At Work!

Informazioni Evento

Luogo
MOCA - CENTRO PER LE NUOVE CULTURE
Via Moretto 78 , Brescia, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al
Vernissage
13/11/2021

ore 11

Curatori
Ilaria Bignotti
Generi
arte contemporanea

Lavoro, Società, Comunità nell’arte contemporanea. Da un’idea di Ilaria Bignotti. A cura di Ilaria Bignotti e ACME Art Lab (Alessia Belotti, Melania Raimondi e Camilla Remondina)

Comunicato stampa

AT WORK!
Lavoro, Società, Comunità nell’arte contemporanea
Da un’idea di Ilaria Bignotti

A cura di Ilaria Bignotti e ACME Art Lab (Alessia Belotti, Melania Raimondi e Camilla Remondina)

Con il fondamentale sostegno di
Piero Atchugarry Gallery, Miami
Marignana Arte, Venezia

Una mostra in due sedi:
Brescia, MO.CA – centro per le nuove culture, sale espositive piano terra, dal 13 novembre 2021 al 6 gennaio 2022
Venezia, Spazio Berlendis, dal 27 novembre 2021 al 5 febbraio 2022

MO.CA - centro per le nuove culture, sale espositive piano terra, Palazzo Martinengo Colleoni, via Moretto 78, Brescia
Inaugurazione: 13 novembre 2021, ore 11.00
A seguire:
ore 11.30, Sale espositive piano terra: Performance di danza delle allieve di On-Stage Scuola di Danza di Brescia, diretta da Martina Guarnati e Barbara Tanda, che dialogheranno con le opere esposte tramite il movimento e la sperimentazione corporea
ore 15.00, Sala Danze: Presentazione del nuovo libro di Vladimir Safatle, Il circuito degli affetti. Corpi politici, Abbandono e Fine dell’Individuo. Traduzione e cura di Jonathan Molinari, Prefazione di Vittorio Morfino, Aracne Edizioni 2021

Spazio Berlendis, Calle Berlendis 6301, Venezia
Conferenza stampa: 25 novembre 2021, ore 11.30
Preview su invito: 26 novembre 2021
Inaugurazione: 27 novembre 2021, ore 15.00-19.00

Artisti a Brescia: Pablo Atchugarry (Montevideo, Uruguay, 1954), Serena Fineschi (Siena, 1973), Silvia Infranco (Belluno, 1982), Giulio Malinverni (Vercelli, 1994), Lorenzo Passi (Milano, 1985), Maurizio Pellegrin (Venezia, 1956), Túlio Pinto (Brasilia, 1974), Pablo Rasgado (Zapopan, 1984), Arcangelo Sassolino (Vicenza, 1967), Yūken Teruya (Okinawa, 1973), Verónica Vázquez (Treinta y Tres, 1970)

Artisti a Venezia: Serena Fineschi (Siena, 1973), Silvia Infranco (Belluno, 1982), Marco Maggi (Montevideo, Uruguay, 1957), Giulio Malinverni (Vercelli, 1994), Albano Morandi (Salò, 1958), Lorenzo Passi (Milano, 1985), Maurizio Pellegrin (Venezia, 1956), Túlio Pinto (Brasilia, 1974), Quayola (Roma, 1982), Dagoberto Rodriguez (Caibarién, Las Villas, Cuba, 1969), Arcangelo Sassolino (Vicenza, 1967), Yūken Teruya (Okinawa, 1973), Verónica Vázquez (Treinta y Tres, 1970)

L’accesso alla mostra è consentito ai soli visitatori muniti di mascherina e Green Pass valido.

Promossa dalla Presidenza del Consiglio Comunale e dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Brescia, la mostra collettiva presenta artisti di richiamo internazionale mai esposti prima nella Città di Brescia, dove molte opere e installazioni site-specific di grandi dimensioni dialogano con gli spazi espositivi in modo insolito e di grande impatto visuale, innescando contaminazioni e relazioni tra antico e contemporaneo, linguaggi classici e materiali industriali e di riuso.

