Arte tra due secoli
Opere dalla collezione Vincenzo Giustiniani | 1875-1920, una selezione di circa sessanta opere provenienti dalla straordinaria raccolta del conte Giustiniani – bibliofilo, mecenate, collezionista e pittore lui stesso – donata alla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca.
Comunicato stampa
Le scene intime e quotidiane di Silvestro Lega, i paesaggi di Plinio Nomellini, le tele di Giovanni Fattori, Galileo Chini, Giovanni Boldini, Oscar Ghiglia e di molti altri protagonisti dell’arte italiana a cavallo tra Ottocento e Novecento. Dal 16 novembre 2024 al 6 gennaio 2025 la Sala dell’affresco del Complesso di San Micheletto, a Lucca, ospita la mostra “Arte tra due secoli”, con la direzione scientifica di Paolo Bolpagni, direttore della Fondazione Ragghianti. Una selezione di opere fino ad ora mai esposte al pubblico e provenienti dalla preziosa e ben più ampia Collezione Vincenzo Giustiniani, recentemente donata alla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca.
“Questa esposizione – racconta il presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, Marcello Bertocchini – nasce da una storia di fiducia. La fiducia che la baronessa Diamantina Scola Camerini ha riposto nella Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca quando ha deciso di donarle la grande raccolta del nonno, il conte Vincenzo Giustiniani, individuando nell’ente l’interlocutore ideale per garantire la tutela delle opere e una prospettiva di una loro divulgazione e valorizzazione. Un lascito che ricopre un valore simbolico unico e contemporaneamente rappresenta una responsabilità notevole di fronte alla volontà della donatrice e alla comunità tutta.”
Vincenzo Giustiniani approda in Toscana da Ferrara nel 1917, quando acquista la trecentesca Tenuta di Forci, sulle colline lucchesi. Mecenate, collezionista e pittore dilettante egli stesso, trasforma la villa in un cenacolo d’arte e vi raccoglie, nell’ultimo trentennio della sua vita, oltre centottanta dipinti, a partire da quelli di Filippo Palizzi, tra i più originali interpreti del realismo, di scuola napoletana, fino agli esiti novecenteschi di Plinio Nomellini, Chini e Ghiglia. In un itinerario del tutto inedito, a cura di Lucia Maffei, che valorizza la natura variegata dell’antologia, “Arte tra due secoli” presenta circa sessanta di questi piccoli e grandi capolavori, molti dei quali di dimensioni veramente ridotte e realizzati su supporti decisamente fragili, ma spesso ‘deliziosi’ nella loro minutezza, in cui si può cogliere la resa immediata, in poche pennellate, di un’idea pittorica complessa.
Tra i pezzi esposti, Leopolda Banti alla spinetta, un ritratto ad olio su tavola applicata su cartone della moglie del pittore pisano Cristiano Banti. Còlta nell’impeto di un’esecuzione musicale alla spinetta, antico strumento da camera a tastiera, la donna è immortalata con la pennellata materica, rapida e travolgente di Giovanni Boldini, pittore ferrarese di respiro parigino, tra gli artisti italiani più vicini al linguaggio dell’impressionismo. Sua anche La vagliatura del grano che, nel formato minuto, valorizza il tocco cristallino dell’autore.
Giustiniani, in particolare, seppe intuire il pregio e la particolarità dei Macchiaioli, con molti dei quali strinse rapporti personali di amicizia. E proprio a loro è dedicata una parte importante del percorso espositivo, dove spiccano, tra gli altri, una tela di Giovanni Fattori raffigurante Barche da pesca alla fonda, che cattura l'anima del mare e del cielo attraverso una raffinata gamma di grigi e azzurri, e una suggestiva Barca sull’Arno di Telemaco Signorini. Degni di rilievo anche Il tiro al campo - Manovre di bersaglieri e Cavalleggero ferito, due piccoli oli su tavola in cui Fattori affronta alcuni dei temi a lui più familiari, tratteggiando soldati a piedi e a cavallo senza alcun accento retorico, con la semplice e autentica essenza della tecnica della ‘macchia’.
Da segnalare, inoltre, un intero lotto di paesaggi di Plinio Nomellini, acquistato all’incanto nel 1919, e le vedute vibranti del romagnolo Silvestro Lega. Ma la mostra offre anche l’opportunità di scoprire il Vincenzo Giustiniani pittore, autodidatta di discreto talento, capace di trasporre sulla tela l'atmosfera della vita rurale. Nella sua copiosa produzione emergono alcune figure legate al mondo contadino, che rimandano in maniera diretta alla sua esperienza di proprietario e gestore della tenuta di Forci, come l’olio su carta intitolato Contadina che rimesta l’uva nel tino, una scena semplice, ispirata al periodo della vendemmia, che colpisce per l’efficacia, l’immediatezza, e per l’abile resa del soggetto.
Si aggiunge una serie di vasi in ceramica prodotti dalla manifattura fiorentina Arte della Ceramica Fontebuoni, fondata da Galileo Chini nel 1886 e attiva fino al 1910. Il conte Giustiniani vi subentrò nel 1902 in qualità di socio finanziatore e, negli anni in cui in Italia si affermavano la nuova estetica Art Nouveau e il gusto modernista, contribuì a farne conoscere i prodotti della nella propria città natale. A Ferrara si possono ammirare ancora oggi, sulla facciata liberty di Villa Amalia in viale Cavour, le ceramiche da esterno con motivi floreali – nelle tonalità del verde, dell’azzurro e del giallo – disegnate da Galileo Chini e marchiate Fontebuoni.
La collezione Vincenzo Giustiniani, sottoposta per l’occasione ad una meticolosa operazione di restauro, sarà studiata a fondo in previsione dell’edizione di un volume apposito del catalogo generale delle opere della collezione d’arte di proprietà della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca.