Art Souvenir Al-bunduqiyya

Informazioni Evento

Luogo
LA FENICE GALLERY
Corte del Tagiapiera, San Marco 1948 – 30124 , Venezia, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

da giovedì a domenica
dalle 14 alle 18
o su appuntamento

Vernissage
13/12/2013

ore 18,30

Curatori
Cecilia Tirelli
Generi
arte contemporanea, collettiva

Una mostra collettiva che vede giovani artisti dialogare con il loro territorio e le relative convenzioni, in maniera ironica, intelligente, e alla portata di ogni tasca.

Comunicato stampa

Art Souvenir Al-bunduqiyya
Opere di: Amedeo Abello, Daniela Albanese, Alvise Bittente, Marko Bjelancevic, Thomas Braida, Angela Colonna, Lorenzo Commisso, Fabio De Meo, Andrea Grotto, Giulia Incani, Nicolas Magnant, Rachele Maistrello, Elena Mazzi, Corinne Mazzoli, Valentina Merzi, Valerio Nicolai, poubelle, Elisa Sartori, Michele Spagnolo, Andrea Rosara, Venanzio Straulino, Kreshnik Sulejmani, Cecilia Tirelli, Valerio Veneruso, Francesca Zucca.

Inaugurazione
Venerdì 13 dicembre 2013
Ore 18.30

Trovo sempre interessante risalire alla radice di una parola: quasi quanto conoscere l’inizio di una storia personale. Souvenir, in francese ricordo, è oramai un vocabolo assolutamente comune, forse abusato, connaturato al modo di vivere città d’arte, siti turistici ed avvenimenti importanti.

Chi si ritrova, per lavoro o per passione, abitante di una città d’arte come Venezia, non nutre abitualmente una gran simpatia nei confronti di un simile archetipo acquisito; ma vale la pena indagare e capirne il perché. Il significato latino, venire in aiuto, rispecchia esattamente l’accezione attuale: "oggetto-ricordo" raccolto per conservare la memoria e ricordare l'evento a sé o trasmetterlo ad altri,: piccoli mostri (lat. monstrum, stranezza mostrata) che servano a commemorare, perciò esattamente che vengano in aiuto conservando le suggestioni.

Immagini preservate nel tentativo di appropriarsi di se stessi e del mondo. I viaggiatori più accorti inseguono per questo da secoli testimonianze d’arte e di cultura che contengano magicamente il genius loci, un’identità culturale locale, un valore simbolico: piccoli trofei carichi di malia che racchiudano un passato più o meno tradizionale.

Sin dal XVIII secolo, momento in cui i viaggi di piacere e gli spostamenti in genere subirono un notevole incremento, la propensione dei visitatori ad acquistare piccoli oggetti confezionati secondo necessità, da portare con sé alla partenza per ricordare un particolare luogo appena conosciuto, venne sfruttata commercialmente. Ed è ancor oggi così: se molte cose negli ultimi secoli sono cambiate, rimane il fatto che partire e tornare non basta, rimane la necessità di raccontare l’”avventura”, mostrare di averla vissuta, esibire dei souvenir.

Il viaggio ha progressivamente cambiato identità: la possibilità destinata a pochi fortunati esploratori si è trasformata in attività alla portata di tutti, turismo da consumare rapidamente, sempre più diffuso ma spesso superficiale ed inconsistente, dove il ricordino da difendere conta più dell’esperienza vissuta. L’oggetto-memoria è quindi comunemente inteso come una piccola parte per il tutto. E’ infatti un’espressione di cultura tangibile che contribuisce in ogni caso alla definizione del profilo identitario locale. Consapevole, o meno.

Sono anche questi “scalpi” di cultura, oggi, a plasmare le forme del ricordo. Per quanto misconosciuti, abusati, stilizzati o miniaturizzati, il loro significato ha evidentemente ancora la carica necessaria per attirare l’attenzione. Alimentano le mappe mentali collettive e condizionano fortemente la rappresentazione di un mondo nel quale progressivamente gli spazi turistici e quelli culturali si sovrappongono.

Veicolo del progetto è perciò anche volontà di indagare sui meccanismi che portano al fenomeno merchandising tanta fortuna. Per merchandising s’intende precisamente l’impiego di un brand o dell’immagine di un bene noto per venderne un altro. Un processo vivo anche nel sistema turistico come in quello artistico: in quest’ultimo è l’artista stesso ad indossare i panni di un luminoso brand, spogliando l’opera della propria importanza.

"Damien Hirst is a brand, because the art form of the 21st century is marketing. To develop so strong a brand on so conspicuously threadbare a rationale is hugely creative - revolutionary even."
(Greer, Germaine - 22 September 2008, "Germaine Greer Note to Robert Hughes: Bob, dear, Damien Hirst is just one of many artists you don't get", The Guardian)

La Fenice Gallery accoglie invece Art Souvenir Al-bunduqiyya come un nuovo spazio di comunicazione ed esposizione, in bilico tra un originale shop ed una mostra collettiva, che veda giovani artisti dialogare con il loro territorio e le relative convenzioni, in maniera ironica, intelligente, e alla portata di ogni tasca. Senza dimenticare che la rielaborazione di alcuni stereotipi da cui dipendiamo porta spesso inaspettate ri-evoluzioni, materiale privilegiato per ricerche artistiche che cerchino di restituire autenticità alle immagini, agli oggetti.

