Annalisa Gonnella – Un’Orchestra a teatro
Il suo percorso fotografico trema sotto la necessità della ricerca di nuovi scenari, sonorità, sconfinando al di là delle strade già battute, nei margini del cammino intreccia i vicoli di Napoli, afferra una memoria impressa nelle pietre di una Turchia pre-europea, fino a perdersi nei colori primordiali di una Marrakech viva e vibrante.
Comunicato stampa
Annalisa Gonnella
Un’Orchestra a teatro
Il 15 marzo al Teatro D’Annunzio ci sarà il secondo appuntamento di un’Orchestra a teatro, iniziativa che s’inserisce nell’ambito delle manifestazioni dedicate all’ottantesimo anniversario di Latina e che si avvale della collaborazione tra Conservatorio, promotore del progetto, la Fondazione Campus Internazionale di Musica, il Comune, sponsor dell’iniziativa, e MAD Museo d’Arte Diffusa a cura di Fabio D’Achille, che propone un’interazione tra Arte contemporanea e musica abbinando ad ogni concerto l’esposizione di un artista visivo. Il concerto del 15 marzo vedrà sul palco l’Orchestra Sinfonica Ottorino Respighi del Conservatorio di Latina che, sotto la direzione del M° Benedetto Montebello eseguirà un repertorio incentrato sull’Orchestra del Classicismo viennese con l’Ouverture del Don Giovanni e la Sinfonia K425 “Linzer” di W. A. Mozart e la Seconda Sinfonia di L.V. Beethoven. Sulle note del concerto MAD propone un’installazione fotografica di Annalisa Gonnella.
“Annalisa Gonnella nasce nel novembre del 1980 mentre le strade della sua prima terra, Napoli, sono scosse dal terremoto; la permanenza in questa città sarà breve, ma i suoi vicoli e vincoli rimangono un punto di snodo costante nella sua vita, una presenza alla quale la sua ricerca fotografica e il percorso formativo continuamente rimandano e tendono.
Consegue la laurea in Filosofia, con una tesi sul pensiero di Eraclito nella lettura di Heidegger, all’Università “La Sapienza” di Roma dal titolo Logos ed Ereignis. La coappartenenza di Essere e Pensiero nella lettura heideggeriana di Eraclito. Ma le strade di Roma non bastano: sono stimolo continuo e indefesso per la ricerca di nuovi percorsi.
La prima tappa (2009) è la vicina Senigallia nella ricerca de I linguaggi delle arti visive di Nino Migliori, l’inizio dello studio in Polaroid, che porterà all’esposizione per la Biennale di Fotografia di Bibbiena, a cura del Centro Italiano della Fotografia d’Autore (2010), e nei percorsi lontani segnati da Ara Guler e Coskun Asar nelle loro Storie di Instanbul, città, questa, che fornirà il contesto e lo scenario per lo sviluppo di La memoria nella pietra, 2011, a cura di Miloslav Vorlicek , personale che si terrà presso la Hackney Picture House, galleria nel quartiere londinese di Hackney.
L’anno seguente, 2010, sempre Senigallia è lo sfondo per l’inizio del percorso formativo con Massimo Siragusa nella sua Estetica del paesaggio, ma la ricerca di nuovi paesaggi, di nuove strade non si sazia del contesto italiano: lo sguardo non pago tende verso percorsi transoceanici.
Nel 2010 inizia a tessere i primi contatti con New York. Il corso di Street photography, the poetic Witness con Barron Rachmann e ancora Liberating the intuitive, sotto lo sguardo di Larry Fink, richiama la sua comprimaria europea ed è Londra che ospita i primi percorsiespositivi individuali e corali in occasione dell’International Photography Festival, Photomonth East London, promossa da Altenative Arts, festival per il quale è artista selezionata nel 2011 nel 2012.
I luoghi che l’hanno cresciuta, prima del trasferimento a Roma, l’abbracciano nelle rassegne Senza Titolo (soggetto impersonale del verbo essere) in occasione del “Festival delle Arti”, presso il Chiostro di Palazzo Caetani a Cisterna di Latina e presso il Museo Emilio Greco di Sabaudia, esposizioni con MAD Museo d'Arte Diffusa curate da Fabio D’Achille.
La sua ricerca si nutre di apporti non strettamente inerenti il mondo della fotografia ma coappartenenti: la sperimentazione si sostanzia anche attraverso due performance con l’artista Marina Abramovic, la prima presso il MOMA di New York,The artist is Present (2010), la seconda presso il museo PAC di Milano, The Method (2012), e una performance a Napoli con Giuseppe Zevola, amico e artista che collabora con il pittore e fondatore dell’Azionismo tedesco Hermann Nitsch (2012).
Il suo percorso fotografico trema sotto la necessità della ricerca di nuovi scenari, sonorità, sconfinando al di là delle strade già battute, nei margini del cammino intreccia i vicoli di Napoli, afferra una memoria impressa nelle pietre di una Turchia pre-europea, fino a perdersi nei colori primordiali di una Marrakech viva e vibrante. I luoghi domestici rimandano e richiamano scenari altri, stranieri, divenendo cifra stilistica: la ricerca della diversità che è tremore di terre, che mette in moto la necessità di un nuovo sguardo”.
(Testo a cura di Claudia Borsari)