Angelo Pitrone – I luoghi del romanzo
Una mostra e quattro luoghi – Agrigento, Santa Margherita Belice, Palma di Montechiaro e Racalmuto – per tre scrittori: Luigi Pirandello, Tomasi di Lampedusa, Leonardo Sciascia.
Comunicato stampa
La Galleria Fotografica Luigi Ghirri di Caltagirone CT,
e lo sguardo fotografico – muto e raccolto – sui luoghi di una provincia, Agrigento e alcuni suoi piccoli centri, terre di storia, di pensiero e di scrittura, frammenti di una Sicilia letteraria dove le trame si disegnano sui paesaggi e le luci, le piazze e gli interni che il fotografo agrigentino Angelo PITRONE scruta quasi in punta di piedi: ovunque gli attori pare abbiano abbandonato da tempo la scena o, al contrario, sembra attendano il momento propizio per entrarvi; nessuno abita, anima o taglia diagonalmente quelle strade; non ci sono bambini a contendersi i vicoli né contadini al lavoro nei campi; solo il silenzio dialoga con il vento, le onde e gli arredi e il pulviscolo danza sugli echi di coloro – PIRANDELLO, TOMASI DI LAMPEDUSA e SCIASCIA – che hanno reso immortale questa terra in bilico sul mare d’Africa.
Una mostra e quattro luoghi – Agrigento, Santa Margherita Belìce, Palma di Montechiaro e Racalmuto – per tre scrittori; quattro scenari dove il teatro dell’esistenza ha vissuto, raccontato, scritto e messo in opera i drammi, i contrasti, le eccentricità e le idiosincrasie dei siciliani. Una selezione di scatti, in un drammatico e silente bianco e nero, che, accompagnata da un profondo testo di Matteo COLLURA – un altro scrittore, anch’esso agrigentino –, è un volume omonimo edito nel 2004 dall’editore nisseno Salvatore SCIASCIA.
Pagina dopo pagina, scatto dopo scatto Angelo PITRONE ci prende candidamente per mano per condurci là dove parte della grande letteratura ha visto la luce o ha attinto: ci sembra quasi di sentirle in azione quelle fedeli macchine da scrivere; ci pare di spiarne i tasti, cadenzati e nervosi, picchiettare sulla carta pronta a trattenere trame di racconti e romanzi che si dipanano mentre echi lontani di vita urbana animano vicoli e strade o venti africani spazzano la costa deserta e le mura sbrecciate. E intanto non è difficile intravedere sguardi e mani che si fermano, volute di fumo che disegnano frattali nell’aria, pensieri che si avvicendano per rapire una penna pronta a segnare, inquieta, gli errori e i ripensamenti di Luigi, Giuseppe o Leonardo.
Lo sfondo letterario, domestico, quotidiano e spudoratamente provinciale di Girgenti è anche questo.
Angelo PITRONE, il fotografo, lo percorre e scruta … e noi pazientemente con lui.
Sebastiano FAVITTA e Attilio GERBINO
Galleria Fotografica Luigi GHIRRI
Caltagirone, luglio 2012
L’ubi consistam di Angelo PITRONE
Anima, / Che cosa farai, / Che cosa dirai? / Parla tu …
Anima, / Agli attimi miei / Che senso darai? / Dimmelo …
Paolo CONTE, Epoca, 1995
La vita è per noi ciò che in essa immaginiamo.
Per il contadino per il quale il suo campo è tutto, quel campo è un impero.
Per Cesare il cui impero gli sembra ancora poco, quell’impero è un campo.
Il povero possiede un impero; il grande possiede un campo.
In realtà non possediamo altro che le nostre sensazioni;
su di esse, dunque, dobbiamo basare la realtà della nostra vita,
piuttosto che su quello che esse vedono.
Fernando PESSOA, Il libro dell’inquietudine, 1982
La letteratura siciliana è ricca di luoghi, impressioni poetiche, descrizioni realistiche, suggestioni e incanti: il Novecento letterario italiano trae in Sicilia linfa per dar voce a tanti dei suoi Autori più noti. La narrativa è immagine: tempo, luoghi, personaggi, intrecci romanzeschi, dialoghi sono costruiti per restituirci un’illusione reale.
