Artemisia Gentileschi tra Roma Firenze e Napoli

Informazioni Evento

Luogo
COMPLESSO MONUMENTALE DONNAREGINA
Largo Donnaregina , Napoli, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al
Vernissage
28/04/2023

ore 15

Artisti
Artemisia Gentileschi
Generi
arte antica

prima monografica a Napoli dedicata alla pittrice.

Comunicato stampa

Venerdì 28 aprile alle ore 15 il ministro per i Beni culturali Gennaro Sangiuliano, insieme al vicario per la cultura della Curia di Napoli padre Adolfo Russo, inaugurerà in anteprima per la stampa, la mostra “Artemisia Gentileschi tra Roma, Firenze e Napoli”, la prima monografica a Napoli dedicata alla pittrice. Interviene il professor Pierluigi Leone de Castris curatore della mostra che sarà aperta dal 29 aprile al 3 luglio 2023.

L’attività di Artemisia Gentileschi (Roma 1593-Napoli post 1654) a Napoli copre venticinque anni e – per quanto interrotta dal soggiorno a Londra (1638-1640) – rappresenta la tappa più lunga della sua carriera di pittrice. A Napoli, specie sino al 1638, ella dové riuscire, come a Firenze e a Roma, ad alimentare la sua fama, mantenendo una corrispondenza con prestigiosi intellettuali suoi amici come Galileo Galilei o Cassiano dal Pozzo, ricevendo visite da viaggiatori stranieri.
Nonostante l’importanza e il numero degli anni trascorsi in città tra il 1630 e il 1654, Napoli non ha mai però ospitato un’esposizione monografica dedicata alla sua vita e alla sua carriera o un approfondimento dedicato alla sua formazione, al rapporto con l’opera del padre Orazio o con la lezione di Caravaggio. La mostra ora organizzata al Museo Diocesano di Napoli, con il sostegno della Regione Campania, vuole provare a risarcire questo vuoto, collegando l’attività napoletana alla formazione e alle tappe fiorentine e romane della carriera di Artemisia, e a presentare così ai napoletani e a un più vasto pubblico - grazie agli importanti prestiti di opere talvolta molto note e talvolta ancora poco conosciute o del tutto sconosciute, come diverse Giuditte e Santa Maria Maddalena, ottenuti dalle Gallerie degli Uffizi e di Pitti, dal Museo di Capodimonte, da altri musei e fondazioni e da alcuni collezionisti privati - le origini e il percorso di vita e d’arte di questa straordinaria figura di donna e di pittrice, che tanta parte ha avuto nella formazione del linguaggio degli artisti meridionali del “secolo d’oro”.

Quello di Artemisia Gentileschi è oggi un nome di grande richiamo, e molto numerose sono state, specie negli ultimi due decenni, le mostre monografiche a lei dedicate in tutto il mondo, da Firenze (1991) a Roma, New York e Saint-Louis (2001) e da Milano (2011), Parigi (2012) e Roma (2016) sino a Londra (2020). Difficile è discernere quanto di questo crescente successo si debba alla sua avvincente vicenda umana e biografica, alla sua rara figura di donna pittrice, alla nota vicenda dello stupro subìto dall’altro pittore Agostino Tassi, al mito femminista di “donna forte” e all’interpretazione delle sue crude versioni del soggetto di Giuditta che taglia la testa ad Oloferne come proiezioni del suo desiderio di rivalsa e di vendetta, e quanto si debba invece all’effettiva e ormai riconosciuta grandezza della sua arte. Certo è che Artemisia, figlia del celebre artista pisano Orazio Lomi Gentileschi, già nel 1610 forniva a Roma le prime prove del suo talento, della sua fedeltà e della sua peculiare interpretazione del naturalismo di Caravaggio e del suo stesso padre Orazio. Certo è che le sue tante Giuditte, a cominciare da quella precoce del Museo napoletano di Capodimonte sino quelle della Galleria Palatina e della Galleria degli Uffizi a Firenze, rappresentano forse la traduzione più efficace, originale e violenta del soggetto per almeno due volte prescelto da Caravaggio.