Angelo Morbelli – Il poema della vecchiaia
Torna a Venezia dopo 115 anni il ciclo pittorico Il poema della vecchiaia eseguito da Angelo Morbelli per la Quinta Esposizione Internazionale d’Arte del 1903, eccezionalmente riunito per l’occasione nei sei dipinti che lo compongono.
Comunicato stampa
Torna a Venezia dopo 115 anni il ciclo pittorico Il poema della vecchiaia eseguito da Angelo Morbelli per la Quinta Esposizione Internazionale d'Arte del 1903, eccezionalmente riunito per l’occasione nei sei dipinti che lo compongono.
La mostra, realizzata per omaggiare il pittore a cento anni dalla morte - a cura di Giovanna Ginex, con la direzione scientifica di Gabriella Belli - è ospitata dal 20 ottobre 2018 al 6 gennaio 2019 alla Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro e include una selezione di opere di Luigi Nono, Lino Selvatico, Émile Claus, Ettore Tito e Ignacio Zuloaga, esposte alla Biennale del 1903 e poi acquistate dalle istituzioni veneziane per Ca’ Pesaro.
Composto da sei dipinti – Vecchie calzette, Il Natale dei rimasti, Mi ricordo quand’ero fanciulla, Siesta invernale, I due inverni e Sedia vuota – raffiguranti gli ambienti del Pio Albergo Trivulzio di Milano, il maggiore ricovero per anziani indigenti della città, Il poema della vecchiaia venne presentato alla Quinta Esposizione Internazionale d'Arte del 1903. Da allora le differenti vicende collezionistiche dei diversi dipinti non permisero più l’unitaria visione del Poema.
Il recente rientro in Europa dall’America meridionale di Vecchie calzette, l’unica tela del ciclo mai più comparsa in pubblico dai primi anni del Novecento, ha permesso di riunire eccezionalmente i sei dipinti, ora conservati in musei pubblici, fondazioni e collezioni private.
Grazie a ricerche d’archivio è stato possibile ricostruire l’ordinamento originario delle sei tele voluto dal pittore, riallestendolo all’interno della Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro, nella cui collezione è conservato Il Natale dei rimasti, acquistato per il museo nel 1903 dal Municipio di Venezia.
L’intero progetto, ideato e sostenuto da Cornèr Banca (Lugano), nella cui raccolta compare Vecchie calzette, è un omaggio al pittore a cento anni dalla morte.
Alla mostra è abbinato un ricco catalogo edito da Skira (Milano, 2018), con saggi di Giovanna Ginex, Elisabetta Barisoni, Sharon Hecker e Gianluca Poldi.
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Il ciclo Il poema della vecchiaia rappresenta per Angelo Morbelli un riaccostarsi al tema della senilità, affrontato sin dal 1883 e mai più abbandonato sino alla morte, nel 1919. Le sei tele, raffiguranti gli ambienti del Pio Albergo Trivulzio di Milano, il maggiore ricovero per anziani indigenti della città istituito nel 1771, rappresentano il frutto di un impegno di grande rigore tecnico, avviato nell’autunno del 1901 e perseguito da Morbelli in modo pressoché esclusivo.
Nella seconda metà dell’Ottocento, il tema dei “vecchioni” ha un’ampia diffusione nella pittura del realismo internazionale, tramite le esposizioni internazionali e la grafica. Morbelli ne fa un tema portante della sua produzione, dipingendo e sperimentando le sue teorie sulle potenzialità della pittura divisionista entro gli ambienti dell’antico palazzo Trivulzio, in uno spazio dedicato in cui allestisce un atelier, condizione indispensabile per studiare da vicino anche i meccanismi psicologici insiti nella ritualità malinconica dei ricoverati.
Qui realizzerà le sei tele del Poema destinate all’esposizione veneziana del 1903.
Studi preparatori, disegni e fotografie testimoniano la rigorosa ricerca improntata alla tecnica divisionista, in cui luce e pigmenti sono attentamente calibrati per produrre l’impressione luminosa.
Nella pittura d’ispirazione verista degli ultimi tre decenni dell’Ottocento le rappresentazioni del lavoro si intrecciano in modo significativo con un’iconografia che esplora ogni piega dell’emarginazione sociale, in un caleidoscopio di proposte tematiche, soluzioni formali e accenti emotivi.
Lavoro, disoccupazione, fame, malattia, vecchiaia e morte condividono in queste opere una dimensione non salvifica, né tantomeno vicina all’aneddoto: testimoniano invece un disagio sociale profondo e diffuso che attraversava non solo l’Italia ma l’intero panorama europeo.
