Arthur Duff / Niele Toroni

Informazioni Evento

Luogo
VILLA PISANI BONETTI
Via Risaie 1, Lonigo, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

da lunedì a venerdì 15-17, sabato 10-12, la prima domenica di ogni mese 10-12, tutti i giorni su appuntamento

Vernissage
23/06/2012

ore 19

Artisti
Arthur Duff, Niele Toroni
Uffici stampa
ILARIA GIANOLI, ALESSANDRA SANTERINI
Generi
arte contemporanea, doppia personale

Quinta edizione di Arte Contemporanea a Villa Pisani, progetto che da quest’anno assume cadenza biennale: Niele Toroni e Arthur Duff sono gli artisti invitati a ideare e realizzare opere inedite per la Villa Pisani Bonetti a Bagnolo di Lonigo nel vicentino, capolavoro giovanile dell’architettura di Andrea Palladio.

Comunicato stampa

Sabato 23 giugno 2012 inaugura la quinta edizione di Arte Contemporanea a Villa Pisani, progetto che da quest’anno assume cadenza biennale: Niele Toroni e Arthur Duff sono gli artisti invitati a ideare e realizzare opere inedite per la Villa Pisani Bonetti a Bagnolo di Lonigo nel vicentino, capolavoro giovanile dell’architettura di Andrea Palladio.
Il progetto, avviato nel 2007 da Manuela Bedeschi e Carlo Bonetti, collezionisti d’arte contemporanea e attuali proprietari della Villa, è coordinato da Luca Massimo Barbero e curato da Francesca Pola. Le opere realizzate dai due artisti sono pensate per dialogare con il luogo e gli spazi di una dimora abitata, in una dimensione privata e vissuta che non è soltanto uno spazio espositivo.

Niele Toroni (Muralto – Locarno, 1937) ha individuato come fulcro del proprio progetto il grande salone centrale, scegliendo di intervenire sulla controfacciata della loggia verso il fiume, segnata dalla grande finestra termale cieca nella parte superiore e sulle due piccole porte in quella inferiore. L’artista si concentra in questo spazio, che è nel medesimo tempo soglia chiusa e luminosa apertura, secondo coordinate operative che sono caratteristiche del suo linguaggio dagli anni Sessanta: traccia una serie di impronte di pennello n. 50, a intervalli di 30 cm l’una dall’altra. Inserisce così nella monumentalità dell’architettura palladiana un elemento di progressione visiva, un modulo in movimento regolare (l’impronta di pennello tracciata a intervalli fissi), che nel suo moltiplicarsi mette in discussione e complica l’equilibrio strutturale rinascimentale dell’edificio, proprio nel luogo del transito. L’artista interviene anche in una della cantine inferiori, inserendo le sue impronte nelle lunette di uno degli spazi di passaggio, e in dialogo con esse, definendo un’ideale triangolazione sulla parete frontale della soglia seguente, che intitola ironicamente Angoli come angeli in cantina. Francesca Pola così definisce l’opera, che Toroni chiama “travail/peinture” (“lavoro/pittura”): “Il luogo è la pittura: l’architettura di Villa Pisani diviene spazio di esistenza in atto, ‘tableau vivant’ concreto e non descrittivo, aniconico ed essenziale, in cui lo spettacolo della storia umana è l’intermittenza sensibile e vibrante di un’impronta di pennello”.

