Arthur Nager – Colorado 1972
Mostra del fotografo americano Arthur Nager, a cura di Manuela De Leonardis, che espone il suo lavoro per la prima volta in Italia.
Comunicato stampa
Giovanna Pennacchi è lieta di presentare la mostra personale Colorado 1972 (The Divine Light &
Strawberry Days Festivals) del fotografo americano Arthur Nager, a cura di Manuela De
Leonardis, che espone il suo lavoro per la prima volta in Italia.
Questa storia, o meglio queste storie, si svolgono nella terra celebrata da John Denver, Linda
Ronstadt e con loro almeno un’altra decina di musicisti country e rock, inclusa la band The Flying
Burrito Brothers con la loro canzone Colorado. Montrose, estate 1972: nel caldo secco del deserto
del Colorado, ad una distanza di circa 140 miglia da Glenwood Springs (e quasi il doppio da
Aurora, nella periferia di Denver, nello stato americano attraversato dalle imponenti Montagne
Rocciose) ha luogo un evento di cui a lungo si sarebbe serbato il ricordo. In un negozio di Aurora,
tra i flyer pubblicitari appesi alla vetrina, è riconoscibile anche quello del Divine Light Festival.
Arthur Nager lo fotografa all’interno dell’ambiente, alle spalle dell’uomo con i baffi all’insù -
inquadrato nel primo piano americano - accanto alla testa di un cervo imbalsamato, vicino
all’orologio a parete. L’immagine riflette il contrasto tra la cultura “cowboy” celebrata dai residenti
più conservatori che partecipano ad eventi come l’annuale Strawberry Days Festival a
Glenwood Springs e la comunità hippie, erede dei valori della beat generation in un mix
psichedelico all’insegna del messaggio «peace and love» con il suo anelito ad una spiritualità non
convenzionale. Attento osservatore della società con uno sguardo empatico, nel 1972 dopo aver
studiato fotografia con Nathan Lyons al Visual Studies Workshop, successivamente alla laurea in
Storia e Psicologia conseguita all’Università di Rochester, Nathan si trova in Colorado. Nel suo
sguardo di fotografo documentario c’è sempre un tocco d’ironia influenzato dalla sua ammirazione
per fotografi quali Diane Arbus, Gary Winogrand e Lee Friedlander. Con la Nikon 35mm e la
pellicola in bianco e nero, egli arriva in moto e si unisce alle migliaia di devoti radunati per il
Divine Light Festival nel deserto vicino Montrose. Per la prima volta il tredicenne guru Maharaji
(nato nel 1957 vicino Haridwar, India), considerato un’incarnazione divina sulla terra (oggi si
definisce «ambasciatore di pace» e con il nome di Prem Rawat è autore di diversi best seller, tra cui
Hear Yourself e Peace is Possible), visitava per la prima volta gli Stati Uniti. Il fotografo appunta la
data del 27 luglio, momento culminante dell’arrivo del giovanissimo guru con il suo entourage
indiano ed il corteo di automobili che hanno la sua fotografia attaccata ai finestrini. Le sessioni si
svolgono in gruppi diversi di persone sedute a terra, intente ad ascoltare i discorsi di Maharaji sul
palco. Ci si prende per mano, si canta, si prega, c’è chi cucina, si mangia insieme, un cane osserva
la scena. Non si fa uso di droghe, piuttosto sono la meditazione e lo yoga a traghettare verso
un’altra dimensione. In mezzo ai personaggi in stile Grateful Dead c’è anche lo sceriffo, con il
cappello da cowboy e la stella appuntata sul petto. Il rombo delle motociclette è neutralizzato dal
suono solitario di un sax. Tutto sembra perfettamente normale in quell’atmosfera surreale. Anche
Nager arriva in moto e si ferma per almeno quattro giorni dormendo in una tenda. Fervono i
preparativi: l’arrivo di giovani da diverse parti del paese, l’accampamento improvvisato con le
tende canadesi, i sacchi a pelo ed i pullmini. È un piccolo mondo dove tutti stanno insieme. Una
