Anna Boghiguian
Il Castello di Rivoli presenta negli spazi della Manica Lunga la prima retrospettiva dell’artista egiziano-canadese di origine armena Anna Boghiguian (Il Cairo, 1946).
Comunicato stampa
Il Castello di Rivoli presenta negli spazi della Manica Lunga la prima retrospettiva dell’artista egiziano-canadese di origine armena Anna Boghiguian (Il Cairo, 1946).
Successivamente la mostra sarà presentata alla Sharjah Art Foundation di Sharjah (UAE) dal 16 marzo al 16 giugno 2018.
Anna Boghiguian, pur mantenendo lo studio e la casa al Cairo, vive e lavora tra Europa, Asia, Africa e nelle Americhe. Dopo gli studi di scienze politiche presso l’American University del Cairo, nel 1970 si trasferisce in Canada dove studia arte e musica alla Concordia University di Montréal. I suoi interessi che spaziano dalla letteratura, alla filosofia e alla politica si riverberano nei suoi disegni e quadri eseguiti spesso a encausto in cui spiccano il tratto spontaneo e i colori saturi. Le sue opere amalgamano figurazione e testo scritto facendo dell’opera pittorica un corpo unico capace di toccare tutti i sensi spingendo l’osservatore a una dimensione empatica con il mondo. Oltre alla pittura, l’artista utilizza numerosi linguaggi espressivi quali la scultura, la fotografia, la scrittura e il suono e nei suoi collage sono incorporati oggetti e ritagli di immagini stampate. “Le sue installazioni e opere ambientali offrono un’interpretazione unica dell’esperienza del viaggio e dell’essere umano contemporaneo, in transito tra passato e presente, poesia e politica, sguardo appassionato sul mondo e osservazione critica”, afferma Marianna Vecellio, curatrice della mostra.
Figlia di una famiglia armena che ha conosciuto la diaspora e la pesantezza dell’esodo, Anna Boghiguian ha maturato l’urgenza di un cosmopolitismo culturale assai prima dell’avvento della globalizzazione. Quasi a voler proteggere il proprio studio dalle violenze e dalle inquietudini mediorientali, nella primavera del 2017 l’artista ha trasferito presso il Castello di Rivoli i mobili e gli oggetti del suo atelier al Cairo, ricostruendo al terzo piano del Museo gli ambienti a lei cari: le stanze interne colme di opere e disegni, barattoli di pigmento, tappeti, oggetti orientali e opere giovanili mai mostrate al pubblico prima d’ora.
Spirito nomade, Anna Boghiguian è da sempre cittadina del mondo: nel corso dei suoi numerosissimi viaggi, spostandosi da una città all’altra, da un continente all’altro, s’immerge nei luoghi e nei suoni delle città, così come nella letteratura, nella poesia e nella dimensione politico-sociale e - pur mantenendo la distanza dell’osservatore esterno – coglie quasi come un entomologo le contraddizioni e il disagio dell’essere umano contemporaneo.
L’artista si è affermata sulla scena internazionale partecipando al progetto a cura di Catherine David Contemporary Arab Representations, presentato nel 2003 al Witte de With Center for Contemporary Art, Rotterdam; Fundació Antoni Tàpies, Barcellona; BildMuseet, Umeå e Centro José Guerrero de la Diputación, Granada, per il quale ha realizzato una serie di opere che si sviluppano secondo una vera e propria struttura narrativa. Le sue opere sono state esposte alla Biennale di Thessaloniki (2007), 11th International Istanbul Biennial (2009), 10th Sharjah Biennial (2011), dOCUMENTA (13) (2012), Kassel, Biennale di São Paulo e 1st International Biennial of Contemporary Art Cartagena (2014), 14th International Istanbul Biennial (2015) e 12th Sharjah Biennial (2015). Tra le personali più recenti ricordiamo Promenade dans l’inconscient (A Walk in the Unconscious) al Carré d’Art, Nîmes, 2016. In occasione della sua partecipazione a dOCUMENTA (13) a Kassel, Anna Boghiguian s’impone nel mondo internazionale dell’arte per il vigore e l’efficacia delle sue opere che per la loro unicità si sottraggono alle consuetudini e ai canoni dell’arte ufficiale. Con la partecipazione, tre anni dopo, alla 56.ma Biennale di Venezia (2015), Anna Boghiguian è tra gli artisti che espongono al Padiglione dell’Armenia, vincitore del Leone d’Oro per la migliore Partecipazione nazionale.
