Aniello Barone – Nistagmo

Informazioni Evento

Luogo
SAACI GALLERY
via Padre Girolamo Russo 9 , Saviano , Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al
Vernissage
30/11/2019

ore 19

Artisti
Aniello Barone
Curatori
Antonello Scotti
Generi
arte contemporanea, personale

In mostra l’ultimo lavoro di Aniello Barone, dal titolo “Nistagmo”, a cura di Antonello Scotti.

Comunicato stampa

Sabato 30 novembre alle ore 19,00, nello spazio Saaci/Gallery di Saviano, Napoli, verrà presentato l’ultimo lavoro di Aniello Barone, dal titolo “Nistagmo”, a cura di Antonello Scotti. È un’opera pensata e prodotta per questo ambiente espositivo. Saranno presentati due riprese video realizzate nelle miniere di salgemma di Racalmuto in provincia di Agrigento, riprese effettuate con un dispositivo smartphone. È una macchina visiva dove il visitatore si immergerà facendo ognuno, la sua esperienza di ‘scavo’. È costruita, in sintesi, con materiali che evocano, senza enfasi, l’interno della miniera, miniera dove l’orizzonte è occluso e dove gli operai che vi lavorano hanno un punto di vista sempre in movimento statico, da qui il titolo dato al lavoro. Tutto ciò nasce e soprattutto, attraverso la lettura di un libro di Leonardo Sciascia, in cui quest’anno ricorrono i trent’anni dalla morte, “Le parrocchie di Regalpetra”, pubblicato nel 1956. In questo vi sono chiari riferimenti agli accadimenti sociali di un paese qualunque della Sicilia, ma che di fatto è una crasi tra il suo paese natio, Racalmuto appunto, e il libro di Nino Savarese “Fatti di Petra”: il suo denominatore comune è la sopraffazione del popolo ai soprusi dei proprietari terrieri. Di seguito uno stralcio del testo che accompagnerà la mostra.

…In una dimensione dove la traccia contaminante dell’uomo si fa sempre più prepotente e dissociante, dove lo stesso uomo ha perso il suo orizzonte primario e dove il tempo è saturo di social, smarrendo del tutto il tempo della socialità, il tempo del suo determinarsi come essere senziente e cosciente della propria umanità, la macchina si pone al di sopra della storia dell’uomo e della storia della terra. Nella sua dimensione totalizzante, nel suo porsi come antidoto alla fatica immane atta a stabilire il predominio della cultura sulla natura, l’uomo, meccanizzato e digitalizzato, deve far fronte ad un rimosso remoto dal quale non saprà di certo a breve districarsi. In questo tempo dove le immagini sono maciullate e di sovente annichilite del loro primario senso, rendere visibile l’invisibile, si innesta quest’ultimo lavoro di Aniello Barone.

Aniello Barone è un docente di fotografia all’Accademia di Belle Arti di Napoli, ma, innanzitutto, un ricercatore che utilizza l’immagine fotografica, tracciata da dispositivi fotografici, per svolgere la sua perpetua ricerca di analisi delle grammatiche che costituiscono le immagini. Lui è sempre curioso e avventuroso, a svolgere le maglie strette del fotografico, declinato, per cultura e anima, più alla messa in discussione che alla conferma di ciò che traspone. Come ogni ricercatore, fa del dubbio la sua condizione mentale, sposta con costanza la sua attenzione per carpire i remoti segni incorporati nell’immaginario dei luoghi frequentati, sia nel suo quotidiano, sia per frequenza di letture. Infatti nel caso del lavoro qui presentato dal titolo Nistagmo che prende il nome da un disturbo dei bulbi oculari, un disturbo il cui sintomo, rappresenta qui plasticamente, una causa, storico-sociale, che diventa chiara metafora di quanto da tempo la nostra civiltà meccanicistica e consumistica ci obbliga a vivere: l’occhio non trova più un punto fermo sullo schermo del mondo. In questo stato costrittivo, il nostro sistema visivo, ma di fatto tutto il sistema dei sensi, è costantemente affetto da una mancanza di messa a fuoco del futuro dell’uomo sulla terra. L’uomo del cosiddetto Antropocene (alla moda), è ingabbiato in un…Ambiente artificiale, creato dall’uomo, ostile, che mette a repentaglio la stessa vita di chi ha costruito questo paesaggio…Quindi, un luogo, l’orizzonte, sempre in movimento ma sempre “uguale” a sé stesso: visione, cultura ingabbiata come la nostra costruzione della realtà. Paesaggio fatto di certezze ma anche di angosce, se ti fermi. Allora è meglio non fermarsi, il rumore, il tic tac della macchina, distraggono ma nello stesso tempo mettono sicurezza, come il battito del cuore di una madre, che nell’ascoltarlo, il figlio, si addormenta, si tranquillizza, si anestetizza.