Anna Conway – Purpose
Questa prima esposizione europea della pittrice americana Anna Conway presenta quattro nuove opere del 2015 realizzate appositamente per questo progetto, insieme a una quinta tela del 2013, già parte della Collezione.
Comunicato stampa
Collezione Maramotti presenta la prima mostra europea della pittrice americana Anna Conway, che nel 2015 ha realizzato quattro nuove opere appositamente per questo progetto.
L'approccio di Conway nei confronti della rappresentazione – al contempo precisa, metodica, intuitiva e analitica – comporta non solo la raffigurazione di scene che fondono insieme osservazione ravvicinata e pura immaginazione. L'artista è anche attenta a un'immagine pittorica che si relaziona al luogo in cui ci troviamo, all'esatto momento nel tempo, a chi occupa quello spazio e a ciò che può passare nella sua testa. In questo senso, oltre a essere una pittrice, l'artista potrebbe anche essere una scrittrice di racconti brevi, una sceneggiatrice, o una reporter. I suoi atti di iscrizione prendono una forma visuale e, anche quando una scena è fantastica, oltre i limiti della quotidianità, per l'artista deve apparire vera.
Nei suoi quadri compaiono delle figure che l’artista vede come persone reali, con un passato e un presente in bilico, con speranze e timori. Le figure da lei create spesso scaturiscono da individui che ha incontrato nel corso della sua vita, dall'infanzia fino alla maternità. Nel ritrarle, Conway giunge a comprendere meglio le loro potenzialità e i loro desideri, la loro vulnerabilità e la loro forza interiore. Realizzando questi dipinti l'artista esamina anche la propria attività e le sue opere riguardano in ogni modo la possibilità di rappresentare il mondo e il nostro posto in esso, il nostro passaggio attraverso la vita.
I suoi dipinti sono temporali. Certamente da evidenziare la notevole quantità di tempo che Conway dedica a ciascuna opera, di cui noi, gli spettatori, ci appropriamo nella più lenta immersione che ci offre.
Ma la temporalità è anche palpabile. Ci accorgiamo che quel che percepiamo è un momento di aspettativa, un momento che si dispiega davanti a noi. Sentiamo che qualcosa sta per accadere, o è appena successo, che qualcuno ha appena lasciato una stanza o vi tornerà presto. Sono rimaste alcune tracce, indizi da seguire. Vediamo una stanza vuota, ma l'artista è pienamente consapevole di chi ci vive o lavora, anche quando sono assenti, o in un momento di quieta immobilità. Conway ha affermato di aver bisogno di sentire il suono di un dipinto, e che esistono vari livelli di silenzio, ciascuno con una specifica proprietà acustica rispetto al proprio ambiente di riferimento. Se soffia il vento, questo determina come l'artista dipingerà l'erba alta. L'ora del giorno definisce la qualità del colore e della luce. Che si stia all'interno o all'esterno, lei conosce se fa caldo o freddo. Sa se il sole sta per alzarsi o tramontare, una specificità che le permette di registrare e modulare la temperatura emotiva della scena e la sua rappresentazione.
Si può pensare che i quattro nuovi dipinti della mostra ci presentino scene fissate durante le prime ore del giorno, a metà pomeriggio, al crepuscolo e nel cuore della notte, a rappresentare un'unica giornata in quattro diverse location, di quattro diversi abitanti.
Un quinto dipinto, realizzato nel 2013, It's not going to happen like that, è impossibile da collocare temporalmente, non solo perché è un interno senza finestre che si aprano sull'esterno, ma anche perché la sua vista esterna è un paesaggio trompe-l'oeil e uno specchio dove noi, gli osservatori, ci confrontiamo nel suo immanente riflesso mentale: una nota su un post-it che afferma una risoluzione interiore: It's not going to happen like that.
Ai quadri sono stati assegnati titoli che si riferiscono ad affermazioni ispirate: Devotion, Determination, Perseverance e Potential. Tutti contengono immagini dentro altre immagini o ci presentano improbabili oggetti iconici.
In Devotion, che ci trasporta in un vasto allevamento industriale di bovini, c'è un poster su una parete con l’immagine di una foresta di sequoie con la scritta RESOLVE. In Determination, una scultura africana si osserva nella finestra oscura di un appartamento in un grattacielo di New York. L'unico segno di vita in Perseverance, in un ufficio semi-vuoto annegato di luce, è un'immagine delle statue enigmatiche dell'isola di Pasqua, sotto un cielo nuvoloso. Potential è dominato da un'enorme nave da guerra inserita in un paesaggio, che si staglia non sull'oceano ma su un mare di verde. A noi non resta che chiederci, stupiti, chi l'abbia messa lì e perché. O se davvero si trovi dove la vediamo.
Queste nuove opere create per la Collezione Maramotti sono il risultato di un eccezionale periodo di impegno per Anna Conway, un'artista che ha realizzato soltanto ventisei quadri negli ultimi quindici anni. I cinque lavori, riuniti insieme nella mostra intitolata Purpose, sembrano suggerire che per Anna Conway sia la pittura che la vita sono impregnate di intenzionalità e al contempo di misteri, per rappresentare ciò che può essere sentito e osservato, il visto e il non visto. In ultima analisi, questo è, ed è sempre stato, il compito della rappresentazione, fin da quando le prime immagini e storie furono iscritte su pareti preistoriche; l'arte come una storia continua che continuiamo a decodificare.
Accompagna la mostra un catalogo, con un testo di Mario Diacono e una conversazione tra Anna Conway e Bob Nickas, a illustrare il lavoro dell'artista dal 2001 a oggi.