Annalisa Lenzi – Tra precarietà e speranza
Due termini che ben descrivono la mutevole, articolata e complessa realtà attuale, trovano la loro forma grafica all’interno delle opere di Annalisa Lenzi.
Comunicato stampa
Precarietà e Speranza.
Due termini che ben descrivono la mutevole, articolata e complessa realtà attuale, trovano la loro forma grafica all’interno delle opere di Annalisa Lenzi, esposte fino al 17 agosto all’Antica Pieve di Grigno in una mostra che sembra essere l’emblema del nostro tempo.
Curato da Aurora Minati e promossa dal Comune di Grigno e dalla Biblioteca Orlando Gasperini, il progetto ha l’ambizione di affrontare il parallelismo esistente tra la creazione artistica e gli equilibri più incerti, che mai come oggi caratterizzano in ogni sua manifestazione la società contemporanea.
Attraverso tecniche diverse, dalla pittura su pietra alle grandi tele dipinte in acrilico e olio, fino alle più recenti installazioni, Annalisa indaga la condizione e il destino dell’uomo.
Punto focale e filo conduttore della sua pittura sembra infatti essere la linea sottile che separa l’incubo dal sogno, la realtà dalla visione, l’incerto dal razionale.
Dubbio, solitudine, instabilità incertezza sono i sentimenti che affliggono i personaggi di Annalisa, in bilico tra un passato pesante e un futuro difficile da pianificare. Uomini immobili, in attesa, immersi in un’atmosfera in cui è nettamente percepibile la speranza che qualcosa accada.
Non un luogo più appropriato quindi, per ospitare queste opere realizzate con una tecnica impeccabile, linee sicure che delineano mondi immaginari ma tuttavia, nel loro significato, sempre più attuali.
“Amo descrivere concetti e storie” spiega Annalisa, “il dipingere pensieri e sogni liberamente senza dover necessariamente restare attaccati alla realtà”. Ed ecco quindi pesci che volano e urlano, barche arenate in un mare ormai asciutto e personaggi che raccontano l’”Attesa”, la “Libertà”, l’incapacità di reagire o di fuggire, e che sembrano dirci che tra i nostri sogni notturni e ciò che chiamiamo realtà non scorre alcun netto confine.