Antonio Capaccio – Il giocatore fortunato

Informazioni Evento

Luogo
VETRINA DI BRECCE
Via Mario De' Fiori 61 , Roma, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

La mostra è visibile ininterrottamente giorno e notte.

Vernissage
12/05/2023

ore 18

Artisti
Antonio Capaccio
Generi
arte contemporanea, personale

Il giocatore fortunato è un nuovo ciclo di lavori di Antonio Capaccio, iniziato nel 2022, di cui ora, nella Vetrina di Brecce, viene proposta una particolare soluzione installativa.

Comunicato stampa

Vetrina di BRECCE
via Mario de’ Fiori 61, 00187 Roma

dal 12 maggio al 18 giugno 2023
vernissage: venerdì 12 maggio 2023, dalle ore 18

La mostra è visibile ininterrottamente giorno e notte.

Antonio Capaccio
Il giocatore fortunato

Un progetto di BRECCE per l’arte contemporanea
e Hotel Piazza di Spagna

Il giocatore fortunato è un nuovo ciclo di lavori di Antonio Capaccio, iniziato nel 2022, di cui ora, nella Vetrina di Brecce, viene proposta una particolare soluzione installativa. Si tratta di un progetto in itinere, così come i precedenti ben noti cicli di Capaccio – ad esempio i 'Panneggi', i 'cieli', le 'grottesche'-, che si configura e si ridisegna ogni volta in diverse forme, secondo i luoghi, le occasioni, gli incontri. Una riflessione, con i mezzi essenziali della pittura, sulle potenzialità nascoste del linguaggio ma anche sui limti del rapprentabile, e sul sottile e incerto crinale che mantiene il mondo in equilibrio, con un poetico e prezioso riferimento all'opera di Ernst Theodor Amadeus Hoffmann, alla sua visione dell'arte come incremento del reale piuttosto che come rispecchiamento, nel verso di una moltiplicazione costante, un'esasperazione di punti di vista e di prospettive, restituendo alla nostra esperienza vitale tutto il suo più vero spessore enigmatico e sfuggente.
Questa mostra di Antonio Capaccio presso la Vetrina di Brecce rientra nel cico di iniziative dal titolo complessivo di volo a vite. VOLO A VITE è un ciclo di mostre personali - presentate
nella Vetrina di Brecce, a partire dall’autunno 2021 - il cui tratto prevalente sta nel serrato scambio creativo fra tutti gli artisti che, in successione, partecipano all'iniziativa.
Ciascun artista mette in relazione il proprio lavoro con quello degli altri in forme molteplici, per esempio con l'adozione di medesime modalità operative o mediante il prelievo, la
trasfigurazione o la fusione di elementi, ma ancor più condividendo temi ideativi e poetici, fino, in alcuni casi, alla creazione di opere a più voci.

«E benché io sia convinto che, nel regno oscuro e misterioso in cui viviamo, i nostri poveri occhi miopi non possano scorgere una sola fiammella di autentica luce, pure è certo che la natura non ci ha negato il talento e le tendenze della talpa…Ciechi come siamo, cerchiamo di avanzare a tastoni aprendoci la via nelle tenebre… E, appunto come fanno i ciechi quando, dal fruscio degli alberi, dal gorgoglio delle acque, avvertono la vicinanza del bosco nella cui frescura troveranno ristoro, del ruscello a cui potranno dissetarsi, così anche noi, sfiorati dall’impercettibile colpo d’ala, dal respiro di spiriti ignoti, presentiamo che il nostro peregrinare ci conduce alla sorgente della luce alla quale i nostri occhi si apriranno». (E.T.A. Hoffmann, La casa disabitata, in Racconti Notturni, trad. it. di A. Spaini, Einaudi, Torino, 1994)

«Se vi è una forza oscura che ripone a tradimento nel nostro cuore un filo, col quale poi cerca di trascinarci su strade pericolose e fatali dove altrimenti non ci saremmo mai avventurati, se esiste una simile forza allora, dentro di noi, essa deve assumere il nostro aspetto, divenire anzi noi stessi, perché solo così possiamo credere in essa e darle il modo di compiere la sua opera segreta ... È un fantasma del nostro proprio io, la cui intima affinità e la profonda influenza sul nostro animo ci fa precipitare all'inferno o ci solleva in paradiso». (E.T.A. Hoffmann, L'Orco Insabbia, in Racconti Notturni, trad. it. di A. Spaini, Einaudi, Torino, 1994)

