Attilio Forgioli – I luoghi del tempo
Dopo le rassegne dedicate a Mino Ceretti, Franco Zazzeri e Togo, il Museo della Permanente organizza una personale di Attilio Forgioli, quarto capitolo del ciclo Monografie, incentrato sui Maestri della Permanente.
Comunicato stampa
Dopo le rassegne dedicate a Mino Ceretti, Franco Zazzeri e Togo, il Museo della Permanente organizza una personale di Attilio Forgioli, quarto capitolo del ciclo Monografie, incentrato sui Maestri della Permanente.
In mostra sono esposte circa ottanta opere, tra dipinti a olio su tela, pastelli e acrilici su carta. Le opere sono state selezionate prevalentemente tra quelle realizzate nel corso degli ultimi anni, con diversi lavori inediti esposti per la prima volta in questa mostra.
Accanto alle opere più recenti non mancano alcuni lavori del passato, che consentono di ripercorrere l’evoluzione tematica e stilistica avvenuta nel corso degli anni, spaziando dalle serie più note e iconiche (Paesaggi, Montagne, Residence, Frutti) agli ultimi cicli (Ritratti, Figure distese, Per Van Gogh, Salò sul lago).
I Paesaggi, le Montagne, i Residence e i Frutti sono caratterizzati da viluppi inestricabili di linee, da macchie e filamenti di colore che sembrano sempre sul punto di dissolversi: le pennellate si sfiorano, si rincorrono e si perdono in un complesso gioco di intrecci e di sovrapposizioni. Il segno frammentato fatto di continue deviazioni e interruzioni fa emergere da un fondale indefinito grumi di colore che si addensano e si moltiplicano, come in un quadro in divenire non ancora cristallizzato sulla tela.
Invece di definire immagini compiute in sé, Forgioli ci introduce nel percorso creativo da cui si generano le immagini stesse, invitandoci a districare i grovigli di linee, a svelare le figure nascoste in una fitta trama di luci e di colori, a scoprire l’essenza delle cose celata oltre la superficie.
Negli ultimi anni Forgioli ha sperimentato soluzioni tecniche e stilistiche nuove, utilizzando tele chiare e carte intelate bianche, da cui emergono con forza colori saturi, ma anche fondali neri, molto diversi dalle tele grezze del passato, in cui l’uso di velature sovrapposte rendeva la superficie pittorica stratificata e offuscata.
Nei lavori più recenti, sia su tela che su carta, la ricerca della tensione che da sempre contraddistingue il suo linguaggio assume forme anche molto lontane dal passato. La compenetrazione tra osservazione del dato reale e dimensione della memoria si traduce in immagini più sintetiche ed essenziali, con colori a volte puri che si sostituiscono alle infinite sfumature e declinazioni cromatiche di un tempo. Il lento processo di metamorfosi degli oggetti, trasfigurati da una materia sfibrata e da un affastellarsi di lacerti deformati dal tempo, lascia il posto a una pittura più istintiva e più immediata, con composizioni aniconiche tendenti all’informale, soprattutto nei pastelli e nelle opere di piccolo formato.
Proprio per valorizzare le nuove soluzioni adottate negli ultimi anni, viene dedicata particolare attenzione ai pastelli, terreno privilegiato di sperimentazione su cui Forgioli si è focalizzato con estremo interesse, con esiti anche molto diversi rispetto ai dipinti su tela.
Le opere recenti testimoniano come Forgioli, da poco varcata la soglia dei novant’anni, continui a dipingere con straordinaria prolificità e forza creativa, portando a compimento il percorso di sperimentazione avviato molti decenni fa.
La mostra è accompagnata da un catalogo illustrato, con un testo critico di Luca Cavallini.