Dice Carolyn Christov-Bakargiev: “La mostra di Anna Boghiguian riconferma la vocazione del nostro Museo ad approfondire il dialogo culturale nel mondo attuale attraversato da migrazioni, guerre e crisi, e ad anticipare sviluppi artistici contemporanei. A partire dal libro d’artista fatto a mano nei primi anni ottanta e fino alle grandi installazioni recenti, Anna Boghiguian srotola e apre un tempo-spazio ripiegato su se stesso, giungendo a un linguaggio sperimentale dell’abbondanza e dell’inclusione capace di esprimere empatia e coinvolgere il pubblico”.
In occasione della mostra, per i tipi di Skira, è pubblicato un catalogo in inglese e in italiano con una sezione di opere inedite dedicate alla figura di Nietzsche a Torino e realizzate espressamente per questo volume; il catalogo presenta inoltre saggi dei curatori e una cronologia scientifica completa di antologia critica, apparati biografici e bibliografici.
La mostra verrà presentata alla Sharjah Art Foundation di Sharjah (UAE) dal 16 marzo al 16 giugno 2018 per la cura di Carolyn Christov-Bakargiev e Hoor Al Qasimi.
Le opere
The Studio (Lo studio), 2017, ambiente ammobiliato con oggetti appartenenti all’artista e altri recuperati in loco, rappresenta uno spazio di lavoro e creazione che rivela il desiderio di creare un legame tra Il Cairo e Torino rendendo pubblico uno spazio privato carico di emotività. Il confronto con la storia culturale locale ha portato l’artista alla realizzazione delle opere su carta An Incident in the Life of a Philosopher (Un episodio nella vita di un filosofo), 2017, ispirata al periodo trascorso dal filosofo Friedrich Nietzsche (1844–1900) a Torino tra il 1888 e il 1889, che qui concepì l’opera filosofica autobiografica Ecce homo, l’ultima prima della sua crisi.
Boghiguian prende spunto dall’episodio secondo il quale il celebre filosofo tedesco, il 3 gennaio 1889, abbracciò un cavallo all’uscita del Teatro Carignano di Torino per difenderlo dai colpi di frusta inferti dal suo custode e poi scoppiò a piangere gettandosi a terra in preda a spasmi di dolore, prodromi di una follia filosofica e clinica a lungo incubata. Su questa storia Boghiguian costruisce la sua interpretazione della figura del solitario e meditativo filosofo che si abbandona all’ideale dionisiaco secondo cui le dinamiche di creazione e distruzione fondano il processo creativo.
ZYX-XYZ, 1981-1986, nasce come libro d’artista nel 1981 durante il suo soggiorno canadese. Le riflessioni di Boghiguian sul viaggio esistenziale dell’essere umano e sull’eterna ripetizione della vita e della morte sono riportate sulle pagine del libro a gouache, acquerello, pastello e collage combinando pittura e scrittura a mano libera. L’opera si riferisce al viaggio immaginario di un alchimista, rappresentato simbolicamente da un cervello, che l’artista stampa con un timbro recuperato alla fine degli anni settanta in una bottega di Amsterdam. zyx-xyz indaga il percorso delle cose, dei concetti culturali e dei flussi di trasformazione, espressione di una fluidità materica e corporea che contraddice l’idea di un’economia e di un mondo liquido associati al trasferimento di dati dell’era digitale.