Il ricavato andrà a sostenere per metà l’attività de La Fenice Gallery e per l’altra metà il lavoro dell’artista.

Art Souvenir Al-bunduqiyya
L’esposizione verrà allestita nella nuova stanza, aperta appositamente, che accoglierà nuove e continuative proposte.

A cura di Cecilia Tirelli
in collaborazione con Sara Benetti

Contatti:
www.lafenicegallery.com – [email protected]

Orari:
da giovedì a domenica
dalle 14 alle 18
o su appuntamento

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La Fenice Gallery
is pleased to invite you

Art Souvenir Al-bunduqiyya
Works by: Amedeo Abello, Daniela Albanese, Alvise Bittente, Marko Bjelancevic, Thomas Braida, Angela Colonna, Lorenzo Commisso, Fabio De Meo, Andrea Grotto, Giulia Incani, Nicolas Magnant, Rachele Maistrello, Elena Mazzi, Corinne Mazzoli, Valentina Merzi, Valerio Nicolai, poubelle, Elisa Sartori, Michele Spagnolo, Andrea Rosara, Venanzio Straulino, Kreshnik Sulejmani, Cecilia Tirelli, Valerio Veneruso, Francesca Zucca.

Opening
Friday 13th December 2013
6.30 pm

I always find it interesting to go to the root of a word: almost as much as knowing the beginning of a personal story. Souvenir, in French ‘memory’, it is now a very common word, perhaps abused, tied to the way of living cities, tourist attractions and major events.

Who finds himself, for work or passion, an inhabitant of a city like Venice it, usually doesn’t feel a great sympathy for such an acquired archetype; but it is worth investigating and understanding why. The Latin meaning, ‘come to the aid’, accurately reflects the meaning of the word ‘memory-object’, collected to preserve the memory and remember the event itself or pass it on to others: little monsters (lat. monsturm, shown strangeness) to commemorate, so to help to preserve the power of suggestions.

Images preserved in an attempt to take control of ourselves and the world. Wiser travellers pursue this testimonies for centuries of art and culture that magically contains the ‘genius loci’, the local culture identity, a symbolic value: small trophies loaded with charm that enclose a more or less traditional past.

Since the eighteenth century, when leisure travels and movements in general endured a significant increase in the propensity of visitors to buy small items packaged as necessary to carry home to remember a special place just met, was commercially exploited. Nowadays it is still like this: though many things have changed in the last few centuries , the fact remains: to leave and return back home is not enough, remains the need to tell the ‘adventure’, to show we have lived, to exhibit some souvenirs.

The journey has gradually changed the identity: the possibility destined to some lucky few explorers became an affordable activity to everyone, tourism that has to be consumed quickly, more and more widespread, but often superficial and inconsistent, where the small memory to defend worth more that the lived experience. The memory-object is commonly understood like a small part of the ‘everything’. It is indeed an expression of tangible culture that contributes in every case to the definition of the local identity profile. Aware, or not.

Also, these “scalps” of culture, today, shape the forms of remembrance. They are unrecognized, abused, stylized, miniaturized, but their significance still has the necessary power to claim attention. They feed the mental maps of community and they strongly influence the representation of a world where the touristic and cultural spaces overlap.

Purpose of the project is also the desire to investigate the mechanisms that lead to the lucky phenomenon of merchandising. For merchandising we mean the effort of a brand - or the use of a well-known product - to sell another one. A vivid process in the touristic system as well as in the artistic one: in this last one is the artist that puts himself in the shoes of a brilliant brand, undressing the masterpiece from its value.

“Damien Hirst is a brand, because the art form of the 21st century is marketing. To develop so strong a brand on so conspicuously threadbare a rationale is hugely creative – revolutionary even”
(Greer, Germaine – September 22nd 2008, “Germaine Greer Note to Robert Hughes: Bob, dear, Damin Hisrt is just one of many artists you don’t get”, The Guardian).

La Fenice Gallery welcomes instead Art Souvenir Al-bunduqiyya like a new space of communication and exposition, poised between an original shop and a collective exhibition, which sees young artists dialogue with their territory and the relative conventions, in an ironic and smart way, and affordable by anyone. Not to be forgotten the reworking of some stereotypes from which we depend. This often takes to unexpected re-evolutions of common objects, privileged material for artistic researches that try to give back authenticity to images.

The proceeds will go half to support the activities of La Fenice Gallery and the other half to the work of the artist.

Art Souvenir Al-bunduqiyya
The exhibition will be fitted out in the new room opened specially to admit new and ongoing artworks.

Curated by Cecilia Tirelli
in collaboration with Sara Benetti