Luce e movimento sono elementi fondanti anche dell’intervento che Arthur Duff (Wiesbaden, 1973) ha concepito per una delle grandi sale d’angolo. Qui l’artista ha scelto di agire sul soffitto a grandi travi, secondo una direttrice inedita a Villa Pisani, creando un ambiente buio nel quale una proiezione laser di scritte a scorrimento, percepibili in modi diversi a seconda del punto di vista che si assume nella stanza, modifica continuamente le coordinate spaziali e fisiche di esperienza del luogo. L’intervento di Duff tende a un progressivo coinvolgimento e immedesimazione tra visitatore e spazio, in un cortocircuito temporale che unisce passato e presente. Nell’ ambiente buio un laser magenta (scelto per ottenere il massimo effetto di artificialità) fa ruotare parole tra loro intrecciate ortogonalmente al loro centro, ma fuori asse rispetto al parallelismo delle travi. L’immagine si modifica, a seconda del punto di vista che si assume nella stanza, in coordinate spaziali e fisiche sempre diverse. Il soffitto della sala, costituito da un’alternanza di positivo e negativo, suggerisce un ritmo binario di presenza e assenza e la frase qui scelta da Duff lavora sull’opposizione di materiale e immateriale: “spirit is a bone”. Proseguendo il percorso in una delle cantine, incontriamo alcuni lavori realizzati dall’artista con nodi stratificati e spazializzati, le cui configurazioni reciproche riprendono e rendono interferenti alcuni frammenti di ammassi stellari riportati nel settecentesco catalogo astronomico di Charles Messier. Sulla contrapposizione tra microcosmo e macrocosmo, lavora anche il piccolo laser verde collocato ad angolo in fondo a questo spazio, costituito dalla frase “the mind of the world, a cell in its brain”: espressione tratta da “World Brain” di Herbert Georg Wells, che costituisce già negli anni ’30 del ventesimo secolo uno dei testi precursori delle attuali ipotesi di accrescimento organico di connessioni e scambi di informazioni al di fuori della coscienza individuale.
Unicamente per la sera della inaugurazione, Duff ha anche concepito una spettacolare proiezione laser verde di circa 80 metri all’aperto: un grande fascio di parole luminose, rotanti tra la facciata posteriore della Villa e l’intera estensione del prato retrostante, secondo un asse proiettivo diagonale e destabilizzante, che investirà i visitatori in un vortice di luce. La frase che la costituisce, “sing about the past but feel it in the present” è tratta da un’intervista del cantante pop Damon Albarn ed è stata scelta per sottolinearne l’ovvietà e la potenziale adattabilità a qualsiasi situazione: in questo caso alla relazione attiva tra passato e presente a cui si riferisce l’intervento artistico stesso in dialogo con l’edificio storico. “Uno spazio che vive al contempo di schizofrenia e sorpresa, ciclicità e intercambiabilità – afferma Francesca Pola - un distillato umanistico dell’esperienza virtuale, che le vuole restituire fisicità in questi spazi di luce: luoghi di un flusso informazionale, che direziona il proprio viaggio tra le infinite possibili architetture di Villa Pisani”.

La mostra intende accogliere il visitatore come vero e proprio ospite in una casa, nella quale le opere di Toroni e di Duff si integrano con la Villa, così come i lavori nati negli anni precedenti dal dialogo stabilito con questi spazi da altri otto artisti internazionali, quali Nelio Sonego e Michel Verjux (2007), Igino Legnaghi e François Morellet (2008), Alan Charlton e Riccardo De Marchi (2009), David Tremlett e Bruno Querci (2010). Alcune delle opere esposte sono ad oggi ancora parte della Villa e del parco, concepite per essa e inserite armoniosamente nell’intero complesso. “La nuova occasione offerta quest’anno dal progetto “Arte Contemporanea a Villa Pisani” - spiega Luca Massimo Barbero - permette di sottolineare come esso sia diventato non più un semplice appuntamento espositivo, ma un luogo attivo permanente nel quale il presente della contemporaneità offre un’arricchita esperienza della storia. L’idea di invitare, in questi anni, artisti contemporanei a misurarsi con i suoi spazi, ha fatto di Villa Pisani non una semplice situazione contestuale di destinazione, ma il fulcro di una idealità attiva e propositiva che oggi, attraverso le stratificazioni di questi pensieri materializzati dalle loro opere, ci si ripresenta come condensato mobile di una maturata e nuova relazione tra passato e presente. Villa Pisani è una casa abitata dall’arte, nel senso più vitale e completo di questa espressione: un luogo a cui tornare con certezza, esempio di una committenza privata che è divenuta modello territoriale e ormai anche internazionale di una nuova forma di relazione tra creazione artistica e sua destinazione, tra idealità progettuale e libertà espressiva. Un luogo che vive grazie ai suoi “abitanti”, questi artisti che come “agitatori” intervengono nella sua “misura”, attraverso pittura, scultura, installazione, dando corpo a visioni che sono oggi la memoria attiva del nostro progetto: una casa che produce memoria futura”.

Villa Pisani a Bagnolo di Lonigo, progettata da Andrea Palladio a partire dal 1541, al ritorno dal suo primo viaggio a Roma, e realizzata tra il 1544 e 1545, è forse l’opera più rappresentativa del periodo giovanile della sua attività e con essa inizia la collaborazione con la Repubblica veneziana. Ispirata alla monumentalità della Roma imperiale, Villa Pisani rappresentava l’affermazione del potere di Venezia sulla terraferma: la dimora rappresentativa e vivibile nello stesso tempo, controllava il territorio agricolo circostante, mentre la posizione sul fiume la collegava alla Serenissima per i trasporti di persone e di merci. Secondo il progetto originale la Villa doveva avere infatti due facciate principali: la prima verso il fiume, ancora integra, e l’altra rivolta verso la campagna, parzialmente incompiuta.

Agli interventi di Toroni e di Duff sono dedicati due cataloghi monografici che contengono l’introduzione di Manuela Bedeschi e Carlo Bonetti, i testi critici di Luca Massimo Barbero e di Francesca Pola, apparati bio-bibliografici degli artisti e le immagini delle opere realizzate a Villa Pisani.