«Signor Maestro, io vidi una volta una piccola farfalletta variopinta andarsi a cacciare sotto le corde del vostro clavicordo a due tastiere. La poverina svolazzava su e giù e con le alucce splendenti urtava ora le corde acute ora le gravi, traendone suoni e accordi così tenui che soltanto l’orecchio più fine ed esercitato avrebbe potuto percepirli. L’animaletto pareva nuotare in quelle morbide, fluttuanti sonorità o meglio, pareva lasciarsi trasportare sull’onda delle vibrazioni. Ma ad un tratto una corda urtata un po' più forte, quasi per vendicarsi, colpì l’ala della beata nuotatrice e ne fece cadere un po’ di polline colorato. La farfallina senza badarci continuò a frullare felice in quel mare di suoni e di canti; e altre corde la colpirono ferendola sempre più crudelmente, fino a farla cadere nell’apertura della cassa armonica. E tutto fu di nuovo silenzio… Mi parve allora veramente che la natura avesse costruito intorno a noi un gigantesco clavicordo a mille registri. Noi ci affanniamo, ci diamo da fare fra quelle corde, scambiandone i suoni, gli accordi, per suoni ed accordi prodotti da noi, a nostro piacere. E spesso veniamo feriti a morte senza neppure sospettare di essere stati colpiti da una corda stonata, toccata a sproposito…». (E.T.A. Hoffmann, Il Sanctus, in Racconti Notturni, trad. it. di A. Spaini, Einaudi, Torino, 1994)

«Avrai dapprincipio la sensazione di trovarti dinnanzi a un gioco pittorico arbitrario, sregolato, il gioco dell’artista padrone assoluto di coordinare un mondo figurativo abbandonandosi al proprio estro soltanto; ma poi, a poco a poco, tutte quelle figurazioni le vedrai concatenarsi in un’allusione alle cose umane, un’allusione piena di quell’amara ironia peculiare degli spiriti profondi ma mortalmente offesi».
(E.T.A. Hoffmann, Il cuore di pietra, trad. it. di C. Pinelli, Einaudi, Torino, 1994)

«Il destino ci indica qual'è la via che dobbiamo seguire per trovare la nostra fortuna, ed è colpa soltanto della nostra indolenza se trascuriamo o non intendiamo questi segnali». (E.T.A. Hoffmann, Il giocatore fortunato, in La donna vampiro e altri racconti, trad. it. di R. Spaini, Sansoni, Firenze, 1966)

Antonio Capaccio (1956) espone dal 1978. Ha partecipato alla conduzione della galleria S.Agata dé Goti (Roma, 1978/1979) e, dagli anni Ottanta, è stato teorico e iniziatore della tendenza di rinascita astratta dell'Astrazione Povera. Mostre a La Salita, Jartrakor, AAM., D'Ascanio, Giulia, Sala 1, Tralevolte, Equilibri Precari, Palaexpo, Palazzo Rondanini, Accademia Tedesca di Villa Massimo, Museo Laboratorio di Arte Contemporanea e Museo dell’Arte Classica de 'La Sapienza', Galleria Comunale d’Arte Contemporanea / Macro, Museo Nazionale di Palazzo Venezia, Temple Gallery, Auditorium Conciliazione, Casa delle Letterature, Mattatoio / La Pelanda (Roma); Palazzo dell'Esposizione Permanente, Studio Marconi (Milano); Castello di Rivara (Torino); Ghiglione, Biblioteca Berio (Genova); Rocca Paolina (Perugia); Conservatorio 'Ottorino Respighi' (Latina); Rocca (Umbertide); Galleria Civica (Termoli); Palazzo Tiranni-Castracane (Cagli); Palazzo Orsini (Bomarzo); Museo della Ceramica (Mondovì); Galleria Peccolo (Livorno); Palazzo Forti (Verona); MAD Umbria Museum (Campello sul Clitunno), Museo Colle del Duomo (Viterbo), Kunsthalle (Norimberga); Kunstverein (Darmstadt); Sala Centrale delle Esposizioni (S.Pietroburgo); Casa Centrale dell’Artista (Mosca); Buades (Madrid); Artificialia (Steyl); Circolo Italiano (Buenos Aires); Kriminalmuseum e Galerie im Burggarten (Rothenburg).