Il percorso espositivo si apre con una selezione di opere della collezione di Ca’ Pesaro, esposte alla Biennale del 1903 dove furono acquistate dalle istituzioni veneziane per la Galleria Internazionale d’Arte Moderna, insieme a Il Natale dei rimasti. Abbandonati di Luigi Nono, Cappuccetto grigio di Lino Selvatico, Autunno di Émile Claus, La nascita di Venere di Ettore Tito e Zia Luisa di Ignacio Zuloaga testimoniano le ricerche artistiche del primo Novecento in cui raffigurazioni dell’altera borghesia convivono con rappresentazioni su tematiche sociali.
Nella sala adiacente si ricrea la disposizione a parete del ciclo pittorico di Morbelli sulla base delle testimonianze fotografiche dell’allestimento del 1903, insieme a disegni preparatori e documenti d’archivio che testimoniano la genesi delle sei opere realizzate per l’esposizione veneziana.
Nella medesima sala si presenta il dipinto Ruscello del pittore svedese Anders Zorn, in mostra alla Sesta Esposizione Internazionale d’Arte del 1905, ammirato all’epoca per la luminosità e la potenza cromatica.
Nella corrispondenza con l’Amministratore Capo dell’Esposizione Internazionale, Romolo Bazzoni, Morbelli chiedeva di intercedere con la Direzione della Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro affinché la tela di Zorn fosse collocata nel percorso espositivo accanto a Il Natale dei rimasti per favorire un confronto tra le due differenti tecniche pittoriche.
La mostra restituisce al pubblico e agli studiosi la visione del Poema, aggiungendo, attraverso i saggi del catalogo edito da Skira, nuove informazioni, documenti e notizie sulla genesi del tema iconografico, la storia collezionistica ed espositiva di ogni dipinto e delle sue repliche, i contatti internazionali del pittore e la fortuna delle opere, la complessità della tecnica pittorica di un maestro della pittura divisionista.
Il saggio di Giovanna Ginex illustra l’ultratrentennale percorso di Morbelli attorno al tema dei “Vecchioni”, accostandolo alle voci della critica coeva e includendo ampie e aggiornate schede storico-critiche delle sei opere de Il Poema. Sempre in catalogo il testo di Elisabetta Barisoni documenta, con inediti materiali d’archivio, il singolare e duraturo rapporto tra Morbelli e il ‘Carnegie Institute’ di Pittsburgh, mentre il contributo di Sharon Hecker approfondisce le fonti iconografiche internazionali del “Vecchioni” morbelliani in confronto con opere sullo stesso tema.
Infine il testo di Gianluca Poldi raccoglie i risultati delle indagini scientifiche effettuate dall’autore su due opere de Il poema, offrendo un nuovo approfondimento sulla tecnica pittorica di Morbelli.
BIOGRAFIA
Angelo Morbelli (Alessandria, 1853 – Milano, 1919) è uno dei protagonisti più autentici della pittura italiana del secondo Ottocento e primi Novecento.
Nato ad Alessandria nel 1853, si trasferisce a Milano per seguire i corsi dell’Accademia di Brera. Concluso il percorso di studi artistici sperimenta tecniche e materiali, studiando assiduamente i trattati antichi e approfondendo la composizione di pigmenti e mestiche. Sposatosi nei primi anni ottanta con Maria Pagani, originaria di Casale, risiede stabilmente con la famiglia a Milano, mantenendo un forte legame con il paese d’origine dei genitori, Colma di Rosignano nel Monferrato.
S’interessa a soggetti ispirati alla vita quotidiana in cui l’attenzione sociale al vero, in linea con il coevo ambiente artistico e culturale, si fonde con ricerche pittoriche che sintetizzano la riflessione sul soggetto e l’uso delle tecniche coloristiche. Profondamente legato a temi attuali e concreti, tratti sia da aspetti della moderna società urbana, come nella marginalità dei vecchi ricoverati al Trivulzio, sia dalla durezza del lavoro dei campi, come nelle mondine delle risaie del suo Piemonte, l’artista affronta ogni soggetto con un approccio che privilegia lo studio e l’efficacia della tecnica pittorica.
Con il dipinto Giorni... ultimi!, tra i primi esempi dedicati alla rappresentazione degli ospiti dell’istituzione caritatevole milanese Pio Albergo Trivulzio, vince nel 1883, all’esposizione di opere di belle arti organizzata all’Accademia di Brera, il Premio Fumagalli, riconoscimento annuale istituito a incoraggiamento di un giovane artista per un’opera di pittura o scultura.
