Andy Rocchelli – Stories
Una retrospettiva in memoria di Andy Rocchelli: 100 scatti che propongono un percorso attraverso alcuni dei temi su cui il fotoreporter ha lavorato nella sua pur breve vita professionale.
Comunicato stampa
Già nella distribuzione delle immagini tra interno ed esterno si coglie un rimando al doppio registro tematico di questa mostra che allinea sequenze fotogiornalistiche - sulla rivoluzione ucraina, sulla primavera araba, sulle violazioni dei diritti umani in Kirghistan, sulla dolorosa realtà dei tagiki a Mosca o degli africani a Rosarno – a racconti di taglio squisitamente intimistico – la ricerca del sacro, la seduzione del successo effimero, la condizione femminile in Russia, la morsa della guerra sui civili.
Dal 4 giugno lo Spazio delle Arti contemporanee del Broletto ospita una mostra sul lavoro di Andy Rocchelli. Sarà un'occasione per alzare lo sguardo sul mondo tramite lo straordinario lavoro di racconto del fotografo pavese, giustamente riconosciuto con la massima benemerenza cittadina. Il Comune di Pavia è orgoglioso di sostenere la realizzazione di un' esposizione di straordinaria rilevanza contenutistica e di grande valore civico: vogliamo che l'opera di Andy Rocchelli diventi patrimonio della città e in questo mese la offriamo alla visione e alla riflessione della cittadinanza. Ringrazio di cuore la famiglia Rocchelli e Cesura per la preziosa sollecitazione rivoltaci, che abbiamo accolto con l'intenzione di realizzare un evento che riteniamo qualificante per la programmazione culturale della città, dichiara Giacomo Galazzo, Assessore alla Cultura del Comune di Pavia.
Due ritmi paralleli attraversano la ricerca fotografica di Rocchelli, a tratti emergendo in rari e potenti momenti di risonanza: da un lato, l'andamento lento, dell’analisi e della documentazione, dall’altro, l'incalzante cattura delle immagini, dentro l’evento e in velocità. Sensibilità personale e professionale lo guidano a condividere spesso le esperienze dei protagonisti delle sue foto (Ukraine Uprising, Springtime), ad ascoltarne e raccoglierne le testimonianze, poi a comporle in video, in parte visibili in una sala della stessa mostra. Il rapporto empatico sviluppato con i soggetti fotografati è il presupposto e insieme il filo rosso che accomuna scatti dedicati a volti e mondi tra loro lontani.
Oltre che alla raffigurazione fotogiornalistica di un evento puntuale, Rocchelli tende alla narrazione, trae alla luce frammenti della realtà e vi ravvisa storie, nelle quali gli eventi e le situazioni si concentrano in sguardi e gesti, si specchiano in sfondi domestici o pubblici, anch’essi carichi di senso. Così i personaggi dei suoi scatti intrattengono tutti uno stretto rapporto con gli scenari nei quali sono ritratti: i tappeti dell'Europa orientale, le baracche in lamiera degli slums calabresi o tagiki sono parte integrante delle sue stories e riflettono le situazioni documentate quali «prove materiali di una scena del crimine» come Andy Rocchelli diceva a proposito del suo mestiere di fotografo-testimone ( intervento al Festival del Fotogiornalismo, Perugia, Maggio 2014).
Un tema ricorrente nell'indagine di Rocchelli è la cronicizzazione di emergenze sociali che da fenomeno traumatico vengono “normalizzate” nel sistema dell’informazione: «Buona parte dei media ha accuratamente selezionato i contenuti da diffondere in base a criteri commerciali: la prima fase è stata quella sensazionalisticamente più vendibile, per passare poi ad una riproposizione ciclica estenuante delle stesse immagini, con l’inevitabile effetto della normalizzazione. Questa potrebbe prendere una piega pericolosissima assolutamente da scongiurare, dato che, a causa del processo di saturazione mediatica, in cui la rappresentazione degli eventi diviene la realtà stessa, gli spettatori si assuefanno ad una situazione che nella sua precarietà sta diventando in modo preoccupante stabile, permanente» (Andy Rocchelli, Terremoto in Abruzzo , 2009 ).