Angelo PITRONE ha reso possibile quest’illusione, con le sue fotografie cariche di contrasti luminosi che ci accompagnano lungo il vissuto letterario di Luigi PIRANDELLO, Giuseppe TOMASI DI LAMPEDUSA, Leonardo SCIASCIA. Il fotografo compie un pellegrinaggio nei luoghi letterari, ripercorrendo vie già tracciate: Johann Wolfgang GOETHE, Sigmund FREUD, Richard WAGNER, Jean HOUELL, Norman DOUGLAS, August von PLATEN, Rudolph BORCHARDT, Marie Luise von KASCHNITZ, stranieri conquistati dal sangue e dalla pietra di questo pezzetto d’Occidente. Questa definizione della Sicilia è della scrittrice e poetessa tedesca Marie Luise von KASCHNITZ, che nel suo viaggio del 1951 è folgorata da questo crocevia di siti e figure che hanno lasciato il segno
La tempesta ha spezzato il cavo. Non c’è luce / nel duomo d’Agrigento. /
Solo candele intorno al rigido catafalco / e le preghiere grigie delle ombre.
Marie Luise von KASCHNITZ, Karte von Sizilien, 1957
Potremmo osservare le immagini di Angelo PITRONE come risultante estetica frutto di una sapiente tecnica artistica, nello stesso modo in cui fino ad oggi ci siamo accostati alle pagine dei tre Autori co-protagonisti di queste visioni con l’unica compagnia del nostro immaginario mentale. Grazie alla mostra che la Galleria Fotografica Luigi Ghirri oggi ospita a Caltagirone, un contrappunto visivo ci accompagnerà d’ora in poi nel mondo di carta e ombre dei tre scrittori siciliani, permettendo che le fotografie di PITRONE si trasformino nell’universo simbolico che fa da scenario ai loro capolavori letterari.
Camminare fra queste immagini, osservare tetti, contrade, scorci paesaggistici è un doppio invito, a partire per percorrere con l’ottocentesco spirito del grand-tour questi luoghi, e a ri-percorrere in silenzio le pagine già lette degli illustri siciliani, senza cadere tuttavia nell’equivoco – riduttivo e ingenuo – di credere che queste fotografie ci restituiscano la geografia reale in esse contenuta. Seguendo questi percorsi si parte per un viaggio parallelo, rarefatto e sospeso, del tutto ipotetico, ben più intrigante, accarezzato dalle nostre personali sensazioni, che ci conduce nell’oltre così caro a molta poetica e letteratura del Novecento, ma anche al mondo iconografico degli artisti contemporanei.
È questa la potenza evocativa delle immagini, è questa la forza dell’arte di Angelo PITRONE.
Non sono niente.
Non sarò mai niente.
Non posso volere essere niente.
A parte questo, ho in me tutti i sogni del mondo.
Fernando PESSOA, Tabacaria, in Poesias de Álvaro de Campos, 1944
Marina BENEDETTO
Galleria Fotografica Luigi GHIRRI
Savona, luglio 2012
Dove le ombre guidano i nostri passi
"Un'ombra ben presto sarai...". Un'ombra tra le ombre nell'accumulo di tutta una vita. Un'ombra: questo e non altro spesso cerchiamo nel nostro andare a tentoni per le strade del mondo o muovendoci come bestiole imprigionate in una gabbia di città o paese. Un'ombra ben presto sarai... Ed è questa immancabile metamorfosi, che inutilmente tentiamo di cogliere al suo manifestarsi, a indicarci una direzione, un cammino alternativo a quello del concreto vivere in mezzo a una concreta umanità che sotto ai nostri occhi ineluttabilmente sembra avviarsi a una fine oltre la quale non ci saranno ombre, oltre la quale non ci sarà memoria, in una dimensione in cui all'inane archeologia del nuovo in eterno si contrappone quella dell'antico.
Un'ombra ben presto sarai tra queste rovine che dico¬no dell'oggi, di un qui e ora mostruosamente renitente ai richiami del passato vicino o lontano che sia; un'ombra, finalmente tra tanta luce accecante e annientatrice, tra tanto vano consistere; un'ombra. E allora ecco "vive" pre¬senze a raccontare del mistero della vita, a darne suaden¬ti ragguagli e inoppugnabili ragioni.
Sto parlando di qualcosa che un po' assomiglia all'e¬terna contrapposizione che ossessionò PIRANDELLO, quella tra la vita e la forma. Su questo perpetuo dissidio i veri artisti non hanno dubbi: scelgono la forma, vale a dire tutto ciò che è creatura del loro magistero. E se in stato di grazia – quella condizione mentale e fisica che agli artisti dona poteri insondabili –, alla forma essi usano dare la consistenza di un'ombra. Per questo mi è affiorato quel bellissimo titolo, Un'ombra ben presto sarai, dell'argentino Osvaldo SORIANO, suggeritogli da una canzone modulata su un tango argentino («Sentiero che allora eri / costeggiato da trifoglio e da giunchi in fiore / un'ombra ben presto sarai / un'ombra così come me»).
