Annalaura di Luggo – Collòculi / Intro-Spectio
Collòculi è una gigantesca interpretazione scultorea dell’occhio umano, realizzata in alluminio riciclato al cui interno è posta un’iride interattiva.
Comunicato stampa
Dal 12 giugno all’8 settembre 2024 il Museo Nazionale Romano - Terme di Diocleziano ospita la mostra COLLÒCULI / INTRO-SPECTIO con opere dell’artista Annalaura di Luggo.
Con il supporto del Ministero della Cultura, la mostra è curata da Gabriele Perretta mentre il catalogo di Silvana Editoriale contiene testi del curatore e di Demetrio Paparoni.
L’evento, che vede il coordinamento di Marcello Palminteri, è organizzato con il supporto di Jus Museum di Napoli, della Fondazione Banco Napoli, di Luca de Magistris Private Fideuram, di Lead Broker & Consulting, di GM Ambiente & Energia e di FC Group Agenzia Allianz Velletri.
Collòculi è una gigantesca interpretazione scultorea dell’occhio umano, realizzata in alluminio riciclato al cui interno è posta un’iride interattiva. Prende il suo nome dalla fusione di due parole: collŏquĭum, conversazione, dialogo, incontro, e ŏcŭlus, occhio, organo della vista, e ne combina i significati incoraggiando lo spettatore al colloquio attraverso lo sguardo.
L’installazione assume espressione di vitalità grazie alla tecnologia: la “pupilla” di Collòculi, infatti, trasmette contenuti multimediali interattivi “real time”, attraverso un sistema di telecamere “gesture recognition” che permette al fruitore di diventare parte integrante dell’azione.
In mostra anche una selezione di opere dal ciclo Intro-Spectio realizzate attraverso un duplice processo di stampa e foratura su Dibond e Plexiglas.
Questi lavori di Annalaura di Luggo si propongono in una suggestiva tridimensionalità, con fori sulla superficie fotografica che appaiono come un “grembo di luce”: qui si annidano iridi di uomini e animali, fotografati dalla stessa artista con uno speciale obiettivo.
L’opera forma così uno o più livelli, che propongono una piattaforma creativa grazie all’organizzazione di piani paralleli o vagamente asimmetrici, che cambiano secondo il punto di vista dell’osservatore.
Al centro dell’attenzione sempre l’iride, inserita su opere d’arte antica e moderna, dove un occhio - fotografico o video - si affaccia dalla zona cardiaca, “mimando battiti di visioni”, anima di ogni cosa, in cui lo spettatore è invitato a rispecchiarsi.
Nel percorso di mostra il filo conduttore permette di scoprire il lavoro di Annalaura di Luggo la cui traiettoria si orienta tra ricerca multimediale, fotografia, video e regia, secondo una coerenza stilistica che si nutre delle infinite possibilità suggerite dall’organo della vista.
L’iride, in “Collòculi”, dà vita al video multimediale “We Are Art”: qui il punto di partenza sono gli occhi di quattro ragazzi (Pino, Youssouf, Larissa e Noemi) che svelano il proprio universo umano raccontando poeticamente come hanno affrontato avversità quali bullismo, discriminazione razziale, cecità, alcool e criminalità. Attraverso i linguaggi della videoarte, del sound design e della realtà immersiva, li vediamo confrontarsi con l’osservatore, catturato dal loro sguardo che, grazie a sofisticate telecamere, entra a far parte della scena, sollecitando un confronto che non può essere senza conseguenze, perché “guardarsi negli occhi” significa predisporsi al dialogo, all’incontro. “Collòculi > We Are Art” rappresenta un’affermazione del valore dell’individuo come parte attiva della società. L’intento è quello di invitare i soggetti più fragili a recuperare la propria identità, a partire dalla riscoperta e dalla custodia del senso “autopoetico” di sé nella consapevolezza che tutti siamo opere d’arte: “WE ARE ART!”.
Gabriele Perretta, in relazione a “Collòculi”, sottolinea come “Annalaura di Luggo produca sentimenti di sé stessa, di “ragazzi di vita”, ma allo stesso tempo riesca a parlare della storia dell’occhio. Annalaura di Luggo “fa sentimenti” in modo diverso da come noi li viviamo, nel senso che li produce in modo nuovo, non ri-produce soltanto, ma produce qualcosa in cui tutti si possono riconoscere: “viste” in cui tutti possono abitare. La vista non può vivere senza l’arte, per il semplice fatto che l’arte coltiva il sentimento dell’occhio – parte a cui esso è legato – nelle vite degli altri, nei colori degli altri, nelle esperienze di vita del senso comune.”
Demetrio Paparoni sul ciclo “Intro-Spectio” scrive: “Rendere il significato dell’immagine presa in prestito dalla Storia dell’arte, pur senza sottrarla alla sua narrazione originaria, è la strategia che consente ad Annalaura di Luggo di porre in evidenza come l’essere umano possa trovare le risorse per rendere la propria vita ricca di luce.”
Durante l’inaugurazione della mostra sarà trasmesso il documentario “We Are Art Through the Eyes of Annalaura” che racconta, con un linguaggio trasversale, le fasi di realizzazione di “Collòculi”, e il lavoro di coinvolgimento sociale attivato da Annalaura di Luggo, in questo caso nella duplice veste di artista e regista.
Il Docufilm, realizzato con il patrocinio della Direzione Generale Cinema e Audiovisivo, si è qualificato per la “Consideration” agli Oscars 2023 ed è entrato in nomination per l’Hollywood Music in Media Awards di Los Angeles e per il Festival Visioni dal Mondo di Milano.