Asta 22 Archeologica
Un’asta di reperti archeologici di alto pregio a prezzi contenuti.
Comunicato stampa
Un’asta di reperti archeologici di alto pregio a prezzi contenuti. Verrà battuta a Roma il prossimo 20 maggio. Se gli stessi oggetti fossero posti all’incanto a Londra o New York raggiungerebbero valori di mercato ragguardevoli, ma il loro evidente interesse di carattere archeologico, storico e, per alcuni di essi, artistico ne impedisce l’esportazione al di fuori dei confini nazionali calmierandone automaticamente il prezzo. L’asta proposta da Bertolami Fine Arts è dunque destinata a rimettere in gara quei collezionisti italiani – acquirenti per passione e non per profitto - solitamente esclusi dal vertiginoso giro d’affari del grande commercio internazionale di archeologia, creando al contempo un circuito commerciale perfettamente legale in grado di far emergere beni oggi immobilizzati e nascosti all’interno delle case.
L’Italia non è un paese per aste di archeologia. I motivi sono noti e attengono alla complessità e severità del sistema normativo vigente nel nostro paese in materia di tutela del patrimonio culturale. Le prime leggi sul tema sono state d’altronde emanate proprio qui da noi. Nella Roma del Papa Re, già a partire dai primi decenni del ‘400, si avverte l’esigenza di provvedimenti finalizzati a impedire la demolizione e spoliazione delle rovine di età romana. Si procede poi alla regolamentazione degli scavi archeologici, arrivando a creare una carica dello Stato preposta a vigilare sul patrimonio artistico. L’idea, come è noto, è da ascriversi a Papa Leone X, che, nel 1515, nomina Raffaello Ispettore Generale delle Belle Arti . E non solo lo Stato Pontificio si è dotato prima di ogni altro di un ministro dei beni culturali, ma, intorno alla metà del ‘600, per primo ha introdotto il divieto di esportazione all’estero delle opere d’arte di maggior valore. Alla luce di presupposti storici così impegnativi si comprende come mai l’Italia occupi una posizione del tutto defilata nell’ambito del grande commercio internazionale di archeologia, un ramo del mercato dell’arte nei confronti del quale il nostro paese ha sviluppato un atteggiamento di sedimentata e non sempre giustificata diffidenza.
Come si spiega, allora, l’asta di reperti archeologici di alto pregio che Bertolami Fine Arts si appresta a battere nella sua sede romana di Palazzo Caetani Lovatelli? Basta sfogliare velocemente il catalogo per rendersi conto che la proposta è insolitamente ghiotta: piccoli tesori in grado di fare la felicità dei collezionisti più esigenti a valori di stima decisamente contenuti. Una gara, insomma, che si direbbe aperta a un parterre di appassionati tutt’altro che ristretto. A fornire la soluzione del mistero è Giuseppe Bertolami, general manager e fondatore della casa d’aste: ”Il progetto di vendita all’incanto che, con Andrea Pancotti - capo del nostro Dipartimento di Archeologia – abbiamo a lungo accarezzato e infine realizzato non contempla alcuna possibilità di speculazione, né da parte nostra, né da parte dei compratori. Ciò dipende dal riconosciuto interesse di carattere archeologico, storico e, in alcuni casi, artistico dei pezzi in vendita, pezzi che, per questa ragione, non possono uscire dal territorio della Repubblica. Il nostro compratore ideale non è un mercante, non compra per rivendere, magari all’estero. Abbiamo lavorato per intercettare collezionisti italiani, appassionati autentici pronti ad innamorarsi dell’idea di entrare in possesso di un oggetto di speciale importanza il cui prezzo risulta calmierato proprio dal riconoscimento da parte dello Stato italiano di quell’importanza così manifesta.”
