Atto I: Giulio Paolini
La galleria Tommaso Calabro è lieta di annunciare Atto I: Giulio Paolini.
Comunicato stampa
Atto I
Giulio Paolini
3 aprile – 31 maggio 2019
Inaugurazione
Martedì, 2 aprile 2019
Ore 18 – 20
“La mia intera opera si concentra su un'immagine, l'immagine prodotta dal nostro sistema di messa a fuoco (diaframma) tra lo spazio del dipinto e quello dell'oggetto. Come se fossimo in uno specchio ideale che riflette il fenomeno ma che, contemporaneamente, ci consente di identificare ciò che lo costituisce"
Giulio Paolini
La galleria Tommaso Calabro è lieta di annunciare Atto I: Giulio Paolini, visitabile dal 3 aprile al 31 maggio 2019. La mostra, che inaugurerà un ciclo di esposizioni dedicate alla presentazione di opere singole, avrà come protagonista Sir Lawrence Dundas and His Grandson, opera realizzata da Giulio Paolini (Genova, 1940) nel 1977. Corredato da documenti e cataloghi d’archivio, il progetto sarà un’occasione di approfondimento sulla produzione fotografica di uno degli artisti concettuali più radicali del secondo Novecento.
Il lavoro di Paolini esposto in questa occasione testimonia l’uso della fotografia da parte dell’artista come mezzo di indagine sul rapporto tra autore, opera d’arte e fruitore. Sir Lawrence Dundas and His Grandson si basa su una riproduzione fotografica dell’omonimo dipinto realizzato dal pittore tedesco Johann Zoffany (1733-1810) nel 1769. Concepita come un conversation piece, l’opera raffigura Lawrence Dundas, I baronetto (1710-1781) nella sua dimora londinese. Il politico e uomo d’affari scozzese è ritratto all’interno della sua biblioteca recentemente ridecorata da Robert Adam, circondato dalla sua collezione di dipinti olandesi. Al suo fianco, il giovane nipotino, inaspettatamente raffigurato in abiti femminili, gli cinge teneramente il braccio. Attraverso uno straniante effetto di mise en abyme, Paolini ha sostituito le tele appese alle pareti della biblioteca con l’immagine del dipinto di Zoffany, che si ripete dunque per ben otto volte, inclusa la fotografia originaria modificata dall’artista. L’immagine singola, sulla quale lo sguardo cerca di posarsi, si volatizza nella lunga serie delle sue ripetizioni.
Nel dipinto del pittore tedesco, gli sguardi di Dundas e del nipote rivolti verso lo spettatore - o verso il loro stesso creatore – fanno si che quest’ultimo veda e, allo stesso tempo, venga visto, in un reciproco riconoscimento di status culturale e sociale. La situazione ricorda lo stesso gioco di sguardi tra “chi fa il quadro, chi guarda il quadro e quell’oggetto materiale che è il quadro”, descritto da Italo Calvino in relazione ai lavori di Paolini. Nella ripetizione dell’immagine nell’immagine, quest’ultimo priva Sir Lawrence Dundas and His Grandson della sua identità, intesa come unicità insostituibile dell’opera d’arte. Attraverso la riproduzione del dipinto all’interno delle cornici che precedentemente ospitavano le opere di altri maestri, Paolini sembra suggerire che altri autori siano ora entrati in scena nella realizzazione della stessa immagine. Così facendo, il rapporto soggetto-autore-spettatore entra in un cortocircuito, che sottrae alla matrice originaria la sua funzione di veicolo di significato.
L’opera Sir Lawrence Dundas and His Grandson s’iscrive nell’indagine condotta da Paolini sulla fallibilità del linguaggio visivo. In molti dei suoi lavori degli anni Sessanta e Settanta, l’artista ricerca immagini che, anziché fare appello alla comunicativa, rimandino, nella relazione con sé stesse, alla loro specifica materialità. L’obiettività dell’opera d’arte viene raggiunta solo nel momento in cui la sua immagine si rivela coincidere con gli stessi elementi di cui si costituisce, fino a disconoscere il proprio creatore. L’uso della fotografia favorisce questo processo poiché “permette all'autore di ‘vegliare' sulla creazione dell'immagine,” che è già una “copia critica del vero”. L’opera esposta in mostra diviene dunque testimonianza esemplare della ricerca concettuale di Paolini sul discorso dell’arte e sulla sua finitezza.
La galleria d’arte Tommaso Calabro, inaugurata nel settembre 2018, si propone di presentare al pubblico i grandi artisti del Novecento internazionale attraverso tagli curatoriali non convenzionali e interdisciplinari. In particolare, il ciclo degli Atti presenterà singole opere di grandi maestri del secondo dopoguerra italiano provenienti da collezioni private e mai esposte al pubblico. Allestita nella suggestiva sala Neoclassica della galleria, la mostra Giulio Paolini: Atto I avvierà una serie di esposizioni, che favoriranno una fruizione attenta e meditata su singoli episodi ancora poco conosciuti e studiati della produzione dei grandi maestri del Novecento italiano.