Antonio Romano – Vivo a Tratti
una mostra tutta dedicata all’amore per la propria città, Palermo, quella di Antonio Romano.
Comunicato stampa
“Vivo a Tratti”, una mostra tutta dedicata all’amore per la propria città, Palermo, quella di Antonio Romano.
Nella personale, che si inaugura il 15 maggio alle ore 18:30 nella galleria Aréa a piazza Rivoluzione 1, scorci della città sono rappresentati tra visioni oniriche e realistiche che si intrecciano.
La mostra
"Per l’artista “Vivo a tratti” ha un doppio significato" - spiega la curatrice Giorgia Görner Enrile -. L’importanza esistenziale nel lasciare un tratto perché creare arte è al centro della sua vita e la difficoltà di vivere a Palermo. Una città che soffre, non governata per come meriterebbe e che potrebbe, ma non riesce ad emergere".
"Questa dicotomia è espressa attraverso 24 opere. Nella galleria, disegni digitali legati al surrealismo, opere pittorico-grafiche su legno e quadri spezzati che, disposti nello spazio, diventano installazioni semoventi, mettendo in risalto la ricerca creativa e personale dell’artista", conclude.
Antonio Romano
Artista e docente d'arte, sin da piccolo, affascinato dal surrealismo, durante lo studio in Accademia ha conosciuto e apprezzato artisti e maestri eccentrici, da Bosh a El Greco, da Munch a Füssli, da Bacon a Giger e così via… osservando e acquisendo dai loro capolavori la propria visione unica e bizzarra.
Esploratore di mondi del profondo i cui pilastri sono i contrasti e i sentimenti che escono fuori dalla vita di ogni giorno. Egli non predilige una tecnica rispetto alle altre. Ma sperimenta di volta in volta un legame tra la linea grafica, che descrive ogni minimo particolare, e il colore che evidenzia le forme, esprimendo per sua natura sensazioni e significati.
La sua è una doppia ricerca. Da un lato disegnatore di mondi surreali la cui realtà è governata da leggi in contrasto tra loro, in cui vi è una esasperazione portata al limite di ciò che giornalmente viviamo o osserviamo. Dall’altro, una sperimentazione sul concetto di opera d’arte. L'artista, infatti, è legato alla tradizione dei materiali utilizzati, ma se ne discosta nel formato, nella spazialità: una trasformazione che genera qualcos’altro.