Antonello Carboni – Fotografo e regista
Prodotta dal Comune di San Vero Milis e a cura di Ivo Serafino Fenu, la mostra proporrà ben quarantacinque foto di Antonello Carboni.
Comunicato stampa
Nell’ambito del progetto SECONDO PIANO, la scuola ospita i giovani artisti, presso il Liceo artistico Carlo Contini, martedì 27 marzo alle ore 10.30, sarà proiettato il docufilm LA CASA DELLE STELLE del regista Antonello Carboni, dedicato all’artista Antonio Amore e, a seguire, inaugurata la mostra fotografica ALTRI MONDI, TACCUINO DI VIAGGIO.
Prodotta dal Comune di San Vero Milis e a cura di Ivo Serafino Fenu, la mostra proporrà ben quarantacinque foto di Antonello Carboni. Di grande formato, documentano luoghi, città e villaggi, di un Mediterraneo vicino e di terre lontane: Palestina, Giordania, Kurdistan, Western Sahara, Senegal, Bielorussia, altri mondi, distanti eppure incombenti. E volti, tanti volti, e i loro occhi che ci interrogano. Occhi di vecchi patriarchi che hanno visto violenza, deportazioni, soprusi d’ogni tipo, ma non spenti, anzi, ancora fieri e indomiti, nella consapevolezza sempre viva di appartenere a stirpi nobili e coraggiose. Occhi di giovani uomini e giovani donne resi belli da un velo di tristezza che deriva loro dalla consapevolezza, viceversa, di un fardello duro da portare e di una libertà ancora lontana da venire. Occhi di bambini, che brillano e sorridono per la loro giovane età e, forse, per quell’essere ancora ignari del dramma dell’oggi e dell’incertezza del domani.
Contestualmente sarà presentato, sempre di Antonello Carboni, il docufilm LA CASA DELLE STELLE, prodotto da Guardalaluna dello stesso regista in collaborazione con la Società Umanitaria – Cineteca Sarda, un omaggio all’artista Antonio Amore, nel centenario della sua nascita e per molto tempo insegnate presso l’Istituto d’Arte di Oristano. Un ritratto a tutto tondo dell’artista attraverso le testimonianze di quanti l’hanno conosciuto e dei luoghi nei quali si è svolta la sua lunga vicenda umana e artistica.
Antonio Amore, catanese di nascita, classe 1918, ma sardo per scelta o, forse, per destino, approdò nell’Isola nel 1964, un anno prima di iniziare la sua carriera di insegnante a Oristano presso il locale Istituto d’Arte, ma con alle spalle una già lusinghiera esperienza artistica. In quell’anno fatidico, abbandonata una Roma opulenta e in piena “dolce vita” che gli stava aprendo le vie di un agognato successo artistico, approdò, esule volontario, nelle lande silenziose tra Austis e Neoneli, più precisamente nella cantoniera di S’isteddu. Luoghi aspri, per certi versi inospitali, querce secolari e graniti, pecore e pastori accolsero Antonio Amore, che recise i suoi legami con la Capitale, e mai rottura fu più radicale. Ai clamori e al chiacchiericcio romano preferì il suono secco e gutturale della parlata dei pastori del luogo e fu così che Antonio Amore divenne il più sardo dei sardi tra gli artisti del Novecento. Avendo scelto la Sardegna quale terra d’elezione riuscì a interpretarne l’anima più profonda, senza inseguire le mode “avanguardistiche” del momento, senza cadere nelle trappole del folclore e, tuttavia, mantenendo la sua arte profondamente ancorata al dibattito contemporaneo.