, l’assenza di ornamenti e la severità brutalista degli spazi e degli arredi sono al centro delle inquadrature del film che trasfigura i volumi architettonici in una riflessione estetica sul rapporto tra forma materiale e uso spirituale, tra luogo pubblico e devozione privata.
In termini narrativi l’opera è costruita secondo i canoni dei film di divulgazione scientifica, il cui linguaggio è finalizzato a rendere intellegibili fenomeni altrimenti complessi e inaccessibili all’occhio e alla percezione umana. Visioni al rallentatore, ingrandimenti microscopici, animazioni, diagrammi e voci di commento sono strumenti formali di analisi propri del genere del Scientific Research Film che Bunte ha attivato per realizzare Welt vor der Schwelle, in modo da conferire all’opera un carattere al tempo stesso neutrale e ideologico, nel suo essere perfettamente comprensibile nei suoi passaggi logici ma anche manipolativa nella sua capacità di guidare lo spettatore verso una determinata interpretazione dei fatti.

Con il gentile sostegno:
Antonio Dalle Nogare Collection
Regione Autonoma Trentino-Alto Adige
Consolato Generale di Germania Milano
Provincia Autonoma di Bolzano, Alto Adige, Deutsche Kultur
Fondazione Cassa di Risparmio, Alto Adige
Città di Bolzano, Ufficio Cultura

The work of the German artist Andreas Bunte revolves around his interest in humanist social history related to the metropolitan, political and architectural environment. The byways of recent and contemporary history are analysed by Bunte as he reflects upon the relationship between the urban landscape and civic development, as well as between the history of architecture and social behaviour. Bunte is the initiator of a particular analytical procedure, one that is rigorous yet imaginative, and which blends together historical fact and fiction to create visionary narratives. His 16mm, mostly black and white films depict some of the most dramatic events of modern history. The true focus of his artistic research is in fact modernity itself, from the nineteenth century onwards, with its dual nature of redemptive utopia and impending catastrophe. Bunte thus offers a space-time journey through the centuries of late modernity, by means of his own work, which when viewed as a whole takes the shape of a phantasmagorical epic, stretching towards a scientific encyclopaedism and history of ideas as well as political record.

On the occasion of his first italian solo exhibition at the ar/ge Kust Galerie Museum in Bolzano, the artist presents his new film installation: Welt vor der Schwelle (World at the Threshold) (2012), which synthesizes many of the interesting points addressed by Bunte in his earlier works. The film revolves around the topic of German post-war religious architecture and owes its theoretical core to two books by the architect Rudolf Schwarz, Welt vor der Schwelle (1960) and Vom Bau der Kirche (1938). Shot in 16mm and conceived as a visual exploration of the three German churches of Pope John XXIII in Cologne (Josef Rikus, 1968), the Sanctuary in Neviges (Gottfried Boehm, 1966-68) and St. Anna in Dueren (Rudolf Schwarz, 1951-56), Bunte’s film examines the ideological features of religious architecture in Germany after the disaster of the Second World War. The three churches, fruits of the economic boom that swept the country from the mid-1950s onward, show a tendency towards a rigorous, uncompromising rationalism, allowing for a redefined relationship between man and the Divine as well as a reinterpreted role of the Church in a secularized society. The film concentrates indeed on the intimate relationship binding individual and architecture, determined by the interaction between the place of worship itself and its perception by the senses of sight, hearing and touch. Shots focus on details of raw concrete constructions, the absence of ornamentation and the brutalist severity of the spaces and furnishings. The film transfigures architectural volume into an aesthetic reflection on the relationship between material form and

spiritual use, public space and private devotion. In narrative terms, the work is conceived according to the standards of scientific demonstration, with a language designed to clarify phenomena which are otherwise complex and inaccessible to human perception. In Welt vor der Schwelle, Bunte used tools of formal analysis which are typical of the genre of the Scientific Research Film, such as slow motion, microscopic enlargements, animations, diagrams and commentary. He thus managed to confer a dual nature to the work: on the one hand, the clear logical suggests neutrality, while on the other hand, an underlying ideology adds a manipulative quality which leads the viewer towards a specific and intended interpretation of the facts.

