Astore | di Martino | Nazzaro

Informazioni Evento

Luogo
FONDAZIONE 107
Via Andrea Sansovino 234, Torino, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

dal giovedì alla domenica dalle 14 alle 19

Vernissage
26/10/2017

ore 18

Artisti
Salvatore Astore, Rà Di Martino, Lucia Nazzaro
Generi
arte contemporanea, collettiva

Fondazione 107 presenta tre mostre personali: “On Making a Circle to Swim Under Water” – Rà di Martino; “In attesa del Sacro (Il posto opportuno)”, 2017 – Lucia Nazzaro; “ISOLAMENTI” – Salvatore Astore – Project Room

Comunicato stampa

- "On Making a Circle to Swim Under Water” - Rà di Martino
- “In attesa del Sacro (Il posto opportuno)”, 2017 - Lucia Nazzaro
- “ISOLAMENTI” - Salvatore Astore - Project Room
inaugurazione giovedì 26 ottobre dalle ore 18 alle ore 21
dal 26 novembre dal giovedì alla domenica dalle 14 alle 19
prosegue:
- “Malmaison” - Marcovinicio
sino al 26 novembre dal giovedì alla domenica dalle 14 alle 19
Fondazione 107 ha il piacere di presentare:
Rä di Martino - “On Making a Circle to Swim Under Water”.
L'artista romana si ispira a un breve e intenso racconto scritto nel 1964 dall'americano John Cheever "Il nuotatore", cult letterario anche grazie al film "Un uomo a nudo" del 1968, da cui parte la ricerca per il suo primo lungometraggio "Controfigura" (2017), presentato recentemente al Festival del cinema di Venezia. Durante la preparazione di questo film nascono i due lavori "On Making a Circle to Swim Under Water" (2015) e "The Art of Swimming" (2015) che saranno esposti in Fondazione 107.
Il video "On Making a Circle to Swim Under Water" è uno studio sul volto di un uomo in piedi al centro della scena. In un unico piano sequenza circolare, attraverso l'uso delle luci di scena che variano ad ogni giro, vediamo mutare i colori e l'atmosfera, sino a trasformare il set in un "casting sbagliato" e quindi come nel racconto, un fallimento o quantomeno una disfunzionalità. Le opere della serie "The Art of Swimming" si ispirano a uno dei primi manuali per insegnare a nuotare, quello di Monsieur Thevenot del 1696 intitolato appunto "L'arte del nuotare". Si tratta di immagini serigrafate su cotone grezzo e montate su sdraio da spiaggia degli anni '50.
Rä di Martino, ribadisce il suo interesse per la rappresentazione di una realtà sospesa tra la quotidianità oggettiva della vita e la finzione propria dei linguaggi visivi. Un gioco di cui non sempre sono visibili i limiti e che induce una percezione egualmente sensoriale ed emotiva, fallimentare e al tempo stesso ricca di pathos.

- Lucia Nazzaro - “In attesa del Sacro (Il posto opportuno)”, 2017.
Opera installativa inedita del 2017 per l’artista torinese Lucia Nazzaro.

... Nel disagio di una asserzione

E’ facile nominar(Lo) mentre il diniego costringe le viscere in anfratti contigui all’abbandono della specie. L’intelletto Lo aveva negato eppure Era: la consapevolezza di un verbo speciale, forse unico per risonanza.

L’attesa si consumava in altro luogo, tra linee parallele congiunte all’infinito. Lui (l’uomo) era lì. Nella linea mediana che lo separava dalla circo(stanza). La sedia che aveva occupato (durante l’attesa) reclamava ancora un ospite ma (lui) era già altrove.

- Salvatore Astore - “ISOLAMENTI”

Isolamenti è un corpo di opere pittoriche e scultoree recenti a cui Salvatore Astore lavora dal 2015.
Coerentemente con la ricerca artistica iniziata alla fine degli anni ottanta e proseguita poi per tutti gli anni novanta, durante i quali Astore produce una serie di monumentali sculture in ferro e acciaio, solcate da profonde suture/cicatrici che attraversano longitudinalmente la superficie liscia e visibili ad occhio nudo, questi nuovi esiti visivi cui la scultura esposta negli spazi della Fondazione 107 appartiene, rappresentano la naturale evoluzione di un discorso sulla forma, sul linguaggio, sull’organicità e sul rapporto fra spazio e opera, da sempre al centro dell’attenzione dell’artista.
Costituita da una grande vasca in acciaio corteo appoggiata su quattro solidi e larghi basamenti, la forma primigenia della Calotta si erge possente ed enigmatica da un letto rilucente di sabbia vulcanica. Evocativa senza essere narrativa, poetica senza essere letteraria, l’opera sprigiona nello spazio un’energia dinamica che innesca proficue connessioni fra il mondo naturale e quello artificiale della creazione artistica. Pur alludendo secondo un processo metonimico all’encefalo e per traslazione di significato al pensiero tout court, alle sue potenzialità immaginifiche, la forma elegante e lineare dell’opera in relazione con la morbida sabbia nera dalla quale si solleva verso l’alto, rimanda al processo naturale di emersione della terra dall’acqua. Vengono in ente le parole del poeta inglese John Donne “Nessun uomo è un’isola, completo in se stesso, ogni uomo è una parte del tutto”. In questa serie di nuovi lavori, l’artista contempla il mondo naturale con sguardo solitario, appartato più distaccato, cercando nuove forme di dialogo fra individuo e mondo circostante, fra Uomo e Natura. Potremmo dire che è il Linguaggio come processo che genera senso e quindi mondi, il vero soggetto della ricerca artistica di Astore.
- “MALMAISON” - Marcovinicio

