Anna Capolupo – Il bello di ciò che non ricordiamo
Per la prima volta, le due ricerche portate avanti parallelamente dall’artista negli ultimi anni vengono presentate una a fianco dell’altra.
Comunicato stampa
A partire da venerdì 27 gennaio 2017, lo spazio espositivo Miro Architetti, sito in Via Sant’Apollonia 25, a Bologna, ospita la mostra Il bello di ciò che non ricordiamo, personale dell’artista Anna Capolupo (Lamezia Terme, 1983, vive e lavora a Firenze).
Per la prima volta, le due ricerche portate avanti parallelamente dall’artista negli ultimi anni vengono presentate una a fianco dell’altra. Lo sguardo volto alla realtà esterna dei paesaggi urbani, realizzati attraverso una pittura ruvida dal forte impatto visivo, in cui vengono coniugati magistralmente il realismo architettonico e l’astrazione pittorica di matrice espressionista, trova il suo contraltare nell’indagine introversa ed estremamente intima delle tre installazioni di Fiber Art tese alla ricostruzione artistica di un oggetto della memoria, nato da un gesto d’amore: la coperta che la bisnonna dell’artista intesseva per ciascuno del membri della famiglia.
Le due ricerche nascono identiche nelle primissime fasi di realizzazione. La carta da acquerello o da incisione, ruvida e spessa, che, applicata sulla tela, fa da supporto materico alle stratificazioni di tecniche che compongono i paesaggi urbani, è la stessa che accoglie il gesto lento e ripetuto infinite volte del ricamo che dà vita ai tre variopinti arazzi presenti in mostra, in cui, ai colori acrilici, si sostituiscono i coloratissimi fili di cotone e di lana che riscostruiscono, a memoria, i pattern di quelle coperte tanto intime e famigliari, quanto lontane nel tempo.
La facoltà intellettiva della memoria, e la sua insita fallibilità, è il file rouge tematico del procedere artistico di Anna Capolupo. I paesaggi urbani nascono da una ricerca fotografica “sul campo”, ma gli scatti che vengono utilizzati per tracciare gli scheletri dei vari luoghi sono subito messi da parte e soppiantanti da una ricostruzione mnemonica del paesaggio. Ciò che ne deriva sono dei ritratti di luoghi che, in effetti, non esistono, ma risultano comunque fortemente realistici ed evocativi. Allo stesso modo, ciascuno dei tre arazzi presenta dei vuoti nell’intreccio del ricamo, o delle frange di filo lasciate libere oltre il supporto di carta: sono quelle parti di cui mancano i ricordi, perché la memoria non è stata in grado di trattenere per intero le coperte che ha cercato di ricostruire.
La mostra rientra in SetUp+, il percorso in città di SetUp Contemporary Art Fair ed è organizzata da Burning Giraffe Art Gallery, spazio espositivo torinese dedito alla promozione dei giovani artisti di talento.
Anna Capolupo è laureata in pittura all’Accademia di Belle Arti di Firenze. Nel 2014 è finalista sia al Combat Prize che al Premio Terna. A febbraio 2015 si aggiudica il Premio Internazionale Limen Arte, nella sezione Pittura. Nello stesso mese, la rivista Wired la inserisce nella lista dei 20 giovani più promettenti d’Italia (Wired Audi Innovation Award). Nel 2016 si aggiudica il Premio Combat, sezione grafica, con un arazzo della serie Il bello di ciò che non ricordiamo. Nel novembre dello stesso anno, ottiene una menzione speciale dalla giuria del Premio Exhibit a The Others Art Fair, Torino, per l’installazione di arazzi Il bello di ciò che non ricordiamo. Tra le mostre più recenti dell’artista, ricordiamo: TorinoNowhere (2014) e BerlinoNowhere (2015), da Burning Giraffe Art Gallery, a Torino e Dove sono sempre stata (2015), presso il MACA (Museo Arte Contemporanea Acri).