Anna Moccia – Ceramiche

Informazioni Evento

Luogo
GALLERIA ARIANNA SARTORI - VIA NIEVO
Via Ippolito Nievo 10, Mantova, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

lunedì-sabato 10.00-12.30 / 16.00-19.30, chiuso festivi

Vernissage
04/03/2012

ore 17

Patrocini

Comune di Mantova

Artisti
Anna Moccia
Generi
arte contemporanea, personale

Anna Moccia è stata presentata nel corso degli anni più volte dalla Galleria Sartori: nel 1980, presso la galleria Studio Sartori di Mantova, allestisce una mostra personale di ceramica (che espone al pubblico per la prima volta), nel 1981, nella stessa Galleria, allestisce una mostra personale di acquerelli recenti e nel 1984 ritorna con una personale di acquerelli e ceramiche.

Comunicato stampa

Domenica 4 marzo, alle ore 17.00, la Galleria “Arianna Sartori - Arte” di Mantova, in via Ippolito Nievo 10, inaugura la mostra retrospettiva dell’artista ANNA MOCCIA.
La personale, gode del patrocinio del Comune di Mantova, e resterà aperta al pubblico fino al 15 marzo.

Anna Moccia è stata presentata nel corso degli anni più volte dalla Galleria Sartori: nel 1980, presso la galleria Studio Sartori di Mantova, allestisce una mostra personale di ceramica (che espone al pubblico per la prima volta), nel 1981, nella stessa Galleria, allestisce una mostra personale di acquerelli recenti e nel 1984 ritorna con una personale di acquerelli e ceramiche. Nel 2000, presso la Galleria Arianna Sartori - Arte, ordina la personale “Anna Moccia. I colori del silenzio”, nel 2001, nella stessa Galleria, allestisce la personale “Mantova appena ieri. Acquerelli di Anna Moccia” e nel 2005 partecipa sempre alla Galleria Arianna Sartori - Arte alla “1a Rassegna d’Arte Contemporanea Mantovana”.
A cura di Arianna Sartori, allestisce una importante mostra antologica a Mantova in Palazzo Bonoris sede della Banca Fideuram nel 2004.
Nel 2007, a cura di Arianna Sartori, al Museo Diocesano Francesco Gonzaga di Mantova, viene realizzata la sua prima mostra postuma intitolata “Anna Moccia. Inediti”.

“Se volessimo intraprendere un piccolo riassunto del copioso materiale prodotto da Anna - frutto di una felicità inventiva e di una abilità manuale innata (stendeva le forme di argilla delle targhe con la cannella, come si trattasse della pasta di un dolce!) nel modellare - si dovrebbe iniziare dallo studio degli stampi e dei materiali impiegati, dai colori, dalle svariate forme aperte, quali piatti da parata e scodellati, ciotole e catini, targhe, formelle da camino e da pavimento, cornici.
È praticamente impossibile reperire tutti i pezzi da lei prodotti, contrassegnati però dalla sua firma in corsivo o meglio in uno stampatello personalizzato, siano essi stati venduti o donati.
Una volta preparato il manufatto, ecco che la fantasia si scatena nella rielaborazione personale: ad esempio il tema antico del rametto con le tre mele diviene il simbolo della famiglia che nasce dalla coppia; oppure l’albero lussureggiante della graffita padovana rinascimentale diviene la sua immagine stessa, si intenda un albero ricco di fronde, ma dal tronco contorto e dalle radici profondamente immerse nel terreno per non soccombere.
Molti simboli geometrici (il rombo tagliato in croce per scongiurare la morte, la girandola generatrice di vita, la stella, i monticelli) come altri attinti dalla tradizione iconologica (nodi, frutti, fiori, foglie, animali rappresentanti le virtù dell’amore fecondo e fedele, quali cani, conigli, unicorni, colombi) vengono utilizzati in contesti isolati, sviluppati in forme opulente, come il vaso con frutta, talvolta inseriti in scene complesse, nel caso della dama che raccoglie da un albero abitato da uccelli i tondi melograni allusivi alla fecondità.
A molti di noi Anna ha regalato tenere immagini di Madonne con Bambino su sfondi di verzura da mettere sulla porta di casa per invocare la protezione mariana. Rare invece le figure di santi che aveva trattato in pittura (S. Carlo, S. Francesco, S. Giorgio, S. Antonio), tradotti in targhe devozionali, espressione di una fede profonda ma pudicamente nascosta, come era nella tradizione popolare del passato”.
Mariarosa

