Antinomia della Trama
La mostra “Antinomia della Trama” gioca sulla diversità poetica dei lavori di Alessandra Maio e Michela Del Degan: una doppia personale che esalta il carattere individuale di ogni artista pur presentandosi ritmata come un distico nella proposizione curatoriale che intende mostrare il potenziale dell’intreccio come espressione fenomenica di un sentire.
Comunicato stampa
Sabato 18 Novembre 2011 alle ore 19:30 la Galleria Bt'F di Bologna è lieta di presentare "Antinomia della Trama", doppia personale di Michela Del Degan e Alessandra Maio a cura di Marco Aion Mangani e Alice Zannoni.
La mostra “Antinomia della Trama” gioca sulla diversità poetica dei lavori di Alessandra Maio e Michela Del Degan: una doppia personale che esalta il carattere individuale di ogni artista pur presentandosi ritmata come un distico nella proposizione curatoriale che intende mostrare il potenziale dell'intreccio come espressione fenomenica di un sentire.
Entrambe le artiste generano i propri lavori a partire da un gesto mentale che si realizza attraverso la trama, Alessandra Maio con una scrittura che diventa segno piegando il ductus alle necessità oggettuali della rappresentazione, Michela Del Degan annodando il filo con la tecnica del macramè in un tropismo dettato dall'idea della forma.
La trama, dunque, è il mezzo poietico che realizza le architetture visive: una piatta, in rapporto bidimensionale con lo spazio, l'altra fortemente materica fino a lambire l'ipotesi scultorea; la dimensione oppositiva dei lavori è evidente e costituisce il fattore di attrazione dando vita ad un punto di vista effettivamente antinomico nella metodologia di costruzione dell'opera: la materia prima, sia essa carta e penna o filo di corda, viene è piegata dalle rispettive esigenze comunicative diventando un composto allotropico. In questa divergenza sostanziale sta la ricchezza dell'accostamento che, sfatata l'apparenza solamente formale, si riscopre per nulla estranea anche nella reciproca dimensione poetica.
L'embricatura segnica di Alessandra Maio veicola l'immagine in un rimando tra contenuto e forma di matrice verbo-visiva che ricorda le sperimentazioni di poesia permutazionale aggiungendovi un aspetto che incide profondamente nell'esegesi dell'opera perché la scritta che compone ogni lavoro è un motto di spirito, una filastrocca, un proverbio, necessariamente correlato al soggetto, che “abbassa” il tono aulico dal sapore vesaliano delle riproduzioni anatomiche. Ne deriva, ma solo ad un'attenta osservazione, una sottesa tensione sarcastica che profonde il lavoro aprendo ad una dimensione intellegibile da comprendere (forse) con l'etimologia della parola sarcasmo che significa, in origine, “tagliare un pezzo di carne da qualcuno”, “lacerare le carni”.
Di carne e anatomia tratta anche il lavoro di Michela Del Degan che sopperisce all'aplasia esistenziale creando lei stessa gli organi con la tecnica del merletto a nodi: l'artista lavora la corda con pazienza e devozione prossime alla ripetizione di un mantra facendo proprio dell'astrazione mentale il veicolo della meditazione che trasla le opere da un piano puramente oggettuale ad un piano noetico. L'osservazione dei corpi di Michela Del Degan è un operazione eziologica, riporta alle origini dell'organico come contenitore dell'essere, dell'organico come mezzo necessario allo spirito per varcare la soglia rex extensa.
La BT’F gallery è una giovane realtà Bolognese di promozione dell’arte contemporanea da poco affacciatasi alla sua seconda stagione espositiva.
Finora gli artisti ospitati sono stati: Francesco Bocchini, Max Bottino, Domenico Buzzetti, Giovanni Blanco, Tiziana Contino, Giulia Cenci, Valentina D’accardi, Alessia De Montis, Marco Fantini, Federico Forlani, Giovanni Gaggia, Claudia Gambadoro, Luigi Leonidi, Matteo Lucca, Federico Lupo, Lara Mezzapelle e Giacomom Deriu, Kanako Noda, Simone Pellegrini, Massimiliano Pelletti, Michele Pierpaoli, Miriam Secco, Mona Lisa Tina, Red Zdreus e Rita Vitali Rosati.