In sintesi, l’operazione trova il suo principale fondamento nella scommessa che l’imposizione di un vincolo statale non sempre chiuda la partita commerciale, ma possa al contrario rinnovarla e aprirla a nuovi giocatori. Oggetti come l’eccezionale pisside siciliana a figure rosse del IV secolo a.C., o il grande altare votivo in marmo del II secolo d.C. con le vivide effigi di Asclepio, Igea e Telesforo, o il meraviglioso busto di Caracalla fanciullo ritratto nelle vesti di Attis, se venduti a Londra o New York, verrebbero contesi dai più grandi collezionisti e raggiungerebbero quotazioni ragguardevoli. Accade però che il divieto di esportazione, abbassandone il prezzo, li metta alla portata di un collezionismo colto e appassionato, ma assai meno elitario dal punto di vista della possibilità di spesa.
Si fa fatica a ricordare la data dell’ultima asta di reperti archeologici di alta qualità tenutasi a Roma, è però certo che molti dei lotti posti all’incanto il prossimo 20 maggio a Palazzo Caetani Lovatelli rimarranno a lungo nella memoria e nel cuore dei conoscitori.
I TOP LOTS
I cinquantasei lotti che saranno posti all’incanto il 20 maggio a Palazzo Caetani Lovatelli possono essere tutti considerati dei top lots, top lots di diverse fasce di prezzo. Ne segnaliamo però alcuni per il loro eccezionale interesse.
1. Lotto 21 - Grande pisside skyphoide a figure rosse - Lentini (Sicilia), ca. 350-325 a.C.
alt. cm 29; diam. cm 16,8
€ 18.000-20.000
Riccamente decorata, usualmente utilizzata per contenere oggetti personali, cosmetici e gioielli. Caratterizzata da scene legate al mondo femminile ed in particolar modo di tipo prenuziale, poteva far parte di un corredo matrimoniale.
Il lotto è stato dichiarato di interesse archeologico particolarmente importante ai sensi del D.L.gs. 42/04 con D.D.R. del 01/06/2004 della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana.
2. Lotto 27 - Testa di giovinetto con berretto frigio I - II secolo d.C.
alt. cm 35; largh. cm 32
€ 70.000-90.000
Testa maschile in marmo bianco insulare, caratterizzata da folta chioma di capelli ricci e da copricapo orientale che presenta elementi assimilabili sia al berretto frigio che ad un elmo.
Il lotto è stato dichiarato di interesse archeologico particolarmente importante ai sensi del D.L.gs. 42/04 con D.D.R. del 12/9/2007 della Soprintendenza Archeologica di Roma.
3. Lotto 33 - Ritratto di Caracalla come Attis - Primo decennio del III secolo d.C. – alt cm 65
€ 120.000-150.000
Il lotto è stato dichiarato di interesse archeologico particolarmente importante ai sensi del D.L.gs. 42/04 con D.D.R. del 12/9/2007 della Soprintendenza Archeologica di Roma.
4. Lotto 34 – Importante gruppo di marmi ed epigrafi dalla Via Latina. Si distingue tra essi un altare votivo con Asclepio, Igea e Telesforo – I-II Secolo d.C. –
alt m.1,18; diam. cm 55,5
€ 150.000-200.000
Grande altare votivo in marmo da Grottaferrata (Roma). Raffigura Asclepio, Igea e Telesforo. Probabilmente dedicato nella metà del II secolo d.C. all'indomani della terribile epidemia di peste scoppiata tra il 165 e il 166 d.C. e nota dalle fonti antiche come "peste Antonina".
Il lotto è stato dichiarato di interesse archeologico particolarmente importante ai sensi del D.L.gs. 42/04 con D.D.R. del 26/2/2013 della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio.
5. Lotto 36 – Grande gemma magica in eliotropio - II-IV secolo d.C.
Alt mm24; lungh mm13
€ 1.200-1.500
Eccezionale gemma magica in eliotropio. La gemma magica era un particolare tipo di gemma gnostica di età ellenistico-romana utilizzata come talismano in riti propiziatori. Si riteneva che le raffigurazioni e le iscrizioni su di essa incise le conferissero poteri magici. Di grande fascino e rilevante valore iconografico.