“Avendo trascorso più anni con i miei genitori, mi reputo insieme a Caterina adatto a raccontare come sono nate le opere di mia madre, quali erano i suoi stati d’animo, le preoccupazioni, le gioie, e come si svolse lo studio perseverante teso alla sperimentazione di innovazioni e trucchi diversi. L’ho vista dipingere su qualsiasi materiale con varie tecniche sempre più difficili, come l’acquerello, dove la carta assorbe il colore in un attimo, rendendo subito impossibile ogni correzione.
Lo stesso avviene per la terracotta che, avida di umidità come una spugna, permette l’incisione della sgorbia, ma assorbe subito il colore della pennellata, il quale va quindi attentamente dosato per non sparire nella cottura e restare sigillato per sempre dalla invetriatura.
La ceramica fu per la mamma solo l’ultima delle sue sfide di pittrice in ordine di tempo; si dedicò in particolare a ripercorrere i processi produttivi della “graffita” e della “mezza maiolica” rinascimentale, in passato completamente sconosciute, almeno in territorio mantovano. Ogni pezzo nasceva dalle sue mani: l’argilla umida era plasmata, fatta aderire ad una forma, immersa nel bagno di ingobbio, incisa con vari tipi di sgorbia o di spatola, e, una volta asciutta, dipinta nei classici colori verde ramina e giallo ferraccia, invetriata e infine cotta nel forno elettrico alla temperatura sorvegliata attentamente da papà.
Sembrerebbe una tecnologia semplice e raffinata, ma ognuno di questi risultati, la mamma lo ha verificato e mutato ad ogni passo, prima di adottare un suo linguaggio espressivo, ispirato e filtrato dall’analisi diretta di piccoli cocci antichi”.
Antonio
“Ho trovato un’immagine che rappresenta la sua energia.
L’ “Albero della Vita” trova inizialmente forza dalle radici per poi offrire agli altri bellezza, fiori e frutti.
In questi giorni godremo tutti insieme delle sue opere per essere in armonia con lei”.
Caterina

Anna Moccia (17.12.1928 - 10.06.2006) è vissuta a Mantova. Dopo un’infanzia e una adolescenza segnata dai duri tempi della guerra, si iscrive ad una scuola che potenzia la sua precoce disposizione al disegno, il Magistero della Donna. Dopo un esame integrativo, viene ammessa come allieva all’ultimo anno dell’Istituto Statale d’Arte di Modena; infine frequenta, pur insegnando in varie scuole, l’Accademia di Belle Arti di Bologna dove ha per insegnanti nomi assai noti, quali Giorgio Morandi e Virgilio Guidi che al termine dei quattro anni di corso le conferiscono il primo premio per la pittura, augurandole una promettente carriera artistica che si arena nell’insegnamento, nel matrimonio, nella maternità.
Ma nel tempo riemerge la sua passione inarrestabile per il disegno, l’incisione, la ceramica (dal 1977), la pittura in varie tecniche, una attività ricca di conferme e soddisfazioni colte in innumerevoli mostre d’arte personali o collettive, che hanno dato lustro anche all’estero alla città di Mantova per i numerosi premi attribuitile e per le onorificenze che ne hanno sempre segnalato la disponibilità offerta con generosità a coloro che frequentarono i suoi corsi prima alla galleria “La Torre”, poi all’Università della Terza Età, lasciando grande rimpianto e un segno pittorico distintivo negli allievi.
In pensione dalla scuola, apre infine una sua galleria d’arte in via Principe Amedeo per ospitare tutti gli artisti che desiderano fare mostre; stimola ed incoraggia la creatività di ciascuno scrivendone la critica quale presentazione dell’evento.
Nulla arresta la sua forza generosa, anzi il lavoro e la creatività si approfondiscono nella serie assai meditativa dei “Colori del silenzio” esposta presso la Banca Fideuram nel 2004 con una presentazione di Renata Casarin alla quale si fa riferimento per la bibliografia.
Scompare con discrezione, secondo il suo stile, ma la chiesa di San Barnaba e l’antistante piazzetta non riescono a contenere la folla di allievi, artisti ed amici che le rendono un commovente omaggio d’affetto ricordando il suo retaggio: la ricerca di qualcosa che renda la vita degna di essere vissuta.