Annalisa Filippi – La stanza dei pensieri imprigionati
In questa personale l’artista Annalisa Filippi ci porta in una stanza delle meraviglie, una Wunderkammer, che racchiude le molteplici forme di pensieri che cercano compimento nell’accoglienza dell’osservatore.
Comunicato stampa
In questa personale l'artista Annalisa Filippi ci porta in una stanza delle meraviglie, una Wunderkammer, che racchiude le molteplici forme di pensieri che cercano compimento nell'accoglienza dell'osservatore. Innanzitutto, l’emozione! Soltanto dopo la comprensione, come ribadiva Gauguin. Addentrandoci in questa sequenza di energiche suggestioni su tela ci accorgiamo che ogni lavoro racchiude in sé una storia da raccontare sviluppata in una calda materia cromatica. Una sorta di hortus conclusus, un giardino recintato, fatto di delizie, di scoperte, di desideri protetti con cura. Il tema dominante della ricerca artistica di Annalisa è la complicità tra la corporeità e la leggerezza immateriale delle aspirazioni e delle idee. Il corpo diventa la chiave di accesso, descritto e creato, raccolto nelle sue linee essenziali. Ma, nello stesso tempo, esso è libero, nudo, bellissimo negli arabeschi anatomici. Forma pura, viva, dinamica; misterioso, come un groviglio di potenzialità inattese e di slanci imprevedibili. Gli energici segni di grafite e di carboncino conducono il nostro sguardo alla scoperta di morbidi profili sottolineati da pigmenti naturali, come il rosso l'arancione e le ocre, il cui bagliore è segnato da linee che via via si fanno più nervose e dinamiche, attraverso i toni terrosi di una pittura d’azione. Tali segni grafici accentuano la monumentalità e la fisicità delle figure. Segni che ci ricordano i percorsi di Willem De Kooning, di Cy Twombly e di Franz Kline dove i rapidi gesti e i colori sgocciolati interpretano il senso eroico e vitale dell’uomo, benché straziato dal dolore. Le più belle opere degli uomini sono ostinatamente dolorose, "come nei pozzi artesiani, salgono più alte quanto più a fondo la vita ha scavato il cuore", affermava Marcel Proust. Perché l’arte è un impulso irrefrenabile che riflette l’interiorità spirituale di un essere umano guidato dalla necessità di portare alla luce il proprio animo. Un artista ci consente di addentrarci nella profondità del mondo e lo fa in modo originale, molto spesso usando delle forme simboliche. Compaiono spesso in Annalisa Filippo i vasi, contenitori d'argilla lavorata, plasmati da quella stessa terra che accoglie il seme, lo protegge e lo trasforma. È la terra che dà vita. Il travaso tra un recipiente e l’altro ricorda il passaggio di conoscenze e di coscienza, di cultura e di esperienza. E' un tema che si trova negli antichi simbolismi della maternità: si tratta di un archetipo, di un'immagine che fa parte del nostro patrimonio genetico, risalente all’informazione più arcaica. Il corpo femminile viene spesso simboleggiato dal vaso: è il contenente-contenitore, così come la madre che nutre, accudisce e protegge, o come l’antro della Terra, la grotta, la caverna. La vasca e il bacile, l’anfora e la coppa che rappresenta la creazione della vita. Nel percorso della mostra Annalisa Filippi ci offre l’occasione di una riflessione sulla terra, sui nostri cammini, sui nostri legami. Quasi come in uno specchio ci chiniamo sulle tele e sui vasi che sembrano via via prendere forma umana, tra la vita e la morte. Ogni quadro nasce dal precedente e dà forza al successivo.
Si sprigiona in questo modo un’energia pulsante in un rosso sangue, vivace come il vino delle feste. Mentre tocchi forti di arancio segnano il tempo di un ritmo senza tempo. Ecco allora che i pensieri imprigionati diventano nutrimento per coloro che decidono di percorrere con lo sguardo questa esplorazione tra i segni e di accogliere il frutto di questa ricerca artistica, che prima di tutto dev'essere contemplata e mai definita perché in grado di commuovere, in modo diverso, chi la medita.
Francesca Rizzo
Annalisa Filippi | Biography
Nata a Trento nel 1976. Nel 1995 è maestra d’Arte applicata presso l’Istituto Statale d’Arte Alessandro Vittoria di Trento.
Nel 2000 frequenta l’Accademia Internazionale d’Arte di Salisburgo con l’artista Giulio Paolini ed entra a far parte dell’Associazione degli Incisori Veneti. Nel 1999-2000 partecipa al corso di specializzazione “Il progetto architettonico e la composizione artistica ed iconografica al servizio della liturgia” a cura della Curia Arcivescovile di Trento in collaborazione con C.E.I., I.U.A.V. di Venezia e Accademia di Brera. Allieva di Ennio Finzi e Riccardo Guarneri nel 2001 si diploma con il massimo dei voti e lode in pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia. Nel 2007 frequenta il corso di perfezionamento in incisione artistica presso KAUS di Urbino allieva di Mario Guadagnino e Giovanni Turria.
Nel 2013 consegue la laurea di primo livello in Canto Lirico presso il Conservatorio Bonporti di Trento con il maestro Mattia Nicolini. Dal 2001 è docente di Progettazione Grafica presso l’Istituto per le Arti Grafiche Artigianelli di Trento.
Dal 1995 espone in mostre collettive e personali in Italia e all’estero. È stata selezionata e premiata in diversi concorsi.
Nel 2013 fonda con un gruppo di artisti trentini l’Associazione di promozione culturale Giardino delle Arti.