Antonella Cinelli – Dolls
L’artista torna ad esporre a Bologna, sua città adottiva, a distanza di due anni per una mostra in cui ripercorre le sue ultime esperienze artistiche tra tele e istallazioni.
Comunicato stampa
Dal 7 marzo 2013 a Bologna c’è una nuova galleria d’arte, gestita dall’associazione MADE Artis. La galleria occupa 8 sale del Palazzo Pepoli Campogrande. Il 7 marzo la galleria ha inaugurato con la personale di Antonella Cinelli "DOLLS", che rimarrà fino al 15 aprile.
L'artista torna ad esporre a Bologna, sua città adottiva, a distanza di due anni per una mostra in cui ripercorre le sue ultime esperienze artistiche tra tele e istallazioni. La mostra realizzata dall’associazione MADE Artis Comunicatio e curata da Marco O. Avvisati de Martino si sviluppa tra le opere del ciclo "Ofelia", quello di "interno notte", "Psychè" e le istallazioni "Doll". Inoltre propone in anteprima le tele della serie “Ermione”, un progetto in cui l’artista si cimenta nella rilettura del mito della Duse, in occasione delle celebrazioni per i 150 anni dalla nascita di Gabriele D’Annunzio.
La mostra è inoltre l’evento che apre le porte non solo a una nuova galleria d’arte, ma ad un innovativo concetto di salotto culturale. Stefano Campogrande e Daniela Scognamillo hanno dato vita a Campogrande Concept, uno spazio unico di quasi 300 mq. che ospita collettive e personali di artisti contemporanei internazionali, eventi culturali e di moda, sfilate, meeting e workshop, dando così all’arte ed al concetto di galleria una dimensione dinamica. Lo spazio si trova nel cuore della città felsinea, al primo piano della scala privata di Palazzo Pepoli Campogrande, tra soffitti affrescati, di recente restauro, e una Sala degli Specchi della seconda metà del '600.
La mostra è stata inoltre selezionata per la serata di "Beauty Vogue Night" curata da Vogue Italia di sabato 9 marzo.
Note sull’artista:
Tra le otto sale di Campogrande Concept, l’allestimento propone l’intero percorso dell’arte di Antonella Cinelli che colpisce per l’apparente semplicità, fatta di linee armoniche e morbide, di luce, colori naturali. Nelle sue opere il corpo, o più esattamente la corporalità, è un elemento dominante che l’artista però non si limita né a rappresentare né a definire, ma che viene invece interpretato come un contenitore espressivo da percorre ed attraversare, per giungere oltre, o meglio dentro, rimanendo pur sempre vivo e vivido. L’artista esprime, con una sensibilità tutta al femminile, la volontà di cogliere la complessità della natura umana, nell’intima espressione delle passioni della più contemporanea umanità, raccontata dal pennello di Antonella Cinelli attraverso l’indagine e l’osservazione dei conflitti, dei sogni, delle relazioni verso il sé e verso l’altro. Per fare questo, l’artista deve superare la forma “corpo” che non può contenerle, ed ecco che nei suoi dipinti si parte sempre da un dettaglio, da una sezione, data l’impossibilità di dare una visione completa della persona, nella sua interezza esteriore ed interiore. Tutto è affidato a gesti, sguardi, feticci seducenti, simboli, atteggiamenti e pose, accentuati attraverso i numerosi tagli compositivi e la sapiente gestione della luce che ne rafforzano il contenuto comunicativo.
Le modelle sono immerse in un buio protettivo ed intimo che in parte le nasconde, ed è solo la luce a rivelarle, a scoprirle, una luce sapiente, prospettica, che somiglia ad uno sguardo, che taglia le inquadrature e ne rivela l’istinto. La sensazione è di una naturale sensualità, che non eccita, non ammicca ad uno spettatore indistinto, ma fa di più: rappresentando un’intimità assoluta, naturale e vera tra modella e osservatore, attrae e narra di un incontro appunto sensuale ed amoroso, profondo e vero, vissuto. I soggetti di Antonella Cinelli non invitano “un” amante ma il “loro” amato e dunque l‘artista non mette a fuoco i corpi, non li guarda, ma è come se vi si immergesse dentro per esplorarli con l’occhio di chi ama, perché a lui e solo a lui è consentito. Il corpo, come tale, non è che un mezzo che con l’abile gioco delle velature, del chiaroscuro, dei gesti e delle posture esprime uno stato d’animo, un atteggiamento. Il nudo in quanto tale è quindi inutile ed assente, inespresso; ciò che si vede è l’involucro esterno di un atteggiamento che rimane strettamente personale, custodito con gelosia, svelato sempre e solo a quell’unica persona, che rimane la sola destinataria dell’opera. Quando il dipinto ritrae anche il volto della modella, spesso lo sguardo si volge a catturare proprio gli occhi di “quello spettatore”, guardandolo fisso, come a cercare una tenera complicità, come se dall’altra parte della tela non potesse che esserci una persona soltanto, un complice.
Nell’ultimo più recente percorso proposto nella personale, l’artista torna al mondo femminile della maternità, dell’infanzia e dei sogni, inseriti nel contrasto con la modernità. Superando nuovamente la dimensione pittorica puramente rappresentativa, ed accentuando l’elemento simbolico e di valore, l’artista sceglie di realizzare opere in cui il modo tradizionale di intendere la pittura si fonde con le forme d’installazione proprie dell’arte contemporanea, caratterizzate dall’utilizzo di materiali poveri e industriali, come fili di ferro e luci led. Così l’assenza del corpo, dell’intimo essere della donna, espressa da luci e farfalle racchiuse, nell’insolita veste ora di gabbia, ora di fili elettrici, segnala la scomparsa dell’identità della singola persona e la volontà di rappresentazione di un genere: quello della donna-bambola, quale creatura reale ma artefatta. In questo nuovo ciclo “Doll”, Antonella Cinelli esprime la dualità tra essere ed apparire, attraverso il concetto di abito come mezzo sociale nella comunicazione della propria personalità. Il risultato che si viene a creare tra segno iper-realista e installazione luminosa concettuale è sorprendente; la cura con cui i dettagli del viso e del corpo vengono descritti, spesso ad occhi chiusi quasi sognanti, si alterna ai riflessi scintillanti e metallici degli abiti-costruzione. L’introduzione dell’elemento luminoso come simbolo dell’anima e del palpito vitale, dona all’abito il potere di coprire o illuminare la personalità di chi lo indossa e di conferirne esso stesso l’identità.
Marco O. Avvisati de Martino