capsula del tempo che contiene diverse storie, a partire dal luogo stesso: il deserto. Arthur Nager
realizza almeno duecento scatti, ma il suo non è quello che tradizionalmente si definirebbe un
reportage di documentazione. Nella giustapposizione di mondo occidentale e orientale, in quel
luogo «realmente bizzarro» dominato dalla bellezza incontaminata della natura e del paesaggio, il
fotografo si sofferma sui dettagli, sui materiali - le tende, la plastica, le strutture usate per montare il
palco dove si legge su uno striscione «Joy to the world. The Lord has come» - non meno che sui
volti delle persone «illuminati» dal «grande maestro». Nella narrazione del fotografo si legge una
partecipazione autenticamente curiosa e non giudicante. Anche quando l’attenzione di Arthur Nager
si sposta verso la «vita reale», in località urbane come Denver, Aurora o Glenwood Springs durante
lo Strawberry Days Festival - storico festival dedicato al raccolto delle fragole che dal 1898 si
svolge annualmente nella terza settimana di giugno – nell’osservare l’aria di festa con le giostre,
l’attesa sul marciapiede, un cowboy a cavalcioni della sua mucca, la gara di tuffi, un momento di
relax sulla brandina pieghevole e, magari, un bambino sulle spalle del padre che guarda dritto
nell’obiettivo arricciando il naso. Le fotografie di Nager offrono una visione molto diversa dalla
tipica vita nel Colorado degli anni Settanta. Sono immagini che ricordano il lavoro di Robert Frank,
che ha avuto grande influenza sulla visione di Arthur Nager nel cui sguardo c’è sempre
consapevolezza dell’unicità dei tanti atti della «commedia umana» di cui non può che cogliere
l’attimo.
(Manuela De Leonardis)
Arthur Nager (Queens, NY, 1949 vive e lavora tra New York City e Fairfield, CT). Dopo essersi
laureato in Storia/Fotografia alla University of Rochester, NY, ha ricevuto il master in Fotografia
frequentando il Visual Studies Workshop alla University of Buffalo, NY dove ha studiato con
Nathan Lyons e Syl Labrot. Dal 1971 al ’73 ha insegnato in Colorado al Center of the Eye di
Aspen e al Anderson Ranch Arts Center di Snowmass. Nel 1973 è stato Direttore del
Programma di Fotografia alla University of Bridgeport e come Professore Associato ha
organizzato lecture invitando importanti fotografi, tra cui Frederick Sommer, Arnold Newman,
Ralph Gibson, Roman Vishniac, Lotte Jacobi e Mary Ellen Mark.
Collezioni pubbliche: International Museum of Photography, George Eastman House; Santa Cruz
Museum of Art and History; South Street Seaport Museum, NYC; Kennebunk Museum, Maine;
Westport, Art Collection, CT.
Tra le mostre recenti: 2022 - New Color Work, Soleil Gallery, Westport, CT (personale); Rites and
Rituals, PhotoPlace Gallery, VT; Art of The Automobile, Carriage Barn Art Center, CT; Photography
Juried Exhibit, Rowayton Arts Center, CT; Annual Juried Photography Exhibit, Carriage Barn Art
Center, CT; 2021 - Weather, PhotoPlace Gallery, Middlebury, VT; Color, PhotoPlace Gallery,
Middlebury, VT; Landscape And Architecture, Black Box Gallery, Portland, OR; Liquid Sky, The
Praxis Gallery, MN; In The City, Rowayton Arts Center, CT; Vision: Shadow and Light, Black Box
Gallery, OR; Letters, Numbers & Symbols, The Praxis Gallery; 2020 - New York Color, Nylen
Gallery, CT; 2018 - Central Park Photographs, Ikon Art Gallery, NYC (personale); The Decisive
Moment, The Praxis Gallery, MN; Empty Spaces: Abandoned Places, The Praxis Gallery, MN; Tree
Talk, The Griffin Museum of Photography, MA; American Splendor, Ikon Art Gallery, NYC; 2017 -
Times Square Photographs, Fahey Bodell Gallery, NYC (personale); 2014 - Street Life, Norwalk
Community College (personale).
Tra i libri pubblicati: Wrestling Sunnyside Garden Arena, November 27, 1971 (2021), Central
Park Photographs (2018), Times Square Photographs (2017)