Antonella Catini – L’energia dell’imperfezione
Le opere in mostra, tra le sue più recenti, presentano, con l’evento precedente di Stefania Romagna, il minimo comune denominatore del “fattore” luce: psichedelica, forte e mutante nell’action multimediale di Romagna; pirotecnica, matericamente sorda, dalle caleidoscopiche dissolvenze, negli spessi olii di Antonella Catini.
Comunicato stampa
Siamo al secondo appuntamento del MadLab @ Manzù, ovvero la serie di incontri-laboratorio curati da Fabio D’Achille presso il “ridotto” della Raccolta Manzù di Ardea, e che ha esordito lo scorso 16 novembre con Profonda Superficie, intervento multimediale di Stefania Romagna, in cui elementi di un naturalismo panico, filmico e agito sul posto, in accordo con il mito elegiaco della “selva laurentina”, si sposavano con una serie di psichedelici dipinti a parete memori del segno pungente ed acre della secessione viennese, da Klimt a Egon Schiele.
Due “ninfe laurentine”, la stessa Stefania Romagna e la performer Inanna Trillis ,avvolte in evanescenti veli bianchi, e coronate di fronde, venivano in quel contesto inondate da fiotti di vapori di luce colorata, mentre alle loro spalle si consumava un filmato di boschi ed acque; il tutto proiettato come una visione isolata e galleggiante , che dalla porta spalancata del MadLab irrompeva nel buio della notte.
Con Antonella Catini, l’incontro sarà giocoforza più intimista, restando la pittura e solo la pittura – per di più ad olio – la sola protagonista di questa sua arte astratta e figurativa, tradizionale nel mezzo ma profondamente innovativa nei concetti. Le opere in mostra, tra le sue più recenti, presentano, con l’evento precedente di Stefania Romagna, il minimo comune denominatore del “fattore” luce: psichedelica, forte e mutante nell’action multimediale di Romagna; pirotecnica, matericamente sorda, dalle caleidoscopiche dissolvenze, negli spessi olii di Antonella Catini. Che, nei primi anni duemila, compone in tasselli astratto-geometrici costruiti e costituiti da consistenti pennellate e spatolate cromatiche, passando per “fasi” blu, rosse, zen, e molto altro ancora, calandosi alternativamente nel recupero analitico della citazione della pittura astratta di giganti quali Rothko, Turcato, Scialoja, Vedova.
L’energia dell’imperfezione, trittico del 2013, rappresenta-forse- il propagarsi di un infuocato incendio, ma potrebbe essere anche un tramonto, sullo sfondo di un’indefinita periferia urbana, di quelle che Antonella Catini, architetto, predilige da ultimo accennare nelle sue composizioni dai paesaggi costruiti esclusivamente a spatola e colore, percorsi da sciabolate improvvise di altri colori che esplodono in girandole festose come fuochi d’artificio.
“…Le sovrapposizioni lasciano intuire gli strati sotterranei e reconditi, i segreti vengono a galla e l’immagine torna a formarsi in una nuova sua struttura. Se nella generazione precedente la figurazione diventava astratta, nel cosmo suo l’astrazione torna figurativa, ma in una dimensione rinnovata”. Così scrive Philippe Daverio (Cantieri, Roma 2014), e veramente è possibile notare una sorta di percorso à rebours singolarmente compiuto da questa artista che ripercorre oggi i sentieri dell’astrazione storica nel segno di un crescente recupero figurativo. Il che non è, naturalmente, in senso realistico né oggettivo, quanto piuttosto in un’accezione tutta spirituale, pervasa dal fervore e dal magma di quelle esplosioni e farandole di materia cromatica sulla tela.
Bene osserva Fabio D’Achille ( Controvento, Latina 2014) a proposito di queste improbabili periferie dell’anima: “Antonella Catini esplicita uno a uno i perché della sua attività artistica,,,la sua sintesi e il suo tutto raccontato in queste tele che indagano anni di risposte ai perché della vita, l’arte, la bellezza, la natura, l’amore, il dolore…paesaggi inconsci, fluttuanti tra immagini riconoscibili e simboli assoluti”.
Marcella Cossu