La mostra, resa possibile grazie ai prestiti e al sostegno delle Gallerie rappresentanti gli artisti, Marignana Arte, Venezia e Piero Atchugarry Gallery, Miami, dialoga con i principi alla base del Festival della Pace 2021 – il valore politico ovvero comunitario dell’opera, il dialogo e la collaborazione, la resilienza e la condivisione dei diritti fondamentali dell’umanità - e coinvolge quindici artisti (di cui undici a Brescia) di diverse generazioni e geografie culturali, molti dei quali provenienti dai Paesi centro e sud americani, selezionati per la loro attenzione ai temi del lavoro e dei materiali, della trasformazione e del cambiamento: argomenti di urgente attualità che si declinano in opere di grande coinvolgimento.
Da Pablo Atchugarry, considerato un vero e proprio maestro in America Latina, non solo per il valore della sua straordinaria ricerca aniconica, ma anche quale maestro e fondatore di movimenti di ricerca artistica e sostenitore di moltissimi giovani artisti (a lui Milano a Palazzo Reale dedica una grande antologica aperta dal 27 ottobre 2021), al giovanissimo Giulio Malinverni, proveniente da una famiglia di restauratori ed abilissimo pittore che con tecniche antiche lavora su materiali tradizionali, ripensando il lavoro dell’artista, dal concetto di bottega a quello di preparazione manuale dei materiali; da Verónica Vázquez, artista politica che con i suoi telai ferrosi e carichi di materia recupera la fatica del lavoro femminile della sua terra rimettendo in scena le lotte sociali e le dinamiche tra società e lavoro, ad Arcangelo Sassolino, straordinario inventore di energie che si contrappesano in opere che sono equilibrismi di forze, metafora del mondo, la mostra, sin dal titolo duro e perentorio: AT WORK!, è un appello rivolto agli artisti non solo per invitarli a continuare ad intervenire nella società con opere capaci di scardinare il punto di vista comune e di mettere in luce le problematiche e le profezie più scottanti, ma anche per chiedere, alla comunità sociale, di continuare a riconoscere e salvaguardare il lavoro dell’artista, strumento fondamentale di analisi e di visione del presente teso al futuro, nelle sue implicazioni sociali, culturali, umane e politiche, nel senso più ampio e profondo del termine.
La mostra aprirà, due settimane dopo la tappa bresciana, anche a Venezia allo Spazio Berlendis di Marignana Arte, dove ospiterà anche un’installazione dell’artista Albano Morandi (Salò, 1958).
La scelta di proporre, per la prima volta a Brescia, artisti provenienti dall’America Latina si iscrive da un lato in modo puntuale nella programmazione del Festival della Pace, evidenziando d’altra parte le risposte attualmente date da artisti provenienti da Paesi duramente colpiti dalla pandemia.
Il concetto di lavoro, al centro delle opere dei quindici artisti invitati, viene così letto sia come atto di identificazione e responsabilizzazione dell’individuo e della collettività, motore di aggregazione e di scambio comunitario, sia come medium di crescita e miglioramento sociale, oltre che economico, della comunità, ma viene analizzato anche l’aspetto negativo, ovvero, quale strumento di discriminazione e neocolonialismo.
Accomunati dalla scelta di materiali prevalentemente industriali e legati al contesto produttivo, gli artisti invitati si esprimono infatti mediante una processualità creativa che affida all’interazione con il luogo la risultanza visuale dell’opera, dimostrando una spiccata rilevanza per la manualità e la manipolazione dei materiali. Le loro opere e installazioni, dalle alchimie architettoniche di Pinto alle trame aperte di Rasgado; dalle delocazioni memoriali di Pellegrin alle leggerissime visioni di Teruya, sono interrogativi stimolanti attorno al fenomeno del lavoro, includendo le problematiche dell’ecologia e del rispetto ambientale di fronte alla eccedente produzione di beni e di materiali di scarto, la riflessione sull’identità culturale di ogni paese, che in base alla produzione di beni e prodotti definisce la propria storia e cultura, e l’analisi dei contrastanti fenomeni della globalizzazione e del genius loci, nella loro costante contrapposizione. Afferenti a diverse generazioni, gli artisti selezionati dimostrano dunque che l’arte è, ancora oggi, scelta non solo estetica, ma atto etico e dimostrazione di impegno verso il sociale, scelta di cura e di attenzione nei confronti della storia economica e culturale, industriale e tecnologica.
Nell’impossibilità di rifare il mondo, essi rivendicano la necessità di agirvi: il loro compito, recuperando il pensiero di Albert Camus alla fine degli anni Cinquanta, era allora di impedire che il mondo si distruggesse e di riconciliare lavoro e cultura.
In tal senso, il messaggio che essi trasmettono con le loro opere intende riflettere sul valore del coinvolgimento radicale dell’artista-uomo nel presente, dichiarando l’urgenza del tornare a fare esperienza diretta, fisica e viva, delle cose e dei fatti. Per queste caratteristiche, il progetto è in linea con la mission di MO.CA - centro per le nuove culture volto nell’indagare la complessità dei linguaggi del contemporaneo, in una libera contaminazione tra geografia e tecnologia, ambiente e industria, natura e cultura, con uno sguardo peculiarmente rivolto alle generazioni attive di artisti e interpreti della contemporaneità.
Una mostra aperta al pubblico di tutte le culture e i paesi, che pone in evidenza il valore della condivisione e dello scambio tra le comunità, l’attenzione all’ambiente sociale delle varie realtà internazionali e alle sue potenzialità per il bene comune.