Annette Amberg – Una questione privata
Una questione privata di Annette Amberg (il titolo è tratto dall’omonimo romanzo postumo dello scrittore piemontese Beppe Fenoglio) è l’accumulazione della relazione che l’artista ha intrapreso con questa istituzione e le persone che vi lavorano, il suo programma e i suoi spazi.
Comunicato stampa
Il ciclo Openings Out to Reality è stato avviato all’Istituto Svizzero di Roma quasi due anni fa, per mettere a verifica il potenziale dell’arte facendo delle istituzioni il luogo dove rappresentare l’estensione e la pratica di tale ricerca. Si tratta di una sperimentazione dalla durata variabile, sin dall’inizio volutamente non predefinita, caratterizzata da una sequenza di fasi il cui senso è calato interamente nell’esperienza artistica. L’incedere di tale metodo, dalla temporalità anomala, permette di interrogare il funzionamento istituzionale a partire dal lavoro artistico, facendo di questa durata lo strumento per pensare il cambiamento.
Invitata a confrontarsi con le ipotesi di Openings, Annette Amberg ha intrapreso una serie di indagini in direzioni differenti, una lunga ricerca idiosincratica dove istanze culturali e realtà storica presente, ragioni istituzionali e storie personali si sono intersecate in un unico groviglio difficile da disbrogliare. Una questione privata di Annette Amberg (il titolo è tratto dall’omonimo romanzo postumo dello scrittore piemontese Beppe Fenoglio) è l’accumulazione della relazione che l’artista ha intrapreso con questa istituzione e le persone che vi lavorano, il suo programma e i suoi spazi. Ma allo stesso tempo questo titolo riflette la posta in palio del suo metodo di lavoro e di Openings: trasformare un’istituzione in una rete tra differenti livelli di interessi e desideri.
Protagonista di questa mostra, di queste opere, è l’Istituto Svizzero di Roma (costrittivo a volte, crogiuolo di energie altre volte) e il suo spazio fisico. Una parte del lavoro sarà visibile dall’esterno di villa Maraini e la sua dépendance, il suo giardino, le sue mura possenti e il cancello di ingresso che rappresentano il territorio svizzero a Roma. Questo luogo è scelto da Annette Amberg per riflettere sulla nozione dell’identità, dell’accesso e del potere. I suoi spazi interni dove pubblico e privato si alternano, si mescolano, si confondono in tutte le gradazioni che dall’uno conducono all’altro, interrogheranno l’ambivalenza con cui un territorio viene conosciuto, vissuto e attraversato.
Annette Amberg (1978) vive e lavora a Zurigo. Mostre personali: Łódź, Piano Nobile, Geneva (2013); Everything But Arms, Kunsthaus Glarus (2011), Caravan 4/2009, Aargauer Kunsthaus (2009). Il suo lavoro è stato presentato in varie mostre collettive tra cui: Marti Collection, PasquArt Biel; NoLocal/NoGlobal, WallRiss, Friburgo; Emmy Moore’s Journal: An Exhibition Based on a Letter in a Short Story by Jane Bowles, The Printed Room presso SALTS, Basilea; The Futures of the Past, Kunstraum Riehen, Murmurial, Curtat Tunnel, Losanna (2013); Unheimliche Reisen - Archiv trifft Gegenwart, Dienstgebäude, Zurigo; Swiss Art Awards, Basilea (2012);Projecto/Sonae,Serralves, Porto (performance in occasione della personale di Charlotte Moth); Swiss Art Awards, Basel (2011); Of Objects, Fields, And Mirrors, Kunsthaus Glarus (2010).
Nel 2013 ha ricevuto il Prix Fondation Liechti. Insieme all’artista Fabian Marti ha gestito il programma Amberg&Marti dal 2006 al 2007, e dal 2007 al 2011 ha lavorato come assistant curator alla Kunsthalle Basel. Con Manuela Schlumpf ha iniziato di recente il progetto Q a Zurigo.