Fondazione 107 presenta “Malmaison” mostra personale dell’artista Marcovinicio,
Si tratta di un nucleo di disegni e dipinti inediti, appositamente realizzati dall’artista in un progetto organico nato per lo spazio espositivo di Fondazione 107.
“Malmaison” è il titolo della mostra, il nome deriva dal latino mala mansio ed è così denominato per essere stato un rifugio di pirati nel IX secolo nell'Ile-de-France.
Anche Marcovinicio costruisce uno spazio fisico all’interno di Fondazione 107, lo fa delimitando un territorio che sin dal primo sguardo risulta estraneo al contesto in cui è inserito, un’astronave atterrata in uno spazio industriale. Si tratta di una camera le cui pareti sono assemblaggi di oggetti tipici di un’abitazione borghese del XX secolo, mobili, chincaglierie, tappeti, dipinti difficilmente identificabili negli autori, lo stesso portale d’ingresso è ricavato da una parete di mobili assemblati. All’interno una poltrona, oggetti sparsi e negli armadi indumenti, orpelli contemporanei, simboli di una presenza umana ma anche riferimenti alla storia dell’arte.
La camera si presenta come una costruzione geometrica, volume che riflette uno spazio mentale, un luogo di raccoglimento, per indurci, una volta accolti e comodamente seduti ad esplorare un altrove. L’evocazione ad uno stato nomadico è immediata. D’altronde un pittore concentrato sulla pittura. in questo scorcio di secolo non è un viandante? Qualcuno perso nella lucida consapevolezza di affrontare una sfida quasi impossibile. Secoli di pittura ci stanno a guardare, Marcovinicio non rinnega i suoi riferimenti ai grandi del passato (Gaughin, Van Gogh, Segantini), attraverso gli oggetti del suo mondo/quotidiano mette in palio una nuova sfida. Reinventa il suo modo di dipingere inserendo un tratto frenetico, elettrico, un segno che vibra, graffiato, che costringe l'osservatore a rincorrere lo sguardo, trattenendo la visione di insieme nell'inseguimento del particolare in una corsa che si trasforma in vortice. Costruisce, frammenta e decostruisce in un puzzle i riferimenti del suo quotidiano, esploso e sviscerato dopo 30 anni di silenziosa disciplina.
Con questa nuova serie di dipinti Marcovinicio si mette a nudo, concedendosi la più ampia libertà di azione di ciò che è il suo unico nutrimento: la pittura. I dipinti diventano esplosioni tanto da poter essere girati sottosopra, capovolti di 180 gradi, in verticale o in orizzontale.
E’ così che l’urlo di Marcovinicio si realizza all’interno di questa stanza/astronave in una situazione di calma apparente, spazio delimitato, perimetro definito, luogo apparentemente protetto, tutto ciò ci permette una pausa, la possibilità di farci sognare, di aprirci ad un mondo diverso completamente a soqquadro.
Marcovinicio decide di andare controcorrente, lasciando da parte le tecnologie, internet, la comunicazione veloce, l’immagine rapida, rubata, insomma gli stratagemmi contemporanei, per affidarsi alla pittura ad olio, il mezzo espressivo senza tempo e dichiarare la sua visione di fronte alla perdita del sogno. Troviamo così nei suoi dipinti nuovi elementi: pantaloni, giubbe, coccodrilli, maschere africane, mucche che escono da armadi, tronchi rutilanti, paesaggi con all’interno lavatrici e chitarre e uomini donna o donne uomo, caffettiere, giubbe, cappelli, serpenti, cavalletti per dipingere talvolta rovesciati, cani, lo stesso armadio ripreso dall’alto diventa un contenitore - bara dove un serpente simbolo del desiderio mantiene la sua presenza anche oltre la morte. Il desiderio di dipingere come atto estremo di un rapporto erotico, si perpetua oltre il tempo di noi mortali. Il colore dei dipinti è spregiudicato, rosa che si contrappongono ai neri, gialli con azzurri. verdi ossido con le terre, non potrebbe essere altrimenti, i contrasti sono estremi, quando si decide di esplorare, di abbandonare il conosciuto, i limiti si annullano, così Marcovinicio si libera di ogni pudore si mette in gioco sino a creare degli spazi/oggetto evocati dalla esclusiva mancanza di colore, pallottole che vagano verso il vuoto, spari nell’infinito.
Sorprendersi per sorprenderci, in questo mettersi in gioco l’artista si è tolto le protezioni e si pone/ci pone di fronte ad un nuovo linguaggio di cui in questa mostra vediamo solo l’inizio.