Attilio Forgioli – Note biografiche
Attilio Forgioli è nato a Salò il 17 marzo 1933. Ha studio a Milano in via Fiori Chiari, nello stesso palazzo dove c'era l'atelier di Piero Manzoni, e ad Alagna in Valsesia. Compie gli studi artistici all'Accademia di Brera a Milano, dove ha come insegnanti Funi e Reggiani e frequenta Olivieri, Pardi, Morlotti, Chighine, Marzulli, Romagnoni, Ceretti, Savinio, Guccione, Raciti, Plescan, Sarnari, Calabria. Nel 1956 espone i primi dipinti e disegni alla galleria Alberti di Brescia. All'epoca è forte il suo interesse per Van Gogh e i colori puri. Nel 1958 sposa Gabriella, nel 1959 nasce la figlia Maria, nel 1961 il figlio Giuseppe. In quel 1961 ottiene uno studio a Sesto San Giovanni, fornito dalla cooperativa operaia la Torretta, con gli artisti Castellani e Marzulli. È anche l'anno in cui soggiorna a Parigi, dove realizza i pastelli dedicati alla Senna. In quegli anni si muove su un duplice fronte: da un lato nella ricerca ispirata a Paul Cézanne e nel dibattito attorno all'uscita dall'informale e all'elaborazione di una nuova figurazione carica di inquietudini e di succhi esistenziali (Morlotti, Giacometti, Richier); dall'altra, nella politica e nel sociale.
Nel 1961 tiene la prima mostra di disegni alla galleria Spotorno e nel 1962 la prima personale di dipinti al Centro San Fedele di Milano. Nel 1963 ottiene il Premio Città di Milano assieme a Lucio Fontana. Artista all'epoca molto legato al riverbero della realtà, affronta nelle sue opere i temi della violenza, della paura, ma soprattutto del paesaggio e della natura, colta nelle sue risonanze emotive e nei suoi umori estremi. Un soggiorno a Berlino, col muro ormai eretto, lo spinge a dipingere opere dure, drammatiche, Figure nel paesaggio con memorie dei lager e cani schiacciati sull'autostrada. Dalla guerra del Vietnam nascono le Allegorie: paesaggi sconvolti da elicotteri-uccello che poggiano le lunghe zampe sul terreno. Nel 1965 avvia una collaborazione con la galleria Bergamini di Milano che gli consente di dedicarsi solo alla pittura, lasciando l'insegnamento che aveva intrapreso nel 1958 dopo il diploma di Brera (tra i suoi colleghi e sodali anche il pittore Vittorio Basaglia). In quegli anni aveva lavorato anche nella pubblicità. In questo periodo compie un lungo viaggio in Spagna con Zeno Birolli (molto rimediterà sui disegni sul dittatore Franco realizzati da Picasso) e va in Sicilia dove frequenta un famoso protagonista del movimento nonviolento, Danilo Dolci. Con la cooperativa di Dolci lavora a Melfi, mentre in Sicilia tornerà poi nel 1968 dall'amico Piero Guccione che a Scicli avvia un vero e proprio sodalizio di pittori (diventerà la Scuola di Scicli). Qui nasce l'amicizia con Franco Sarnari e lo scrittore Leonardo Sciascia.
Dall'incontro con i paesaggi siciliani Forgioli matura la serie delle Isole. La sua pittura si addolcisce in composizioni più armoniose che hanno toni di mare, cielo e terra, ma insieme fanno emergere una dissonanza nascosta, toni aciduli e un senso di disagio del colore. Di Forgioli, nel 1969, Dino Buzzati, poi suo amico e collezionista, scrive sul Corriere: “Scioglie dentro di sé il paesaggio in modo che si spanda nelle viscere e nel sangue.” L'effetto di questo spargimento, che racconta la corruzione e il consumarsi delle cose nel fuoco della visione, con effetto visionario di dolce e dolorosa elegia, si ritrova ancora in opere più recenti, spesso costellate di figure simboliche (isole, dromedari, elefanti, rinoceronti, gufi, aquile), frammenti di visioni reali trascese in un universo onirico. Eppure, oltre il senso visionario torna a trasparire l'impegno reale, nelle più datate come ancora nelle più recenti Periferie. Negli anni post Sessantotto è anche ai cancelli delle fabbriche, a proporre i suoi disegni, che sono anche venduti alle feste de L'Unità a 500 lire l'uno, il prezzo di un pacchetto di sigarette, dalla cooperativa Società Nuova di artisti, scrittori, fotografi di cui fa parte assieme a Castellaneta, Pardi, Bonora, Rossi, Del Comune. La cooperativa cerca di portare nelle fabbriche e nei nuovi casermoni delle periferie operaie le poesie di Brecht e Majakovskij. I loro disegni fanno da scenografia.
