Atelier Bevilacqua La Masa 2014
Mostra di fine residenza degli artisti assegnatari di un Atelier presso l’Istituzione veneziana per l’anno 2014.
Comunicato stampa
Inaugura giovedì 22 gennaio 2015, nella Galleria di Piazza San Marco della Fondazione Bevilacqua La Masa, la Mostra di fine residenza degli artisti assegnatari di un Atelier presso l’Istituzione veneziana per l’anno 2014. Nella mostra, a cura di Rachele D’Osualdo, saranno esposte le opere di Giuseppe Abate e Paola Angelini, Anemoi, Marko Bjelančević, Saverio Bonato, Pamela Breda, Samuele Cherubini, gli Impresari, Graziano Meneghin e Jacopo Trabona, Fabrizio Perghem, Fabio Roncato, Caterina Erica Shanta,
leonora Sovrani.
Dando continuità a uno dei più antichi programmi di residenze per artisti d’Europa, ogni anno la Bevilacqua La Masa assegna, attraverso un bando di concorso, dodici atelier collocati nel centro storico veneziano, presso Palazzo Carminati a San Stae e nel Complesso dei SS. Cosma e Damiano alla Giudecca, ad altrettanti artisti emergenti che abbiano scelto di vivere e operare nel Triveneto, immergendoli in un ambiente di costante sperimentazione creativa e confronto reciproco. A loro è infatti dedicato un ricco programma di iniziative come visite agli studi da parte di operatori del settore, incontri con il pubblico, occasioni espositive spesso in collaborazione con importanti istituzioni culturali, cittadine e nazionali, e partner sostenitori. In Galleria di Piazza San Marco saranno esposti i lavori che gli artisti hanno prodotto negli atelier, affrontando argomenti tanto eterogenei quanto le diverse pratiche artistiche attraverso cui si sono espressi.
Durante l’inaugurazione, il collettivo Anemoi presenterà l’esecuzione di Rapsodia Veneziana: un componimento per coro polifonico elaborato utilizzando frasi udite e raccolte per strada, nei diversi sestieri della città. Un progetto ironico, che vuole amplificare in una composizione canora una "coralità" già presente nella nostra vita quotidiana, moltitudine di voci che riflette il senso di smarrimento del nostro tempo.
Ha origine dal rapporto con gli spettatori il progetto di Marko Bjelančević, la cui ricerca è dedicata all'indagine sulle identità personali e sui dati che più o meno consapevolmente ciascuno di noi si lascia “rubare”, attraverso fotografie, strumenti digitali e i diversi dispositivi che ci rilevano nella quotidianità.
Il progetto di Saverio Bonato ci porta a riflettere, con una sensibilità lontana dal rumore mediatico che accompagna le notizie, sui problemi di inquinamento ambientale provocati dall'Ilva di Taranto che hanno causato e continuano a causare ricoveri e morti per cause respiratorie e malattie tumorali. L'artista presenta in mostra i Monocromi Tarantini, una serie di tele che ha disposto nel territorio di Taranto, permettendo il depositarsi su di esse delle polveri ferrose che diventano pigmento. Ad esse si affianca una pubblicazione in cui sono raccolti gli scritti prodotti da giornalisti, curatori, ricercatori e cittadini, accanto alla documentazione fotografica del lavoro.
Con l’installazione di Samuele Cherubini, intitolata Peristalsi, il visitatore si confronta con la complessa “digestione”, da parte dell’artista, dei diversi progetti artistici incompiuti che lo hanno accompagnato durante l’anno di residenza. Avvicinandosi alla materia gelatinosa, con il contatto fisico, e predisponendosi all'ascolto, il pubblico può comprendere le riflessioni dell'artista sulla creazione, l'esposizione e l'evoluzione dei suoi lavori, giungendo a scoprirne gli aspetti più intimi ed emotivi.
Gli impresari mettono in scena la Commedia dell’Arte Contemporanea: assecondando l’idea di improvvisazione controllata tipica della Commedia dell’Arte, durante l’inaugurazione, una performance mostra al pubblico il lavoro dietro le quinte degli artigiani intenti a studiare i meccanismi di due effetti scenici, la macchina delle nuvole e quella delle onde. Completa il progetto un secondo appuntamento, che si svolgerà il 23 gennaio all'interno del Cenacolo Palladiano presso la Fondazione Cini di Venezia. Qui, attori professionisti e macchine teatrali presenteranno porzioni de La Commedia delle Macchine, pièce scritta dall’artista Gian Lorenzo Bernini che il collettivo metterà interamente in scena nel settembre del 2015.
Al primo piano, il duo di pittori Giuseppe Abate e Paola Angelini presenta un progetto a quattro mani, dove il linguaggio della pittura diviene mezzo di scambio e interazione reciproca. Il terreno di confronto è lo studio dal vero di un capolavoro della pittura veneta, la Pietà di Tiziano, presso le Gallerie dell'Accademia di Venezia, grazie a una collaborazione con la Soprintendenza Speciale per il Patrimonio storico, artistico ed etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Venezia e dei comuni della Gronda lagunare. Se Paola Angelini mette in mostra gli studi così prodotti, con un approccio seriale che permette una continua rielaborazione del soggetto fino a giungere all'astrazione dello stesso, i soggetti classici si coniugano a immaginari ironici e contemporanei, come nel disegno di Giuseppe Abate, lungo dieci metri: una “carta da parati” dall'apparenza giocosa che rivela invece una rappresentazione satirica e dissacrante dei boy scout.
