Informazioni Evento

Luogo
VILLA NECCHI CAMPIGLIO
Via Mozart 12/14, Milano, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

da mercoledì a domenica dalle ore 10 alle 18.

Vernissage
06/03/2018

no

Biglietti

Intero: € 12; Ridotto (Ragazzi 4-14 anni): € 4; Iscritti FAI: gratis

Artisti
Arturo Martini
Generi
arte moderna

Un percorso attorno all’opera “Giustizia Corporativa”
realizzata per il Palazzo di Giustizia di Milano

Comunicato stampa

“Di Martini apprezzo il fatto che abbia cambiato il linguaggio della scultura.
A lui non importava nulla della storia, si considerava un ciabattino che lavorava su commissione.
Era semplicemente un artista geniale che raccoglieva e copiava idee da tutte le espressioni artistiche del mondo dagli egizi in avanti, poi le mangiava e le rigurgitava in modo nuovo, tutto suo”
(da un’intervista a Claudia Gian Ferrari del 2006)

Per celebrare uno dei più importanti scultori italiani del Novecento, il FAI – Fondo Ambiente Italiano, presenta la mostra Arturo Martini a Milano, che si terrà a Villa Necchi Campiglio dal 6 marzo al 29 aprile 2018. Un percorso inedito, da un’idea di Amedeo Porro e con l’assistenza di Paolo Baldacci e Nico Stringa, che ruota attorno alla sua opera più rappresentativa e grandiosa conservata a Milano: il monumentale altorilievo della Giustizia Corporativa eseguito nel 1937 per l’atrio al primo piano del Palazzo di Giustizia, progettato da Marcello Piacentini. Un modo per riannodare le fila del complesso e ambivalente rapporto di Martini con Milano, la città in cui visse dal 1919 alla fine del 1920 e quindi dal 1933 al ’42 producendovi molte delle sue opere maggiori.

La Giustizia Corporativa è un racconto sulla vita e le attività dell’uomo, che appaiono tutte sottoposte al giudizio della Legge, a cui richiama la Giustizia, qui seduta sull’albero del Bene e del Male, con il volto sereno e quasi impassibile, ma nello stesso tempo sollecito e attento, e in mano gli attributi tradizionali, la bilancia e la spada. Intorno alla Giustizia, un’enciclopedia di miti, figure e immagini che vanno a comporre un coro polifonico: le Ambizioni (Amore, Arte e Bellezza), affiancate dalla Vanità; gli Eroi, a cui si contrappone la Viltà; la Famiglia, la Dottrina (incarnata dagli Intellettuali) e le Opere assistenziali.

A Villa Necchi Campiglio saranno esposti il bozzetto originale in gesso e due grandi altorilievi in gesso al naturale serviti come modelli per il gruppo degli “Intellettuali” e della “Famiglia”, il grande marmo di “Dedalo e Icaro” e un bozzetto in bronzo del gruppo della “Famiglia”.
Insieme a questi pezzi sarà possibile seguire, attraverso la riproduzione di tutti gli ingrandimenti, l’interpretazione fotografica che Martini stesso volle dare della sua opera dirigendo personalmente l’illuminazione e gli scatti per il libro a essa dedicato con la prefazione di Riccardo Bacchelli (edizioni del Milione, 1937). Alcune fotografie di Martini al lavoro durante l’esecuzione dell’opera completeranno la mostra.
Collaterale alla mostra, verrà proposto un itinerario martiniano attraverso la città, per conoscere e approfondire le importanti opere del maestro che arricchiscono Milano: all’Arengario, alla Pinacoteca di Brera, al Museo del Novecento, all’Ospedale Maggiore ecc.

Nel 2008 Claudia Gian Ferrari (1946-2010), gallerista collezionista e studiosa, ha donato la sua collezione di capolavori del Novecento al FAI che li ha collocati a Villa Necchi Campiglio, in una raffinata cornice esteticamente a essi contemporanea. Su quarantacinque pezzi, quattro sono di Martini, tra i quali l’importante capolavoro del periodo di “Valori Plastici” intitolato L’amante morta, 1921. Nell’attività di Claudia e del padre Ettore Gian Ferrari, la promozione e la difesa dell’opera di Arturo Martini hanno avuto un posto rilevante. Dalla battaglia contro il gruppo dei falsi cosiddetti “di Anticoli Corrado”, con i quali si cercò di invadere il mercato negli anni ’70 e ’80, fino alla promozione di mostre e restauri e alla scoperta e riproposizione dell’importante gruppo di gessi originali delle maggiori sculture di “Valori Plastici” della collezione Becchini, scomparsi per decenni in un deposito alle falde del Monte Amiata e ritenuti dispersi, la vita professionale di Claudia è stata scandita, come quella di un appassionato detective, dalla costante ricerca di opere che potessero sempre meglio illustrare l’attività e le conquiste di questo grande genio della scultura europea del Novecento.