Lo studio di soggetti di vita contemporanea e l’impegno sul fronte di una pittura ispirata al vero gli valgono l’interessamento dell’artista e mercante d’arte milanese Vittore Grubicy de Dragon, che nel 1887 lo introduce nella propria attività commerciale presentando una serie di sue opere alla “Italian Exhibition” di Londra (1888) unitamente ad altri artisti quali Segantini, Tominetti, Ranzoni e Cremona.
Nell’ultimo decennio dell’Ottocento s’intensificano i riconoscimenti conferitigli in rassegne ed esposizioni, sia in patria che all’estero. Nel 1891 l’artista partecipa alla I Triennale di Milano con i dipinti Alba e Un consiglio del nonno – Parlatorio del luogo Pio Trivulzio, due tra le prime opere realizzate da Morbelli con la tecnica della divisione del colore. Si dedicherà con passione al continuo perfezionamento nella resa di aria, luce, illusione dei piani e dei toni (“L’affare dei puntini è per me un esercizio pratico, come le scale del pianoforte”), approfondendo le sue puntuali osservazioni sul vero con la lettura di trattati di ottica, chimica e fisica.
Alla I Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia (1895, vi parteciperà fino al 1912, con l’esclusione del 1899, 1901 e 1909) espone Per ottanta centesimi!, olio su tela lungamente elaborato attraverso un’attenta osservazione, tramite schizzi e fotografie, del lavoro nelle risaie e premiato, due anni dopo, con una medaglia d’oro alla Internationale Kunstausstellung di Dresda (1897). Morbelli si aggiudica una medaglia d’oro all’Exposition universelle di Parigi (1900) con l’opera Giorno di festa al Pio Albergo Trivulzio (1892), acquistato dallo Stato francese per il Musée du Luxembourg.
Nei primi mesi del 1901 manifesta, nelle lettere indirizzate all’amico Giuseppe Pellizza da Volpedo, l’intenzione di tornare ai soggetti del Pio Albergo Trivulzio. Con la consueta metodica dedizione realizza i sei dipinti costitutivi il ciclo intitolato Il poema della vecchiaia, in rassegna alla Biennale veneziana del 1903. Il pluridecennale esercizio compiuto sui soggetti umani immoti e le atmosfere dense di luce offerti dal Trivulzio può essere inteso come costante avvicinamento e tensione verso una perfetta traduzione pittorica del vero, ottenuta attraverso lo studio scientifico della luce e dei colori: strumento di questa impresa è la tecnica divisionista, mai abbandonata.
All’anno successivo risale la partecipazione alla Internationale Kunstausstellung di Düsseldorf e alla Universal Exposition di Saint Louis (In risaia).
A Venezia (1905) presenta il trittico Sogno e realtà e il dipinto Le Parche, venati di rimandi simbolisti e ancora incentrati sui riferimenti alla vecchiaia e alla caducità della vita. Al medesimo anno risale la partecipazione alla IX Internationale Kunstausstellung di Monaco ove espone anche Il Natale dei rimasti, già acquistato nel 1903 dal Municipio di Venezia per la Galleria Internazionale d’Arte Moderna.
A partire dagli anni dieci la pittura di paesaggio, genere sempre presente nella produzione dell’artista, ne diviene una componente ancora più significativa.
Nella pittura all’aperto dei suoi paesaggi, così come nella resa dei cupi interni del Trivulzio, Morbelli cerca una risposta al problema della rappresentazione del vero. Minuti tocchi di colore puro, condotti con sicuro virtuosismo tecnico, vivificano paesaggi lacustri, marini e montani raffigurati in varie condizioni luminose, dal meriggio al tramonto, per scoprire il rapporto tra luce e ombra e donare profondità alla trasparenza dell’aria.
Parallelamente approfondisce gli studi di estetica e tecnica pittorica, raccogliendo nei diari intitolati La Via Crucis del Divisionismo, datati dal dicembre 1912, appunti e annotazioni, certezze e interrogativi sulla vibrazione della luce e la brillantezza cromatica.
Durante gli ultimi anni continua a partecipare alla vita artistica del suo tempo, inviando i propri dipinti alle rassegne nazionali e internazionali. Nel 1915 con Tramonto sulla laguna è tra gli artisti presenti alla Panama Pacific International Exposition di San Francisco.
Si spegne a Milano il 7 novembre 1919.