Nella serie di lavori Indian Train (Treno indiano), 1984, l’artista registra la propria esperienza a bordo dei treni indiani, espressione della socialità in movimento e luogo privilegiato di osservazione e riflessione sull’essere umano e sul mondo intero. La linea ferroviaria indiana è stata il più grande progetto realizzato dagli inglesi durante il colonialismo. Utilizzati per unificare e connettere il Paese, i treni, che rappresentano il movimento nomadico, hanno creato le premesse per le prime migrazioni e la progressiva decolonizzazione. Ma l’India e il colonialismo ricorrono anche in un’altra serie di opere dedicate al poeta e premio Nobel indiano Rabindranath Tagore (1861-1941). Intitolata A Play to Play (Un’opera teatrale da recitare), 2013, l’installazione ambientale di Boghiguian è ispirata dalla commedia L’ufficio postale scritta da Tagore nel 1912 in cui si narrano le vicende di Amal, un bambino malato che osserva il mondo esterno dalla sua finestra e che diviene simbolo dell’India colonizzata dall’impero britannico. I personaggi e gli scenari dell’opera di Tagore sono resi in una serie di opere tra cui disegni, sculture in cartapesta e pupazzi di carta ritagliati e appesi dall’alto. Per realizzare A Play to Play, Boghiguian si reca a Santiniketan, dove Tagore fondò una scuola - poi divenuta l’università Visva-Bharati – il cui ideale educativo era un insegnamento più libero e all’aria aperta in antitesi ai principi educativi introdotti in India dai britannici.
A Poet on the Edge of History (Constantine Cavafy) (Poeta ai bordi della storia – Konstantinos Kavafis), 1995-2017, è il titolo scelto da Boghiguian per il corpus di lavori – che consta di oltre trecento opere su carta - dedicato al poeta e intellettuale greco Konstantinos Kavafis (1863-1933). Osservando le intuizioni politiche di Kavafis - vissuto ad Alessandria d’Egitto tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento e definito dall’artista poeta “della storia” - Boghiguian si concentra su alcuni temi della sua poetica quali la metamorfosi, la sensualità e la descrizione del declino che contraddistingue la fine del periodo tolemaico e greco-romano in Egitto. Il continuo interesse verso il poeta è testimoniato dalla recente serie di opere come l’installazione dedicata alla Battaglia di Azio, in cui Boghiguian traccia un parallelo tra la decadenza del regno tolemaico in Egitto e dell’Impero romano d’oriente e la decadenza dell’epoca attuale che favorisce l’ascesa di leader politici autoritari.
The Simple Affair that Moved the World (La questione semplice che mosse il mondo), 2010-2011, è la prima installazione realizzata da Boghiguian. L’opera, che combina strutture in legno e tela, disegni su carta e interventi di scrittura e pittura murale, indaga l’incidenza del mercato globale nel fenomeno della migrazione dei popoli focalizzandosi sull’esportazione e sull’importazione di persone e merci quali eventi che storicamente hanno caratterizzato i rapporti tra Egitto, Emirati Arabi, India e Americhe. La storia internazionale, intrecciandosi con quella personale e interiore dell’artista, costruisce una narrazione espressiva in cui realtà e finzione si confondono per spiegare le radici profonde dell’imperialismo culturale.
Unfinished Symphony (Sinfonia incompiuta), 2012, realizzata in occasione di dOCUMENTA (13) a Kassel, è un’installazione immersiva composta da oltre cento opere su carta, una grande scultura in cera raffigurante un orecchio, un albero secco a terra, api morte, un uccello impagliato, una forma d’uovo e una tenda militare. L’opera allude ai corsi e ricorsi della storia e alle radici del nazismo in Germania che si ritrovano nelle contraddizioni mai risolte della prima Guerra Mondiale e nel colonialismo dei secoli precedenti. Il riproporsi di conflitti e conseguenti migrazioni, il dolore sofferto dai popoli sottomessi a dittature e costretti a divenire rifugiati, sollecitano l’arte a riflettere sulle emergenze attuali.
