Angelo Bucarelli – Pieve a colori
Un omaggio alla Pieve e ai suoi colori, con nuovi lavori fatti espressamente per il luogo e altri scelti da sue precedenti mostre o istallazioni in cui trova temi in sintonia.
Comunicato stampa
Angelo Bucarelli accoglie con l’entusiasmo che gli è solito l’invito di Città della Pieve di allestire nel difficile e suggestivo spazio di Santa Maria de Servi, impianto romanico con rifacimenti barocchi molto singolari, una sua personale, omaggio alla Pieve e ai suoi colori, con nuovi lavori fatti espressamente per il luogo e altri scelti da sue precedenti mostre o istallazioni in cui trova temi in sintonia.
Con assonanze del tutto personali come sempre indaga in un suo vocabolario immaginifico che stimola la riflessione. Le sue parole, come boe galleggianti, emergono raccontando umori e suggestioni ben al di la dei loro significati apparenti e invitano a un lungo viaggio nella memoria attivando un dialogo intimo con noi stessi. I colori o gli umori della Città trasfigurati attraverso l’esperienza anche distante di altri territori sono protagonisti e si ritrovano quasi prigionieri in uno spazio che sembra voler dire molto più dei singoli vocaboli di Bucarelli.
Insistendo nelle sue tematiche sull'identità, la comunicazione, lo scritto contrapposto al visuale, il cognito e l’incognito, Bucarelli continua a sperimentare in questi nuovi lavori un mix di fotografia e tridimensionalità. L'effetto è sorprendente e spettacolare, senza mai perdere il gusto dell’ironico messo al servizio di un contrappunto intellettuale che porta l'osservatore dentro ad un meccanismo più complesso di quello che aveva creduto accostandovisi. Così le parole si animano tra giochi barocchi e minimalisti nelle solide cornici di ferro e nei colori delle terre, degli optical acrilici e delle immagini fotografiche dialogando con l’inquietudine di chi vi si avvicina.
Dalle botole dell’antico pavimento tre prigioni contemporanei cercano con mani argentee di andare oltre. Sono i "sé", i nuovi lavori, con cui Bucarelli gioca con la spazialità fisica e intellettuale, un sé da cui si cerca di uscire, ma anche un sé.... capace di destabilizzare il tempo. Accanto a loro torna "Confine" che con il piombo dei carpentieri Pievesi segna anch' esso un "sé.." fragile e mobile nel verde brillante della campagna circostante e con il rosso dei mattoni. E' ancora uno spazio da attraversare il mare spumeggiante blu come un cielo notturno dell’Umbria di Shaa'r, la Porta della speranza verso un nuovo Io. I bianchi fiori di mandorlo di Mula, gioco tra lingua e dialetto (in provenienza da Trieste) riflette sulla complessità dell’identità umana e il bisticcio tra percezione e realtà (ma quale? Se...). In una cornice piovono gocce d’argento e scandiscono il sottile e inquietante confine tra il tempo e il temporale, tra la meteorologia e il suo scatenarsi; la luce si scompone in orizzonti sintetici dove solo il contrasto, come in un processo alla Mondrian, resta a testimoniare l’essere nell’astrarsi dal tempo in cui è.
