Antonio Bardino – Naturae mirabilia
Nell’ottica di una visione contemporanea l’approccio concettuale di Bardino alla pittura di paesaggio e’ drammaticamente moderno e raggiunge un lirismo universale.
Comunicato stampa
Il ciclo di mostre personali della settima stagione di Sponge ArteContemporanea si conclude con naturae mirabilia di Antonio Bardino, a cura di Giovanna Giannini Guazzugli. L’inaugurazione è prevista per sabato 16 maggio alle 18:30 presso Sponge Living Space (Casa Sponge) a Pergola.
Nell’ottica di una visione contemporanea che irradia da un terzo occhio, interiore, illuminato, fuori dal comune, l’approccio concettuale di Bardino alla pittura di paesaggio è drammaticamente moderno e raggiunge un lirismo universale. Bardino sceglie di guardare alla natura più marginale, ai “paesaggi laterali” come momenti di profonda suggestione estetica, in cui si racchiude un processo evolutivo, il tempo che scorre, la concatenazione degli eventi, fino quasi al sopravvento dell’impressione e del ricordo.
Le opere selezionate per questa mostra riguardano la produzione recente e in particolare il passaggio da una pittura più discorsiva, legata evidentemente alla poetica del “terzo paesaggio”, controllata nei soggetti e nella stesura, ad una pittura progressivamente condensata nell’atmosfera dei paesaggi, dai contorni sfocati, dai riferimenti incerti. Da una visione nitida e impostata le visioni laterali si abbandonano a una stesura libera, astratta, frutto di una maggiore concentrazione sulle possibilità della materia.
Biografia
Antonio Bardino (Alghero, 1973) vive e lavora a Udine. Terminati gli studi in decorazione all’Accademia di Belle Arti di Sassari, si specializza in mosaico e si dedica alla sperimentazione di nuove tecnologie grafiche. E’ nella pittura che concentra la sua ricerca, dapprima indagando interni urbani, asettici e svuotati della presenza umana, ispirandosi al pensiero di Marc Augè e alla teorizzazione dei “non-luoghi”; in questa fase aeroporti, stazioni, luoghi di passaggio sono fotografati e riprodotti in modo nitido ed inequivocabile, con un controllo minuzioso della tecnica che ne sottolinea la freddezza e il carattere transitorio.
Il ragionamento sulle vedute urbane, sull’intervento umano nella natura e nel paesaggio lo porta in seguito a scegliere di rappresentare i momenti in cui la natura si riappropria degli spazi sottratti dall’uomo, quelle vedute laterali mai banali, il “terzo paesaggio” teorizzato da Gilles Clèment. La materia pittorica inizia a liberarsi, e il suo comportamento viene in parte lasciato al caso, con il colore lasciato a colare sulla tela finita. Nella produzione più recente Bardino opera uno scarto ulteriore, sfruttando al massimo le potenzialità della materia e raggiungendo esiti al limite dell’astrazione, in cui le suggestioni dei paesaggi laterali non si appoggiano più soltanto ad un’immagine realistica, fotografica e rielaborata, ma anche alle sensazioni ed alla memoria.
Tra le sue principali mostre si ricordano: ManinFesto, a cura di Francesco Bonami e Sara Cosulich Canarutto, Villa Manin Centro d'Arte Contemporanea, Passariano, Codroipo (UD); Music for airports, a cura di Micòl di Veroli, Galleria Dora Diamanti Arte Contemporanea, Roma; Il vuoto pneumatico e il mondo reale, a cura di Daniele Capra, SPAC- FVG, Palazzo Orgnani Martina, Venzone (UD); La meglio gioventù, a cura di Andrea Bruciati, Galleria Comunale, Monfalcone (GO); Lost in painting, a cura di Carlo Sala, Villa Brandolini, Pieve di Soligo (TV); Upokeimenon (sott’acque), a cura di Gianluca d’Incà Levis e Michela Lupieri, Nuovo Spazio Espositivo di Casso (PN); Il lavorio dell'anima, a cura di Alice Ginaldi, Galleria Cart, Monza.