Nel 1973 conosce in Inghilterra il pittore Graham Sutherland, che gli apre lo studio e lo aiuta nel 1976 ad esporre a Londra in importanti spazi come la galleria Fisher. In Italia allestisce uno studio-abitazione anche tra le ombre profonde della Valsesia in Piemonte: nascono paesaggi più aspri e severi, fatti di azzurri e di grigi-verdastri, dove le pareti montuose si fanno triangoli contro il cielo grigio. Nel 1978 è invitato alla Biennale di Venezia e alla Biennale di San Paolo in Brasile; nel 1986 alla Quadriennale di Roma. Durante gli anni '80 con Pino Mongiello e Flaminio Gualdoni, avvia la Civica Raccolta del Disegno di Salò, la cui idea nasce nel 1981 a un tavolo del Bar Jamaica, fulcro della vita intellettuale e artistica nella Brera di allora ancora quartiere dall'anima creativa, bohémienne e popolare nel cuore di Milano.
Nel 1990 i suoi pastelli sono esposti alla Galleria Civica di Modena. Un'ampia antologica è allestita nel 1992 a Palazzo Sarcinelli di Conegliano Veneto; nel 2000 altra antologica curata da Marco Goldin alla Casa dei Carraresi di Treviso, indi a Trapani e a Catania.
Una grande monografia dedicata alle opere 1961-1998 di Attilio Forgioli è stata curata da Marco Goldin, che poi nel 2007 raccoglierà le sue opere 1996-2006. I paesaggi 1961-1991 di Forgioli sono stati selezionati anche in un volume a cura di Claudio Cerritelli per una mostra al Castello di Sartirana in Lomellina.
Attilio Forgioli ha esposto in Italia, Francia, Inghilterra, Usa, Svizzera, Belgio, Germania.
Tra le sue mostre in Italia dell'ultimo ventennio si ricordano l'antologica presentata da Flaminio Gualdoni al Museo della Permanente di Milano (2003), la personale alla Galleria Guastalla di Milano (2006) presentata da Claudio Cerritelli e l'antologica di pastelli presentata da Sandro Parmiggiani a Palazzo Magnani a Reggio Emilia (2006). Nel 2007 personale nel Castello di Brescia presentata da Marco Goldin. Nel 2008 Forgioli espone alla Casa del Mantegna a Mantova e al Museo della Permanente di Milano. Nella primavera del 2011 il CSAC “Centro Studi e Archivi della Comunicazione” dell'Università di Parma allestisce alle Scuderie di Palazzo Pilotta un'antologica a cura di Carlo Arturo Quintavalle (catalogo Electa), con 150 delle opere donate all'archivio. Sempre nel 2011 espone al Padiglione Italia della Biennale di Venezia, presentato dal poeta Franco Loi. Nel 2012 ha una mostra alla Fondazione Stelline di Milano presentato da Elena Pontiggia. Nel 2012 espone numerosi ritratti a Salò, dedicati all'amico Pippo Zane, con cui era cresciuto sulle rive del Garda ed era stato compagno di avventure negli scouts. Nel 2016 sue visioni del lago sono proposte nel Museo dell'Alto Garda di Riva. Nel 2017-18 installazione “Panni stesi” e mostra di pastelli al Palazzo dei Provveditori di Salò. Nel 2018 presenta un'installazione in legno ad Alagna e una mostra di dipinti a Varallo Sesia in ricordo dell'eccidio del 14 luglio 1944 di otto partigiani e di otto carabinieri da parte dei nazifascisti. Nel 2021 presenta a Salò un ciclo di lavori dedicati ai caduti della Grande Guerra, reinterpretando nei suoi pastelli l'iconografia del Monumento ai Caduti dello scultore Angelo Zanelli in piazza della Vittoria a Salò. Del 2022 è la mostra dedicata alle “Figure distese, ai margini del mondo” allo studio Scoglio di Quarto di Milano. Di inizio 2023 è la mostra “La brace e la cenere dei giorni” allestita presso l'Associazione Artisti Bresciani.