Organizzazione: Maddalena Santeroni
Angelo Bucarelli
Eclettico e versatile, Angelo Bucarelli è entrato nel mondo artistico romano degli inizi degli anni Settanta, dividendosi tra pittura, scultura, fotografia e cinema, lavorando, fra l’altro, anche come assistente di Claude Lelouche e di Federico Fellini. Nel 1978 ha avuto la sua prima personale a Roma alla Galleria Pan di Carola Barbato. In seguito, ha sperimentato altre forme di espressione artistica, come la grafica, realizzando numerose pubblicazioni, fra cataloghi d’arte e libri illustrati. Celebre fu il libro gonfiabile di plastica ideato con Roberto D’Agostino. Nel 1983 si è trasferito a New York, dove è entrato in contatto con l’ambiente culturale newyorkese e ha lavorato affianco a importanti artisti come Richard Poussete Dart, Arman, Arnaldo Pomodoro, Beverly Peppers o Larry Rivers. Inoltre, nella città americana ha svolto la sua attività sia come art director di Artforum International, la prestigiosa rivista newyorkese, sia come curatore di diversi progetti, mostre ed allestimenti. Nel 1989 è ritornato a Roma dove, da allora, vive nella sua casa-studio-laboratorio a Trastevere, dividendo la sua passione per la scultura con le attività di stimato e apprezzato curatore di mostre, eventi e progetti culturali internazionali. Negli ultimi anni ha intensificato il lavoro di scultura concettuale, lavorando materiali come il ferro, il bronzo, il rame e l’alluminio, realizzando sculture che giocano sull’identità e la forza evocatrice della parola. Dope le mostre del 1978 un lungo periodo come curatore, organizzatore e designer, ritrova nel 2006 la scultura. Nel 2007 é al Mart di Rovereto, a Milano alla My Own Gallery, a Capri alla Conchiglia. Nel 2009, è in “Unconditional Love” alla 53a Biennale di Venezia, ed è stato invitato alla 4° Biennale di Arte di Baku in Azerbaijan. Nel 2010 con Corrado Anticoli: Nomi e Cognomi al Museo di Arte Moderna di Anticoli Corrado. Maggio 2011 a Trieste con la Mostra : Trieste Scontrosa Grazia – esposizione insignita della Medaglia del Presidente della Repubblica. Settembre 2011, a Roma al Museo Centrale Montemartini, Cities of New York.
Santa Maria dei Servi,
Insieme a Santa Lucia, San Francesco, Sant’Agostino, è il più importante degli insediamenti monastici che si attestano nell’allora Castel della Pieve intorno alla metà del sec. XIII o poco dopo. I Servi di Maria trovano collocazione fuori Porta Romana tra gli anni 1260 – 1270. L’importante storia dell’Ordine servita a Città della Pieve è attestata anche dalla straordinaria vicenda artistica che si incentra soprattutto tra il sec. XVI e il sec. XVIII, tra Rinascimento e Barocco. Il percorso museale ruota intorno all’opera più significativa e sorprendente della vecchiaia di Pietro Perugino, la “Deposizione dalla Croce”. L’interno della Chiesa è stato completamente modificato nel primo ventennio del ‘700 e costituisce il più bell’esempio barocco di Città della Pieve. Significativi sono i resti dell’edificio trecentesco, come le splendide crociere gotiche del coro, della sagrestia e del coro inferiore. Un intervento di restauro ha recuperato l’aula liturgica, gli stucchi, gli intonaci, riportando le colorazioni originarie, e le opere pittoriche degli altari.
Dalla chiesa attraverso un percorso si arriva ai restaurati vani sottostanti dove sono esposte le tele di proprietà ecclesiastica. Le opere documentano la pittura a Città della Pieve tra la seconda metà del sec. XVI e i primi del sec. XVII. Periodo questo particolarmente importante in quanto la città diventava un vero e proprio centro artistico nel lasso di tempo che va dall’insediamento della famiglia dei della Corgna (1550) all’elevazione a Città e a sede di Diocesi (1600).
Straordinarie sono le testimonianze artistiche di questa nuova esposizione. Nel 1564 arrivava in Città, trovandovi stabile dimora, il pittore toscano Nicolò Circignani detto “Il Pomarancio”, dal quale nasceva intorno al 1568 il non meno famoso Antonio, che lascerà numerose opere nella suo luogo natale. Inoltre, andrà citata la presenza di un altro importante pittore toscano, Salvio Savini. Da Orvieto approdava a Città della Pieve nel 1578 il pittore Cesare Nebbia. Nel 1581, dall’orvietano Ferdinando Sermei nasceva Cesare, pittore noto soprattutto ad Assisi. Si segnala infine la presenza del pittore perugino Alessandro Brunelli, notevole artista riscoperto recentemente. I dipinti sono disposti secondo una sequenza tematica incentrata sulla Vita di Cristo, in particolare sull’episodio della Crocifissione e sui dogmi di Maria.