With the kind support of:
Antonio Dalle Nogare Collection
Regione Autonoma Trentino-Alto Adige/Südtirol
Consolato Generale di Germania Milano
Provincia Autonoma di Bolzano, Alto Adige, Deutsche Kultur
Fondazione Cassa di Risparmio, Alto Adige
Città di Bolzano, Ufficio Cultura

Im Mittelpunkt der künstlerischen Recherche von Andreas Bunte steht die Sozialgeschichte des Menschen, die er anhand der urbanen, politischen und baugeschichtlichen Entwicklung unserer Gesellschaft seziert. In seiner Analyse der Randgebiete unserer modernen Epoche und Zeitgeschichte hinterfragt er das Verhältnis zwischen städtischer und kultureller Entwicklung unserer Zivilisation sowie zwischen Baugeschichte und sozialen Verhaltensweisen. Bunte wendet dabei eine rigorose, aber zugleich bildschöpferische Analysemethode an, die in der Lage ist, historische Begebenheiten und Fiktion zu vermengen und visionären Erzählungen Gestalt zu verleihen. Seine vorwiegend in schwarz-weiß gedrehten 16 mm Filme vermitteln daher auf synthetische Weise einige der großartigsten und zugleich dramatischsten Geschehnisse der Geschichte. Im Mittelpunkt der filmischen Arbeiten steht dabei vor allem die Moderne ab dem 19. Jahrhundert, in ihrer janusköpfigen Entwicklung zwischen allen möglichen Heilsutopien und der bevorstehenden Katastrophe. So schickt uns der deutsche Künstler mit seinen Arbeiten auf eine Raum-Zeit-Reise durch die Jahrhunderte der späten Neuzeit, dabei nehmen seine Arbeiten bei näherer Betrachtung die phantasmagorischen Züge einer epischen Erzählung an, die zwischen wissenschaftlichem Enzyklopädismus, Ideengeschichte und politischer Chronik schwankt.

Anlässlich der ersten italienischen Einzelausstellung des Künstlers in Bozen entstand Buntes jüngste Filminstallation, Welt vor der Schwelle (World at the Threshold), (2012). Es ist eine Synthese der vielfältigen künstlerischen Zugänge, die Bunte bereits in all seinen früheren Arbeiten erkennen ließ. Im Fokus des Films steht die religiöse Architektur Deutschlands in der Nachkriegszeit. Die Theorie, die sich wie ein roter Faden durch seine Arbeit zieht, folgt zwei Büchern des Architekten Rudolf Schwarz mit dem Titel Welt vor der Schwelle (1960) und Vom Bau der Kirche (1938). Das 16mm Video wurde als visuelle Entdeckungsreise durch drei bekannte zeitgenössische Kirchen Deutschlands gedreht, die Kirche Johannes XXIII in Köln (Josef Rikus, 1968), der Nevigeser Wallfahrtsdom (Gottfried Böhm, 1966-68) und die Annakirche in Düren (Rudolf Schwarz, 1951-56). Dabei hinterfragt Bunte die ideologische Beschaffenheit der religiösen Architektur in Deutschland nach dem Unheil des Zweiten Weltkriegs. Als Folge und Ausdruck des Wirtschaftswunders seines Landes ab Mitte der 1950er Jahre, weisen die drei von Bunte analysierten Kirchen einen rigorosen, kompromisslosen Rationalismus auf, der sich darin begründet, die Beziehungen des Menschen zum Göttlichen neu zu definieren und eine neue Interpretation der Rolle der Kirche in einer säkularisierten Gesellschaft

zu schaffen. Im Zentrum des Films steht dabei die Beziehung zwischen Individuum und Architektur, die von der Wechselwirkung zwischen dem Ort des Kultes und seiner Wahrnehmung durch Auge, Ohr und Tastsinn bestimmt wird. Die baulichen Details in Beton, die Abwesenheit von Ornamenten sowie die rohe Strenge der Räume und Ausstattungen stehen im Zentrum des Films, der die architektonischen Bauwerke in eine ästhetische Reflexion über die Beziehungen zwischen materieller Form und spirituellem Gebrauch, zwischen öffentlichem Raum und privater Devotion verwandelt.

In seiner Erzählstruktur folgt der Film den kanonischen Regeln der wissenschaftlichen Dokumentarfilme, welche die Sprache so verwenden, dass sie höchst komplexe und vielfach unzugängliche Zusammenhänge für den Zuschauer verständlich und wahrnehmbar machen. Bunte benützt in Welt vor der Schwelle jene formalen Instrumente der Analyse, die für das Genre des Wissenschaftsfilm typisch sind, darunter Aufnahmen in Zeitlupe, mikroskopische Vergrößerungen, Animationen, Diagramme und Kommentare aus dem Off. Auf diese Weise verleiht er seiner filmischen Arbeit einen neutralen, zugleich jedoch ideologischen Charakter. Dieser äußert sich darin, dass der Film in seinen logischen Schlussfolgerungen zur Gänze verständlich ist, zugleich aber manipulativ in seiner Fähigkeit, den Zuschauer zu einer ganz bestimmten Interpretation der Fakten zu drängen.

Mit freundlicher Unterstützung von:
Antonio Dalle Nogare Collection
Autonome Region Trentino Südtirol
Deutsches Generalkonsulat Mailand
Autonome Provinz Bozen, Südtirol, Deutsche Kultur
Stiftung Südtiroler Sparkasse
Stadt Bozen, Amt für Kultur