Assarabas

Informazioni Evento

Luogo
MUSEO IMMAGINARIO
via Mellerio, 2 , Domodossola, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al
Vernissage
18/03/2014

dalle ore 11,00 alle 13,00

Artisti
Mary Warburg, Aby Becker, Magdalena Tanneg, Ly Oller, Sid Conil, Marta Evangheli, Beatrix Gabet, Bailie, Emy Emert, Barlof, Jen Tsugounaru, Rebecca
Curatori
Alicia Sander
Generi
arte contemporanea, collettiva

l’École des Italiens presenta a Domodossola, Assarabas. Il caso come tecnica dell’arte.

Comunicato stampa

Martedì 18 marzo 2014, dalle ore 11,00 alle 13,00,
l’École des Italiens presenta a Domodossola, via Mellerio 2,
Assarabas. Il caso come tecnica dell'arte
a cura di Alicia Sander
marzo - maggio 2014

The artists

Mary Warburg
Aby Becker
Magdalena Tanneg
Ly Oller
Sid Conil
Marta Evangheli
Beatrix Gabet
Bailie
Emy Emert
Barlof
Jen Tsugounaru
Rebecca
Blanca Ferrater

Catalogo Mme Webb Editore
Fotografie di Chiara Ferrin
Negativi di Virus

Le immagini che documentano l'allestimento sono state concordate con gli artisti.

ASSARABAS
Una formula per l’arte contemporanea

Non ci speravamo più. Quando l’arte contemporanea sembra avere esaurito la sua energia – i cocktail party sono le più avanzate teorie estetiche e lo scandalo di cartapesta la prassi quotidiana per riconoscere il valore, vacuo, di un’opera – giunge una nuova rivoluzione. Anzi, una evoluzione. Tellurica, silenziosamente deflagrante. Per la prima volta in Italia arriva il gruppo dei “Nazirei”, singoli artisti – da Alex Barlof a Yvonne Emert, da Rebecca a Magdalena Tanneg – che in austera, australe autonomia e solitudine hanno deciso di incidere un’opera comune. Un incendio. Un incedere nell’arte consci dell’“ora o mai più”, orientati verso una radicalità da assedio, da fine dei tempi. Gli artisti, provenienti da diverse parti d’Europa e del pianeta, portano questo lavoro «in ogni spazio» che dia loro ricovero. Alla parola “mostra” o “rassegna” preferiscono quella meno rassicurante di “rifugio”. A tutti gli effetti, vivono in esilio dai meccanismi dell’arte odierna e si rifiutano di “fare gruppo”, costituendo un sistema alternativo di relazioni, realizzando in proprio la stessa società che criticano con furia artistica incomparabile. Non è esatta dunque la metafora del monastero: questi artisti sono degli eremiti, piuttosto. Che anelano, tuttavia, a un medesimo monastero. L’assenza di approdo, di tetto, autentica in qualche modo la loro opera»: con queste parole Alicia Sander ha descritto il progetto di Assarabas. La storica dell’arte, tra l’altro, tenta di dare ragionevolezza critica all’opera dei “Nazirei” con un primo studio analitico, Il caso come tecnica dell’arte, da cui si diparte il catalogo che assembla i lavori. Di fronte ai quali, spiazzanti e commoventi, afferma la critica, è come se intuissimo «brandelli di ego che scompaiono in un baluginio. Come se partecipassimo di una spogliazione, di un sacrificio». Così, ogni oggetto della nostra esistenza – sedie e tazze, chiodi, tavoli, armadi – destituito della propria “oggettualità”, diventa atto sacro, versetto cosmico, altare muto di olocausti. Nel contesto attuale dell’arte, quella dei “Nazirei” non si configura come «una via nuova» bensì come «la sola via praticabile».