Tutto questo si può chiamare sbrigativamente visione. E può andar bene, a patto che con questa parola non s'intenda qualcosa che sia generata da un sogno o da uno stato di allucinazione. L'artista è propriamente un visionario, poiché la visione che egli riesce a propiziarsi (a volte letteralmente a costruirsi) è perfetta forma, vale a dire indefettibile verità. Sono esattamente questi, come BORGES dimostra, la prerogativa e il privilegio della lette¬ratura.
I luoghi che Angelo PITRONE qui fotograficamente ripropone li ho visitati in più occasioni. Non ci sarebbe, dunque, niente di nuovo, almeno per quanto mi riguarda. Senonché, queste immagini hanno il potere di restituirmi momenti di rara felicità, quei momenti in cui le visioni mi hanno aiutato a leggere il mondo così come – restringendo il discorso ai tre autori scelti da PITRONE – PIRANDELLO, SCIASCIA e TORNASI DI LAMPEDUSA suggeriscono. Con un di più per SCIASCIA, il quale, venuto dopo PIRANDELLO e Giuseppe TOMASI, su questi due scrittori ha lasciato pagine d'impagabile – per chi vorrà scriverne ancora – visionarietà. […].
Matteo COLLURA
Dall’introduzione al volume fotografico di Angelo PITRONE:
I luoghi del romanzo. Pirandello - Tomasi di Lampedusa - Sciascia,
Salvatore SCIASCIA Editore, 2004 Caltanissetta
I luoghi del romanzo
Se fossi solo un amante di letteratura, i luoghi del romanzo, almeno per me, sarebbero solo quegli ambienti, quei topoi, che hanno reso possibili certe vicende letterarie; che hanno dato, appunto, consistenza ed emblematicità al genere del romanzo. Così il treno, il bordello, il convento, il castello, il fiume, il deserto, la strada, sono, a ben pensarci, tutte cornici che hanno reso possibili lo sviluppo e il progredire di trame e biografie che altrimenti sarebbero apparse scipite o prive di valenze simboliche.
Sono però, anche, un amante di fotografia: e in fotografia i luoghi del romanzo non sono sempre gli elementi di una trama o di un testo ormai divenuto altro, come dire, staccato dall’autore; sono, invece, e soprattutto, i frammenti della personalità dell’autore.
E se FLAUBERT può esclamare che “Madame BOVARY c’est moi”, beh, noi possiamo aggiungere che la possibile fotografia della sua casa, del luogo dove visse, e lavorò e morì, quella fotografia è, forse, un suo ritratto e quella fotografia è Madame BOVARY. E se non è il suo ritratto fisiognomico è il “tramite” che la fotografia ci offre per penetrare più facilmente dentro di quell’immaginario romanzato.
Ritorno, pertanto, su queste splendide immagini di Angelo PITRONE, conterraneo di PIRANDELLO, TOMASI Di LAMPEDUSA e di SCIASCIA, e mi avvalgo delle medesime perché oltre all’aspetto indicale e iconico in queste fotografie, come tutte le buone e concludenti fotografie, c’è una valenza simbolica. Ovvero di un piano di incontro dove stare insieme, dove scambiare e poter parlare.
Con chi, direte voi? Con le ombre, perché di fotografia stiamo parlando. Ombre di scrittura, di personaggi, di passioni e di idee. Ombre che, come cicatrici, si soffermano su una sedia come su uno scrittoio, su un palco come su un salotto, su un altare come su una miniera. E la fotografia di Angelo, tra questi luoghi, è il sentiero, il “caminido”, per contattare quelle ombre che sanno ancora guidare i nostri passi (così l’amico Matteo COLLURA prefazionando il Libro cui questa mostra si collega).
Insieme al sentiero ritorna il senso tutto appassionatamente vitale e vitalistico di “Spoon River” e di “Piccola città”, e, con loro, l’esperienza della memoria più che del ricordo.
“Ce ne ricorderemo di questo pianeta”. Il verso di Auguste de VILLIERS de L'ISLE-ADAM, è inciso sulla tomba di Leonardo SCIASCIA ma, adesso, il guardare le loro case, e il loro paesaggio, ovvero ciò che hanno visto i loro occhi, ci sembra un invito, un “prego, accomodatevi”, che ci sembra detto proprio da loro; e ancor ci commuove.
Pippo PAPPALARDO
per la Galleria Fotografica Luigi GHIRRI