Antonio Riello – Libricida
La distruzione di libri e biblioteche attraverso il fuoco ha una storia lunga e tragica e un proprio nome tecnico e specifico, “Biblioclasmo”, ma in questo caso è stato preferito dall’artista il termine “libricidio” che si rifà al lessico giuridico ed alla morbosa cronaca nera.
Comunicato stampa
In mostra una sessantina di opere di Antonio Riello appartenenti al progetto itinerante ASHES TO ASHES.
Questo progetto, aperto ed in crescita, è iniziato nel 2009 a NewCastle, ed è stato poi in mostra a Londra, New York (Museum of Art & Design), Atene, Venezia (Biennale 2011, Progetto Glasstress), Merano, Ginevra.
Il progetto ASHES TO ASHES di Antonio Riello è sostanzialmente un estremo omaggio ad una delle grandi passioni della vita dell’artista: i libri.
Una espressione ambivalente (per non dire ambigua...come del resto da sempre è la sua cifra artistica sempre in bilico tra serio e faceto, cultura e barbarie, dramma e ironia) del suo amore e della sua dipendenza dal libro stampato.
Dopo aver selezionato alcuni libri della sua biblioteca personale (il criterio di scelta è abbastanza arbitrario, come quello di un despota orientale, e avviene con una tempistica altrettanto non prevedibile, si tratta sempre comunque di libri che sono stati letti dall’artista e che hanno lasciato un segno nella sua formazione) egli li distrugge ritualmente con il fuoco e ne raccoglie con attenzione e devozione le ceneri per porle all’interno di speciali reliquiari in vetro soffiato, disegnati e realizzati appositamente dall’artista stesso. Ogni reliquario è unico e specifico per ogni libro e ne riporta diligentemente Titolo, autore, data e luogo di prima pubblicazione e di distruzione. La forma del reliquario, in genere una sorta di calice, è in relazione alle sensazioni (anche e soprattutto inconsce) che il libro ha suscitato nell'artista. Non vi è dunque alcuna relazione diretta e letterale tra le forma del calice e il contenuto del libro, ma esiste invece piuttosto una relazione tra le memorie personalissime e privatissime dell'artista e il libro in questione. Prima di procedere alla distruzione fisica, l' "anima" del libro per così dire, viene estratta con uno scanner e salvata digitalmente.
Con un gesto di vera e propria “crudeltà culturale” (che è anche una sorta di autolesionismo talvolta doloroso e quasi masochistico) dunque il libro diventa “virtuale”, ovvero illeggibile, ma nel contempo anche consegnato all’eternità in forma di sacra reliquia, oltre che di opera d'arte.
La distruzione di libri e biblioteche attraverso il fuoco ha una storia lunga e tragica e un proprio nome tecnico e specifico, "Biblioclasmo", ma in questo caso è stato preferito dall'artista il termine "libricidio" che si rifà al lessico giuridico ed alla morbosa cronaca nera.