The Salt Traders (I mercanti di sale), 2015, esposta alla 14th International Istanbul Biennial e recentemente entrata a far parte della collezione permanente del Castello di Rivoli grazie al sostegno della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT, offre un racconto e un’interpretazione unitaria della “politica del sale” nel mondo. Il sale, un tempo usato come moneta di scambio ma anche come elemento capace di conservare il cibo, ha contribuito alla nascita delle transazioni economiche e della schiavitù così come all’insediamento di porti, scali e tratte commerciali che hanno dato avvio alle migrazioni nel Mediterraneo. L’installazione, mettendo in relazione i viaggi di Alessandro Magno con le conquiste di Cristoforo Colombo e le marce pacifiche di Gandhi con il recente collasso economico della Grecia, sottolinea come le crisi abbiano origine dalla carenza dei beni primari per l’uomo.
L’installazione Promenade dans l’incoscient (A Walk in the Unconscious - Passeggiata nell’inconscio), 2016, attraverso un viaggio onirico nel tempo e nella geografia, ma anche attraverso una coscienza personale e collettiva, mette in relazione la storia di Nîmes con quella di Alessandria d’Egitto. Di fronte al flusso incessante e ripetitivo della storia, Boghiguian, facendo riferimento al senso dell’udito - che distingue tra orecchio metafisico deputato all’ascolto interiore e l’orecchio fisico che permette di stabilire legami con il mondo che ci circonda - invita il pubblico alla pratica dell’ascolto che consente riflessioni sull’esistenza e la miseria della politica nei tempi antichi e in quelli attuali.
La vita
Anna Boghiguian nasce a Il Cairo nel 1946 da genitori armeni. Cresce in una famiglia di orologiai a Heliopolis, a dieci chilometri da Il Cairo, una città in mezzo al deserto costruita all’inizio del XX secolo per volere dell’ingegnere, imprenditore e generale belga, il barone Edouard Empain. Nota per il bizzarro palazzo ispirato ad Angkor Wat in Cambogia e ai templi hindu di Orissa, Heliopolis era abitata da élite e minoranze, in prevalenza straniere. All’età di sei anni assiste alla rivoluzione egiziana del 1952, che conduce Re Fārūq I all’esilio forzato e alla caduta della monarchia l’anno seguente. L’artista cresce in una situazione in profondo cambiamento politico e sociale e che, sotto la guida del Presidente Ğamāl Nasser, avrebbe portato la nazione all’Egitto di oggi.
Frequenta la scuola armena Nubarian e segue le lezioni di disegno di Onnig Avedissian; dal 1958 al 1964 frequenta l’American College for Girls e dal 1964 al 1969 studia politica ed economia all’American University in Cairo, ateneo fondato nel 1920 per formare i futuri dirigenti del paese. S’interessa agli scritti dei filosofi Hegel, Marx, Macchiavelli, Platone e altri pensatori utopisti. A vent’anni, ogni qualvolta il governo lo permettesse, comincia a viaggiare. Appassionata di letteratura e poesia, legge Fëdor Dostoevskij, Nikos Kazantzakis, Anna Achmatova, Nagib Mahfuz, Albert Camus, Taha Hussein, Jean-Paul Sartre, Truman Capote e le poesie di Rabindranath Tagore. Nei primissimi anni settanta si trasferisce a Montreal in Canada e frequenta la Concordia University dove studia arte e musica. Realizzati a partire dalla fine degli anni settanta, i primi lavori sono collage di immagini, pubblicità e parole, selezionati da fogli di quotidiani e riviste, tra cui Interview di Andy Warhol e presentati su supporti come il cartone riciclato, la carta da pacchi e gli incarti di macelleria. L’uso del giornale porta l’artista a riflettere sulla combinazione tra scrittura e disegno, sviluppati in seguito. Nel 1978 Boghiguian realizza il primo dipinto murale, oggi distrutto, presso la Youth Clinic di Montreal. Le sue prime mostre sono occasioni informali e, organizzate nello studio e nell’abitazione, sono disertate dal pubblico al quale non vengono spediti gli inviti. Espone i suoi lavori in Grecia nel 1979. Inizia anche a disegnare, dipingere e scrivere nei suoi diari e a realizzare libri d’artista dipinti a mano, attività che ha continuato periodicamente lungo tutta la vita.
Nel 1983 visita la casa di Konstantinos Kavafis ad Alessandria d’Egitto, a quel tempo albergo Amar, che ha ispirato molte opere successive.