Eleonora Sovrani immagina uno scenario catastrofico e al contempo plausibile: l’esplosione dei database di immagini dei motori di ricerca mondiali. Il lavoro pone così lo spettatore davanti ad alcuni quesiti: cosa accadrebbe alle immagini virtuali perse? Come preservarne la memoria? E quanto l’azione quotidiana impressa sugli utilizzatori del web, nel corso degli anni, ne ha ormai plasmato l’immaginario?
E’ alla terra, alla sua formazione e trasformazione che guarda la ricerca artistica di Fabio Roncato. Nel lavoro Orizzonti Sepolti l’artista porta alla luce il Caranto, uno strato di territorio argilloso estremamente compatto, un tempo superficiale e ora interrato, presente nella laguna veneta e su cui poggia la città di Venezia. L’artista scava il territorio lagunare riportando in superficie questo orizzonte geologico e proiettando sullo strato emerso un’osservazione astronomica: la luce generata da una stella simultaneamente alla formazione della roccia.
Il progetto di Fabrizio Perghem ambisce alla descrizione di una forma senza ricorrere all'immagine visiva: l'artista chiede infatti ad alcuni interpreti di ricorrere all'ecolocalizzazione, meccanismo utilizzato da diversi animali che, emettendo suoni nell'ambiente, ne ascoltano gli echi che rimbalzano da diversi oggetti, giungendo così a identificare questi ultimi, la loro fattezza e la loro distanza. L'artista si interroga inoltre su come possa essere riportata e ricordata questa forma e l'esperienza della sua rappresentazione mentale, una volta eliminata la componente visiva.
Cio' che qui c'e', lo si puo' trovare anche altrove; ma cio' che qui non si trova, non esiste in nessun luogo è un ambiente installativo ideato da Graziano Meneghin e Jacopo Trabona, in cui vengono documentate sei esposizioni che, in modo fittizio, hanno avuto luogo nel loro studio presso Palazzo Carminati. Il visitatore si trova così ad apprendere, attraverso media convenzionali e codificati nel mondo dell’arte come il video, il poster, il comunicato stampa, una serie di narrazioni i cui protagonisti sono artisti che hanno virtualmente abitato l’atelier e che impersonano ognuno uno specifico stilema artistico del linguaggio contemporaneo.
Conclude la mostra uno spazio cinematografico, dove i due video proiettati indicano allo spettatore due diversi approcci artistici nell'utilizzo di materiali d'archivio.
Walden, di Pamela Breda, nasce dal montaggio di filmati documentaristici realizzati dalla regista americana Johanna Alemann fra gli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso. I filmati sono stati scomposti e ricomposti in scala cromatica, a seconda del colore prevalente in ogni fotogramma. Le immagini sono accompagnate ad estratti da “Walden, or Life in the Woods”, libro scritto dal filosofo Henry David Thoreau nel 1854, una riflessione sulle sue esperienze di vita a stretto contatto con la natura, che egli intraprese per allontanarsi dalla società urbana contemporanea. Il progetto riflette sul rapporto idealizzato che abbiamo con la natura e sul filtro dell’immagine cinematografica, che propone una ricostruzione fittizia dell’ambito naturale.
Il video documentario di Caterina Erica Shanta, intitolato Sogni, attraverso fotografie, libri, riviste, raccolti in diversi archivi della città, affiancati da una serie di interviste, ricostruisce la Venezia del periodo della seconda guerra mondiale. Dai razionamenti alimentari alla costruzione di bunker contro i bombardamenti aerei che mai avvennero, dalle immagini di propaganda al trasferimento degli studi cinematografici da Cinecittà ai giardini della Biennale: ne emerge un racconto di una città, tanto minuziosamente ricostruito quanto personale, una riflessione sull’ambiguità della bellezza.
In occasione della Mostra di fine residenza sarà presentato al pubblico il volume It’s a VEry NICE day, un nuovo progetto editoriale pubblicato da Moleskine e Bevilacqua La Masa interamente dedicato alla città di Venezia. La pubblicazione raccoglie infatti i contributi inediti degli artisti degli atelier Bevilacqua La Masa 2014, i cui progetti restituiscono un ritratto della città sfaccettato e inconsueto, spaziando dalle sue radici storiche alle peculiari condizioni ambientali, naturali o derivanti dal suo vissuto industriale; riflessioni nate dall'analisi dell'immaginario prodotto su Venezia si alternano a progetti che colgono l'esperienza quotidiana della città, nelle sue diverse dimensioni sensoriali.
Un ringraziamento speciale a Moleskine, partner sostenitore del programma degli studi d’artista dal 2008, e a Stonefly, che ha sostenuto gli Atelier per il quinto anno consecutivo.
La Commedia dell’Arte Contemporanea è un progetto realizzato in collaborazione con:
Fondazione Giorgio Cini Onlus, Centro Studi per la ricerca documentale sul Teatro e Melodramma Europeo, Fondazione Bonotto, Compagnia teatrale BluTeatro, Wàla Lab, Officina Gisto, Feltrinlegno, S.a.L.E Docks e Rebiennale.