Per raccontare fedelmente tali storie, Andy ha sempre sostenuto che il fotoreporter dovesse avvicinarsi per quanto possibile all'oggetto: Rocchelli è stato ucciso il 24 Maggio 2014, a Sloviansk (Ukr), con la macchina fotografica in mano; documentava le vicende del confine ucraino-russo e le condizioni dei civili intrappolati tra i due fronti. I suoi lavori sono poi stati rielaborati postumi dai colleghi del collettivo Cesura di cui Rocchelli era socio fondatore. In seguito alla sua morte diversi riconoscimenti nazionali e internazionali hanno reso omaggio ai suoi lavori: tra questi il prestigioso World Press Photo 2015 ha premiato la serie Russian Interiors con il 2nd Prize nella sezione Portraits: Series.
L'archivio fotografico che Andy ha lasciato è un'ordinata antologia di lavori indipendenti e autoconclusivi, rimasti in gran parte estranei al circuito dell’informazione standardizzata e low cost, aliena dal seguire quanto accade a protagonisti lontani, impegnati in guerre dimenticate, celate o comunque appartenenti a cosmi troppo ingombranti per occupare più a lungo l'attimo di visibilità a loro concesso.
La presente retrospettiva propone dunque una selezione di tali racconti, per lo più inediti, concernenti mondi sociali e geografici lontani tra loro: la loro giustapposizione evidenzia legami latenti e filoni di indagine non manifesti, primo fra tutti la relazione intercorsa tra l'individuo e il contesto sociale cui appartiene. Le storie vengono qui dipanate con andamento libero, perchè tale fu la struttura cellulare e organica che Andy diede alla sua ricerca. L'apparato descrittivo è inoltre stato limitato al minimo, nel rispetto della potenza comunicativa dell'immagine.
«Sono convinto che la fotografia e, in particolar modo, quella di reportage debba possedere la capacità di parlare da sola, dialogando con l’utente in maniera autonoma con il solo ausilio dell’approfondimento geostorico e sociopolitico testuale, definito nella didascalia o caption »( Andy Rocchelli, Tesi di Laurea, Milano, 2008).
BIOGRAFIA
Andy Rocchelli, in seguito alla laurea in Visual Design conseguita presso il Politecnico di Milano, ha collaborato con l’agenzia fotografica Grazia Neri. Dopo aver lavorato come assistente nello studio di ALex Majoli, nel 2008 ha fondato, insieme ad altri 4 fotografi, Cesura, concepito come un collettivo forte ed indipendente, che potesse affrontare progetti fotografici senza compromessi commerciali. Nel 2009 ha raccontato le violazioni dei dirittti umani commessi in diverse repubbliche caucasiche e, un anno dopo, ha documentato il conflitto etnico in Kyrgyzstan. Con lo scoppio della primavera araba nel 2011, Andy si è recato in Tunisia e Libya. Le sue storie italiane narrano della criminalità organizzata in Calabria, della vocazione di giovani seminaristi e del fenomeno del velinismo. Le sue foto sono state pubblicate da Newsweek, LeMonde, Wall Street Journal, ForeignPolicy, Novaya Gazeta, Espresso, Zurich Zeitung, Kommersant e da altre testate nazionali e internazionali. Andy ha inoltre collaborato con varie ONG quali Human Rights Watch, Soleterre, DonneControLaViolenza. Andy è stato ucciso il 24 Maggio 2014 a Sloviansk, in Ucraina orientale, mentre documentava gli scontri tra separatisti filo-russi ed esercito regolare ucraino. Insieme a lui è stato assassinato anche il suo amico, guida e collega, il giornalista e attivista per i diritti umani russo, Andrey Mironov.